Toro, è già tempo di primi bilanci: cosa va e cosa non va
Connettiti con noi

Serie A

Toro, è già tempo di primi bilanci: cosa va e cosa non va

Pubblicato

su

mazzarri

Toro, il punto dopo il mini-ciclo di campionato: cosa va e cosa non va dopo le prime tre gare contro Roma, Inter e Spal

Quattro punti in tre partite. Si potevano chiedere, ma non pretendere. Anche perché il Toro ha dovuto fronteggiare nel primo mini-ciclo della stagione tre avversari tutt’altro che morbidi. Prima la Roma, poi l’Inter e infine la Spal, di gran lunga una delle formazioni più in forma del massimo campionato. L’avvio di calendario non è stato semplice da gestire, ma la squadra c’è. Ed è esattamente costruita a immagine e somiglianza di Walter Mazzarri, che in estate avuto tempo e modo di dare un’identità al nuovo Toro. Un Toro arcigno, duro da piegare. Un Toro che non può nascondersi: la lotta al settimo posto è alla portata, l’abito dell’Europa League può essere indossato alla perfezione. Dalle prime tre gare si traggono due indicazioni: una positiva, una negativa. Ma il tempo per correggere il tiro di certo non manca.

COSA VA – Lo spirito del Toro, come già accennato, è il punto dal quale ripartire con grande orgoglio. Perché i granata, pur soffrendo, sono sempre dentro la partita, aspetto che ha rappresentato il vero guaio della gestione Mihajlovic. Il 3-5-2 funziona: ci sono alcuni meccanismi da perfezionare, ma tatticamente la squadra è sempre sul pezzo. La difesa è già collaudata e in questo senso l’esperienza aiuta: N’Koulou e Moretti giocano insieme già da un anno, Izzo è sempre stato abituato alla difesa a tre. Funziona, inoltre, la gestione dei contropiedi e delle palle inattive a favore: Iago Falque è in forma smagliante ed è impensabile fare a meno di un giocatore del genere in questa fase. E poi il Toro si è riscoperto squadra di saltatori: quando c’è da impattare il pallone di testa le opzioni sono tante. Da N’Koulou a Moretti, passando per Meite, De Silvestri e Soriano.

COSA NON VA – C’è ancora tanto lavoro da fare e Mazzarri lo sa. Soprattutto nella gestione dei primi tempi: non è una questione di gamba, ma di testa. L’approccio è una debolezza che va limata con il passare delle settimane. In questo senso, pesa l’assenza di un regista, un optional per le squadre di WM. La gestione del pallone spetta quasi sempre a Rincon, poco avvezzo alla fase di impostazione, oppure a Soriano, uno dei giocatori in questo momento meno brillanti. Lukic può essere l’arma in più, ma dovrà esserlo soprattutto Baselli, chiamato a compiere un salto di qualità continuamente rimandato a data da destinarsi.