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Se Juve vs. Roma fosse il prossimo duello

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Cosa suggeriscono i numeri dell’ultimo campionato in ottica Scudetto

Guai a fidarsi troppo dei numeri. Ogni analisi scientifica del calcio va naturalmente supportata dalle interpretazioni e non è detto che le impressioni personali e le “semplici” intuizioni non siano più che utili per leggere la realtà delle cose. Ma se ci sono cifre che vale la pena ricordare e studiare un po’ sono quelle di fine campionato. Per carità, anche in questo caso vanno pesate e non prese per oro colato, ancor più tenendo conto che talvolta i risultati prodotti nell’ultimo mese tendono ad alterare le classifiche di voci specifiche con la sequenza di partite che non hanno più molto significato quando si affrontano squadre che hanno già determinato il loro destino. Però è anche vero che il dibattito sui numeri è talmente presente e ricorrente ormai che anche nel finale di torneo si scoprono motivazioni insperate e si scende in campo dopo una settimana nella quale un po’ tutti ti hanno ricordato che si può raggiungere quel record o che comunque c’è ancora un obiettivo in relazione alla storia del tuo club. Il che poi non evita casi come quello tra Verona e Juventus, l’ultima già retrocessa che sconfigge i campioni d’Italia già matematicamente certi, ma è la classica eccezione che rappresenta la regola come si dice degli eventi molto rari. In ogni caso, le valutazioni numeriche acquistano un peso specifico più alto per le prime posizioni, lì non “mentono” praticamente mai, laddove a centroclassifica si possono tranquillamente tirare i remi in barca laddove l’obiettivo salvezza viene raggiunto con largo anticipo, com’è stato il caso dell’Empoli dell’andata, talmente perfetto che nel ritorno ha potuto tranquillamente vivere di rendita. Fatta la premessa, ecco alcuni tra i dati più eclatanti, nulla di particolarmente raffinato sotto il profilo della ricerca, ma talvolta sono proprio le vicende più macroscopiche che andrebbero poste come centro di ogni ragionamento. E sono convinto che i vari direttori sportivi li utilizzino come base di conoscenza per apportare le opportune correzioni di rotta in sede di campagna acquisti estiva.

 

  1. IL RITORNO – Il campionato 2015-16 passerà alla storia come quello della grande rimonta della Juve, troppo frettolosamente esclusa dalle favorite anche in ragione dei numeri che non ritenevano possibile il suo riproporsi alla vigilia perché mai si era verificato prima una partenza così brutta e poi totalmente rovesciata. Ma il rapporto tra le due fasi della Serie A suggerisce tante altre cose. Intanto, appare quasi incredibile che un vertice occupato al giro di boa da quattro squadre nel giro di 3 punti abbia prodotto successivamente distacchi abissali. Lo squagliarsi di Inter e Fiorentina ha del clamoroso: per i nerazzurri la difesa si è smarrita (non che mancassero gli errori individuali inizialmente, ma si riusciva perfettamente a mascherarli e i successi di misura hanno fatto pensare che il più fosse fatto); ai viola, invece, la latitanza di Kalinic e più in generale il crollo della brillantezza mostrata all’andata ha assunto le sembianze di un cedimento quasi strutturale. La Roma, invece, con 46 punti ha assunto un passo superiore al Napoli e inferiore solo ai campioni d’Italia. Spalletti ha motivi per sorridere così come Di Francesco, che ha confermato il suo sesto posto guadagnato già dopo 19 giornate. Il segno di un progetto non basato su improvvise accensioni d’entusiasmo o su occasioni colte al volo: è la coerenza dei risultati ad avere permesso il raggiungimento del sogno europeo.
  2. 5 GOL – Sono quelli incassati dalla Juve in tutto il ritorno, 2 dei quali a Verona, a tricolore già acquisito. Il record di Buffon è causa e conseguenza di questa mostruosa tenuta. La BBC fa meno notizia dell’effervescenza di Dybala, ma è il vero filo bianconero che tiene insieme le stagioni del Quinquennio, anche a livello di consapevolezza della propria forza. Anche in questo caso, il Sassuolo è un esempio in miniatura da non sottovalutare. Nell’anno in cui Zaza non c’era più e Berardi ha tradito la sua media gol abituale, il reparto arretrato è stato il quarto meno battuto della Serie A, una posizione già raggiunta al termine dell’andata.
  3. NON È LO JUVENTUS STADIUM – In questi anni abbiamo detto e scritto più volte quanto la casa bianconera abbia rappresentato un elemento di differenza con la concorrenza anche in termini di punti. Tutto vero, come certificano anche le dichiarazioni dei giocatori, bianconeri ed avversari. Torino non è solo l’impianto più bello d’Italia, è anche un teatro che spinge i propri beniamini a quel quid che si è visto anche e soprattutto in Europa (chi c’era ricorderà senz’altro nelle ultime due edizioni di Champions League quanto il pubblico abbia agito nel ribaltone sull’Olympiacos e nel passaggio dallo 0-2 al 2-2 con il Bayern). Ma la classifica del 2015-16 svela numeri che hanno del clamoroso: al S.Paolo il Napoli, che negli anni scorsi non poche volte aveva patito una certa freddezza, ha conquistato 1 punto in più della squadra scudettata. In termini più chiari, in casa il campione d’Italia sarebbe il Napoli, anche se la retroguardia azzurra incassa più reti degli omologhi bianconeri. Lontano dal proprio tifo, il discorso cambia totalmente e la classifica finale mette in fila il seguente ordine: Juventus 41, Roma 36, Napoli 31, l’incredibile Sassuolo 29, Fiorentina ed Inter 26. E il fattore Higuain, con primato storico annesso, non è sufficiente a fare dei partenopei il miglior attacco, Roma e Juventus viaggiano a una velocità superiore. Come modificare questa situazione non è operazione semplice. Anche se è molto presto per abbozzare ragionamenti sull’identità delle formazioni, che subiranno modifiche magari anche sostanziali, non ci sarebbe da stupirsi se fosse la Roma la vera anti-Juve del 2017, con la forza della maggiore “regolarità” acquisita in tempi recenti, della quale i punti in trasferta possono rappresentare una prova indicativa (oltre a un percorso di rimonta riuscito, laddove il Napoli, invece, è andato via via smarrendosi).