Serie A, Gravina detta la linea ai club: «Fate giocare i giovani talenti»
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Serie A, Gravina detta la linea ai club: «Fate giocare i giovani talenti»

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Gravina detta la linea ai club, pensa a una profonda riforma del calcio e si rivolge alle società: «È l’ora del cambiamento».

Giovani talenti come Niccolò Zaniolo e Patrick Cutrone si stanno mettendo in gran luce rispettivamente con la maglia della Roma e con quella del Milan. Ma rischiano a gennaio di tornare in panchina per far spazio a stranieri che viaggiano verso la fine della loro carriera da calciatore, come nel caso dell’attaccante rossonero, che potrebbe dover far spazio a Ibrahimovic. Per questo il presidente federale Gabriele Gravina, che pensa a una riforma profonda del calcio italiano, si è rivolto alle società di Serie A, e come evidenzia “Il Corriere dello Sport“, ha chiesto loro di dare più spazio ai giovani talenti italiani. Queste le sue parole: «Vorrei che le tappe fossero rispettate, che esistesse una scaletta al millimetro. Talento che nasce, formazione, cura approfondita quindi il campione che sboccia. Se lasciamo per strada uno di questi passaggi restiamo a spasso».

Prosegue Gravina: «Mi piacerebbe che prevalesse l’approfondimento, la cura dei dettagli. È scritto, una legge di natura, che a 16  17 anni si abbiano qualità superiori alla media, siamo il Paese che ha sempre dato un contributo essenziale. Ma spesso esistono tempi morti troppo lunghi, sottovalutiamo e non partecipiamo, è un discorso culturale. Qui dobbiamo sbatterci, insistere, risolvere e svoltare».

L’esempio francese, la soluzione e i giovani da non perdere

L’esempio da seguire? Quello francese: «Ricordo che negli anni ’70 si spesero critiche eccessive sulla nascita delle accademie in Francia. Sembravano dei rivoluzionari folli, come se volessero insegnarci qualcosa di surreale. Loro avevano tracciato una strada, noi pensavamo fossero eccessivi, esagerati. L’accademia era e resta un bel sistema per valutare, assistere e controllare in tempo reale la crescita del singolo talento. Noi non dobbiamo copiare, ma evitare di criticare per non ritrovarci 30 o 40 anni dopo a mormorare ‘ forse avevano ragione loro’, quando invece pensavamo fossero incoscienti. Bisogna che ci sia una palestra, tipo l’Interregionale di una volta, tra i 16 e i 19 anni, in modo che a 20 anni si sappia se si è pronti per una Serie B o meno. Poi se ci sono talenti che a quell’età possono arrivare anche in Champions ben vengano, ma sono eccezioni che possono diventare la regola solo se lavoriamo bene».

Infine un commento su Zaniolo e Cutrone: «Mancini è stato bravo a portarlo in Nazionale ancor prima dell’esordio. Solo dopo ci si può rendere conto di scelte azzeccate o meno, questa lo è stata. Ibrahimovic per Cutrone? Non mi permetterei di giudicare l’arrivo di un trentasettenne per sostituire un ventenne. Il mio è un discorso diverso, spero costruttivo. Servono talento e formazione, un binomio imprescindibile. Svolta culturale e attenzione ai dettagli: e poi chi è bravo gioca. Serve coerenza, cosa che è mancata finora».

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