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2015

Com’è bello il made in Italy

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Tre semifinaliste su otto: Juventus, Napoli e Fiorentina, club italiani e proprietà italiane in una congiuntura che sembra favorire imprenditori esteri

Tre semifinaliste sulle otto complessive di Champions ed Europa League: come l’inavvicinabile Spagna e meglio di tutte le altre. Juventus, Napoli e Fiorentina dopo aver superato ai quarti di finale rispettivamente Monaco, Wolfsburg e Dinamo Kiev consolidano un importante percorso personale e rilanciano prepotentemente il calcio italiano, la sua immagine ed il suo ranking.

RANKING – Partiamo da quest’ultimo aspetto per toccare con mano come l’Inghilterra sia di fatto a pochi passi: il merito spetta congiuntamente alla grande rimonta italiana ed alla pesante caduta britannica, la Premier League non è stata in grado di portare alcuna squadra ai quarti di finale delle due competizioni internazionali e giocoforza pagherà pegno. I numeri: con la Spagna fuori gioco per eccesso di merito l’attuale situazione racconta 2) Inghilterra 80.391, 3) Germania 79.129, 4) Italia 69.676. Se le distanze vi sembrano ancora consistenti guardate alla proiezione in avvio della prossima stagione. Ogni anno vengono scartati i punteggi della stagione che precede l’attuale di cinque anni (nel nostro caso l’annata 2010-11, Inghilterra 18.357, Germania 15.666, Italia 11.571) ed ecco i nuovi punteggi: Germania 63.463, Inghilterra 62.034, Italia 58.105. Sì, siamo a soli 3.929 punti di ranking dall’Inghilterra e possiamo ulteriormente ridurre lo svantaggio accumulando successi ed eventuali passaggi di turno nelle attuali Champions ed Europa League grazie a Juventus, Napoli e Fiorentina.

MADE IN ITALY – Tre squadre italiane tra le ultime otto delle due competizioni internazionali, tre club italiani, tre bellissime città italiane, tre proprietà italiane in una congiuntura che sembra almeno per moda preferire l’avvento di imprenditori esteri. Eppure Andrea Agnelli, Aurelio De Laurentiis ed i fratelli Della Valle rappresentano a tutti gli effetti il volto vincente della spedizione italiana: ancora da preferire ad esempio ai seppur ottimi Pallotta e Thohir, con la Roma distrutta in Champions e poi non in grado di rialzare la testa in Europa League e l’Inter amaramente eliminata da quel Wolfsburg poi surclassato dal Napoli. Merito al lavoro ed alla costanza di tre presidenti ambiziosi che, in aderenza ai rispettivi e differenti budget economici, hanno allestito organici cresciuti nel tempo in termini di consapevolezza ed ora in grado di riportare in patria quei risultati che mancavano come l’aria. Napoli e Fiorentina hanno al momento pagato pegno – forse più di quanto fosse lecito attendersi – in campionato ma espongono con orgoglio il biglietto da visita di un risultato che restituisce prestigio al calcio italiano.

ED ORA? – Giunti a questo livello della competizione va da sé ricordare come partite semplici non esistano: chi va in semifinale non lo fa per caso e ci sarà da sudare e soffrire se l’intento è quello di non fermarsi qui. Con degli ovvi distinguo: l’urna di Nyon ha accarezzato il Napoli, chiamato ad interpretare al meglio il ruolo della favoritissima di turno contro gli ucraini del Dnipro Dnipropetrovsk, e nel più classico dei rovesci della medaglia non ha strizzato l’occhio alla Fiorentina che se vorrà centrare la finalissima di Varsavia dovrà eliminare il detentore del titolo Siviglia. Detentore anche il Real Madrid della coppa dalle grandi orecchie: potrà sembrarvi assurdo ma il sorteggio non è risultato ostile alla Juventus di Allegri. Come ogni aspetto della vita il tutto va rapportato agli scenari possibili: le alternative si chiamavano Barcellona e Bayern Monaco, che al momento sembrano un passo avanti ai blancos in termini di proposta calcistica, talento, brillantezza e perché no motivazioni. Con i primi chiamati a riscattare la scorsa deludente stagione e Guardiola che deve cancellare quella clamorosa eliminazione subita un anno fa proprio dal Real Madrid (0-4 all’Allianz Arena) al timone della squadra allora campione d’Europa. Lo spettacolo è appena iniziato, non resta che accomodarci. E crederci.