L’insostenibile pesantezza del partito anti Mou - Calcio News 24
Connettiti con noi

2014

L’insostenibile pesantezza del partito anti Mou

Pubblicato

su

La stampa internazionale lo accusa, Mourinho vede la terza. E se la ride

CHAMPIONS LEAGUE ATLETICO MADRID CHELSEA – La prima delle quattro sfide che andrà a determinare la finalissima del da Luz di Lisbona si è disputata e lascia in eredità un pareggio a reti inviolate: nell’andata della prima semifinale di Champions League le velleità di un Atletico Madrid forse meno spumeggiante rispetto al suo recente passato si sono infrante contro il muro eretto dal Chelsea di Josè Mourinho.

L’APPROCCIO DI SIMEONE – Il Cholo ha scelto di variare leggermente gli standard che caratterizzano la quasi totalità delle prestazioni del suo Atletico: conoscendo la furbizia del suo avversario si è di fatto scoperto soltanto nella ripresa, non forzando sin dalle prime battute della gara come invece era accaduto al Calderòn contro il Barcellona. E’ vero, in quel caso parliamo di una sfida di ritorno mentre contro il Chelsea si è trattato del primo round: il risultato però ha lasciato in eredità una sfida dai ritmi sicuramente meno intensi ed un tasso di pericolosità non propriamente altissimo.

L’APPROCCIO DI MOURINHO – Forte del rendimento interno del suo Chelsea, e storicamente dell’abilità delle squadre inglesi nel non fallire il return match tra le mura casalinghe, lo stratega portoghese ha rinunciato di fatto alla sua proposta calcistica rimandando il discorso allo Stamford Bridge. E ci è riuscito. E’ vero che l’Atletico Madrid ha predominato sul piano del controllo territoriale ma il suo dominio in tal senso è risultato piuttosto sterile: nessun prodigio da parte di Cech prima e Schwarzer poi. Spagnoli sempre in gol in Champions League fino a ieri. Il solo Fernando Torres, di ritorno nella terra a cui deve tutto, a combattere tra le maglie dell’ermetica retroguardia avversaria: gara di sacrificio per consentire alla squadra di rifiatare e guadagnare metri importanti.

COSA E’ MANCATO – Al Chelsea, per l’interpretazione data alla gara, poco o nulla. Partita esclusivamente difensiva, portato a casa l’obiettivo di non subire alcuna rete. All’Atletico invece il colpo del campione: l’unico limite di una squadra che deve tramutare necessità in virtù e dunque esaltare al massimo le potenzialità del collettivo è proprio quello di non poter contare sul colpo del fenomeno quando mancano gli spazi per aggredire.

IL RITORNO – Nonostante i Colchoneros abbiano a disposizione due risultati su tre il ruolo del favorito sembra essersi spostato con forza sulle spalle dei Blues: gli uomini di Simeone passano con qualsiasi vittoria ed ogni pareggio con gol, il Chelsea deve vincere o conservare lo 0-0 fino ai calci di rigore ed affidarsi alla lotteria. La squadra di Mourinho dunque costretta a battere gli avversari ma nell’assoluta facoltà di riuscire nell’intento: ribaltato ai quarti il risultato contro il Psg (3-1 per i francesi all’andata, puntuale il 2-0 targato Schurrle-Demba Ba), a pesare può essere proprio l’enorme esperienza internazionale del tecnico portoghese e di una squadra oramai abituata a competere a determinati livelli. Ad ogni modo per entrambe, riportandoci alla vigilia della competizione e dunque a settembre, nel mirino una finale che sa di miracolo: il primo vero di Diego Simeone (in attesa dell’esito finale della Liga), l’ennesimo di un Mourinho che sa reinventarsi come pochi al mondo. E che vede la sua terza finale di Champions: con tre squadre diverse, sarebbe il primo della storia. Lo criticano ed accusano di anti-spettacolarità. Lui se la ride. Il calcio non è solo Barcellona (poi quest’anno…).