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Ravaglia si racconta: «Mi sento pronto, il mio sogno è alzare più trofei. Pagliuca un maestro. Momento positivo? Merito di tutti. Teniamo a tutte le competizioni!»
Ravaglia si prepara a tornare titolare con il Bologna dopo l’infortunio di Skorupski. Le sue parole tra carriera, sfide future e forza del gruppo
Federico Ravaglia è pronto a riprendere il posto da titolare e a difendere la porta del Bologna dopo l’infortunio di Skorupski. Al Corriere dello Sport si è raccontato in una bella intervista.
IL SOGNO – «Alzare un altro trofeo, ma anche più di uno. È il sogno di tutti noi».
GIOCARE NEL BOLOGNA – «Giocare nel Bologna non la definirei una responsabilità. Per me è un onore. Il poter rappresentare un’intera città e difendere i colori del luogo in cui sono nato, lo sento davvero come un privilegio».
PAGLIUCA COME MAESTRO – «Lui è uno dei maestri che ho avuto. Abbiamo un bel rapporto anche perché sono amico di suo figlio Mattia. Poi ci sentiamo spesso per prenderci in giro per il basket. Io sono sponda Fortitudo, lui Virtus. Ma negli anni mi ha dato tanti consigli importanti per la mia carriera. Molti sono coloriti e quindi non si possono dire, ma li conservo tutti perché mi sono stati di insegnamento anche a livello caratteriale».
IL SEGRETO DI QUESTO BOLOGNA – «Il segreto è la coesione del gruppo. Piace anche a me citare Sinisa Mihajlovic e pensare che sia partito tutto da lui. Dietro questo ciclo della squadra c’è un grande gruppo fatto da persone e giocatori, una solidità societaria a partire dal presidente Saputo e davvero tutto l’ambiente a Casteldebole, senza dimenticare nessuno».
IL LAVORO DI ITALIANO – «La squadra sta attraversando un momento positivo ed è merito di tutti. Il mister, poi, lavora tantissimo sulla fase offensiva per mettere gli attaccanti, esterni e centrali, nella condizione di poter fare gol. Il gioco è improntato su quello e poi cura i dettagli. Gli piace lavorare con gli attaccanti a fine allenamento e questo porta i suoi frutti».
OBIETTIVO UDINESE – «Teniamo a tutte le competizioni in egual modo e cercheremo di arrivare più avanti possibile in ognuna. Ma il focus adesso è sull’Udinese».
IL RECUPERO DALL’INFORTUNIO – «Adesso sto bene. L’infortunio è stato un episodio sfortunato: sono scivolato durante un’esercitazione con la squadra e mi sono fatto male da solo. Sto bruciando le tappe perché la caviglia non mi stia dando troppi problemi. Sto riprendendo bene e non vedo l’ora di tornare in campo. Ho lavorato a Casteldebole tutti i giorni della sosta per essere pronto il prima. Dopo l’infortunio di Lukasz ho dovuto accelerare i tempi di recupero, ma sono pronto e sono sicuro starò bene».
L’ESORDIO DI PESSINA E IL CAMBIO DI DESTINO – «Siamo tutti contentissimi per Massimo, un ragazzo giovanissimo. Ha avuto un’opportunità inaspettata, ma lui è stato freddo, lucido da quando è entrato fino alla fine: ha fatto le cose semplici che doveva fare. È una giornata da ricordare. Io ero in tribuna, ma dopo l’infortunio di Skorupski sono sceso in spogliatoio prima di tutto per vedere come stava e poi per vedere la partita giù con i magazzinieri e lo staff».
PRONTO PER LA TITOLARITÀ – «Mi sento pronto. Anche se mi dispiace per Lukasz, sono contentissimo di poter avere continuità. Io penso partita dopo partita e sono già concentrato per la gara contro l’Udinese. Dovremo cercare di fare una grande prestazione perché sono una squadra fisica, il campo è difficile e per noi storicamente è una sfida complicata».
I TROPPI INFORTUNI – «Si gioca tanto e i tempi di recupero sono sempre meno, ma non possiamo farci niente. Il dato che parla è che ci sono molti più infortuni ed è un segnale, ma noi non possiamo farci niente, è il nostro lavoro. Noi dobbiamo solo pensare ad andare in campo e il calendario non ci spaventa. La nostra rosa è allestita per sopperire anche a momenti del genere e abbiamo tutti fiducia in tutti i componenti della squadra. Anche perché grazie al mister sappiamo di essere tutti coinvolti. Gli infortuni esistono. Certo, ce ne stanno capitando un po’ più del dovuto in questo periodo».
I GIORNI PIÙ BELLI – «Ce ne sono tanti. In mente ne ho tre: l’esordio in Champions, la partita vinta 2-0 con il Napoli e l’ottavo di finale di Coppa Italia. Spero di viverne molti altri, ma al di sopra di tutti c’è la vittoria in Coppa Italia».
I SUOI MAESTRI – «A Bologna ho potuto imparare da tanti maestri, Bucci prima, poi Alfred Dossou-Yovo, Iago Lozano, e ora da Rosati e Sicignano. Tutte grandi persone oltre che grandi professionisti e sono il segreto dell’ambiente che si è creato tra noi portieri. Ne gioviamo tutti».
LA FAMIGLIA E IL FRATELLO GEMELLO – «Mamma e papà sono importantissimi, li ringrazio. La mia passione di stare tra i pali è nata da mio papà. Anche il mio gemello Alessandro gioca a calcio: è nel Valsetta Lagaro in Promozione. Adesso è infortunato e gli sto vicino. Spesso lo scambiano per me. Allo stadio gli chiedono foto e autografi e lui ogni tanto sta al gioco. Ogni tanto invece dice che non è me, ma i più ostinati non gli credono».