Pirlo dice addio al calcio: l'Italia, l'Inter e gli aneddoti di una carriera intera
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Tutte le vite di Pirlo: «Ero interista, a Berlino mi sentii in cima al mondo»

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pirlo zidane italia-francia 2006

Andrea Pirlo, domani darà ufficialmente l’addio al calcio giocato, di cui è stato artista e fuoriclasse

Oggi si chiude il campionato di Serie A, domani la carriera di Pirlo come calciatore. Andrea ha parlato di questo e di altro ai taccuini di Vanity Fair: «Perchè smetto? Perché non volevo che arrivasse quel momento in cui la gente si guarda in tribuna dopo un tuo lancio fuori misura o un tuo tiro sbagliato e pensa: Pirlo è diventato vecchio, è finito, non regge più. Non l’avrei sopportato». Smette senza avere rimpianti: «Ho davvero vinto tutto quello che c’era da vincere, se mi volto indietro penso di essere stato fortunato. Il Pallone d’Oro? Non è mai stato un pensiero fisso, qualche volta sono entrato in classifica ma non mi sono mai avvicinato alla vittoria».

Inter, Milan, Juve ma la squadra che gli è rimasta dentro è un’altra: «L’Italia campione del mondo nel 2006. Ho giocato con le tre squadre più forti d’Italia, Inter, Milan e Juve, ho vinto tanto, ma quella nazionale, quel gruppo allenato da Lippi, resta speciale. A Berlino quella notte ci siamo sentiti in cima al mondo. Non sono stato mai più così felice in un campo da calcio». Pirlo che da piccolo tifava per l’Inter, aveva come idoli Matthaus e Baggio, domani potrebbe legarsi alla maglia dell’Italia sotto un’altra veste: «Dirigente insieme a Buffon? Sarebbe bello. Se scattasse la scintilla sarebbe proprio bello. La maglia azzurra per me è una seconda pelle, la nazionale è casa mia. E allora sarebbe come tornare a casa».