M'Baye Niang: il nuovo Henry che fa sognare Genova - Calcio News 24
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2015

M’Baye Niang: il nuovo Henry che fa sognare Genova

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Focus sul giovane attaccante del Grifone, che domenica ha messo a segno una doppietta

Quando arrivi al Milan a 17 anni può essere difficile gestire la pressione. Magari ti senti già all’apice del successo, la vita ti sembra una favola, ma così non è se durante le 33 volte che scendi in campo non riesci a buttarla dentro. Questo è il caso di M’Baye Niang, arrivato al Milan come talento esplosivo, con tutte le carte in regola per sfondare, ma che non ha lasciato il segno. Ma partiamo dall’inizio. Niang nasce il 19 dicembre del 1994 a Meulan, in Francia, e inizia la sua carriera nel mondo del calcio all’età di 7 anni, nel viene selezionato dal Basse-Seine Les Mureaux, la squadra della sua città. Passano due anni, e Niang si accasa al Possy, una società del campionato amatoriale francese, ma la vera svolta arriva all’età di 13 anni: il Caen riesce a surclassare la concorrenza di squadre come Psg, Monaco e Lille, e offre un provino a Niang. Il giovane attaccante ci mette 20 minuti scarsi per convincere i dirigenti del Caen con una tripletta. «Niang ha un enorme potenziale. Fino ad ora non abbiamo mai visto un giocatore come lui qui al Caen», queste le parole di Philippe Tranchant, allenatore delle giovanili dei francesi, stupito dal talento di Niang.
Dotato di una buona tecnica di base, Niang mette tutto il suo potenziale a disposizione della prima squadra dal 24 aprile 2011, giorno in cui esordisce in prima squadra al 77’ minuto del match contro il Tolosa, finito uno pari. Franck Dumas, tecnico del Caen, decide di dargli fiducia dal primo minuto la settimana dopo, quando lo getta nella mischia sin da subito contro il Nizza. A poche settimane dal suo esordio, Niang segna il suo primo gol in Ligue 1: è il 7 maggio quando il francese batte Runje, portiere del Lens, dopo solo un minuto di gioco e diventa il più giovane marcatore di sempre nella storia della Ligue 1, a 16 anni, quattro mesi e diciotto giorni, dopo Roussey, che stabilì il record. Niang si ripete nel match successivo, contro il Rennes, e segna il gol del pari al 55’, cinque minuti dopo il suo ingresso in campo. Numeri così gli valgono l’attenzione da parte dei maggiori club, ed ecco che il Milan sbaraglia la concorrenza di club come Juventus e Tottenham nell’estate del 2012, e si accaparra Niang.

QUALCOSA DI BUONO C’E’ – E qua si passa al periodo senza dubbio più buio nella carriera di Niang. Giocare in un club di professionisti comporta sempre delle responsabilità, ma la casacca del Diavolo pesa come poche. Alla corte del Milan, Niang è stato quasi sempre utilizzato come attaccante esterno, sebbene il francese nasca come punta centrale. Le 25 presenze in rossonero durante la stagione 2012/13, con Massimiliano Allegri in panchina, vedono Niang segnare un solo gol, negli ottavi di Coppa Italia contro la Reggina. Ancora prima, l’esordio avviene contro il Bologna, alla seconda di campionato, quando Allegri gli concede appena un minuto: a questo punto il francese ha solo 17 anni. C’è da dire che la pressione gioca brutti scherzi: Niang ha mostrato di saper saltare l’uomo con facilità, di saper difendere palla grazie al suo fisico, abbastanza sviluppato per un ragazzo della sua età, ma non è riuscito a segnare in campionato. I mugugni di San Siro si sono sentiti, ma è anche vero che Niang non è stato utilizzato al meglio: un po’ un peccato se si considera che il ragazzo veniva (e viene) paragonato a Thierry Herny, vuoi per la struttura fisica, vuoi per il tocco di palla. «All’inizio ho incontrato diverse difficoltà, però ho capito subito che dovevo sacrificarmi se volevo arrivare. Voglio tenere i piedi per terra». Certo, non ti aspetti che un ragazzo che pronuncia questa frase sia capace di guidare senza patente a Milano, e spacciarsi per il compagno Bakaye Traorè quando viene fermato dai vigili. Ma ci può stare, il successo porta anche a questo. Nel frattempo, Niang si mette in mostra anche con la nazionale: 3 reti in 6 presenze con l’Under-16, nessun gol in 8 partite con l’Under-17 ma una rete segnata in 3 apparizioni con l’Under-21, non male.  In ogni caso, nel gennaio del 2014 il Milan decide di rispedire in patria Niang, al Montpellier in prestito. E la rinnovata esperienza francese non è neanche tanto disastrosa, sul campo: Niang segna 4 gol in 19 presenze con la maglia del Montpellier, salvo schiantarsi con la sua Ferrari il 24 febbraio ed essere condannato a 18 mesi con la condizionale. In ogni caso, Niang è tornato al Milan lo scorso giugno, ma è solo di passaggio.

L’AMBIENTE GIUSTO – Con Inzaghi in panchina, il francese accumula 5 presenze in campionato. Sempre senza reti. Il Milan non ha più pazienza, il contratto di Niang scade a giugno del 2015, ed il 21 gennaio i rossoneri si accordano col Genoa per il trasferimento in prestito del giocatore alla corte di Gasperini. Lo stesso Gasperini che domenica scorsa ha parlato così, in riferimento a Niang: «Al Genoa non è semplice, se hai un atteggiamento sbagliato». E forse è stato proprio questo fattore che è stato determinante per Niang. Da quando è arrivato sotto la Lanterna, il francese è un nuovo giocatore. Dall’esordio al San Paolo con il Napoli alla partita con il Verona, Niang ha una media voto sopra il 6,5. E a questo punto non è un caso che il primo gol, o meglio i primi gol, siano arrivati con la casacca del Grifone addosso: contro il Verona Niang segna una doppietta. Ill primo gol è un destro da pochi metri su assist di Iago Falque, ma è la seconda rete la vera perla: cross di Edenilson e avvitamento perfetto con la palla che disegna una parabola perfetta e si infila sul palo lontano alle spalle di Benussi. Un gol capolavoro, che rende bene l’idea di ciò che è capace di offrire Niang, se solo riuscisse a mostrare continuità. «Qua sento la fiducia di tutti, questo è importante per i giocatori, Gasperini mi fa lavorare molto e il lavoro paga», queste le parole di Niang dopo la partita, e chissà che proprio da Genova non inizi una nuova carriera per il francese, che adesso potrebbe far mangiare le mani a qualcuno.