Uva: «La FIGC somigli all'Italia di Conte» - Calcio News 24
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2014

Uva: «La FIGC somigli all’Italia di Conte»

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Il direttore generale incalza: «Serve l’orgoglio degli azzurri di Conte»

FIGC ITALIA UVA – Vuole una Federazione “contiana” il nuovo direttore generale della FIGC. Alla vigilia della decisione su Euro2020, in attesa di conoscere se Roma farà parte del “tour itinerante”, Michele Uva ha parlato dei cambiamenti che bisognerà apportare nel calcio italiano, partendo dal suo principale organismo: «Mi sento vicino a Conte e voglio una federazione che somigli alla sua Italia: affamata, moderna, efficiente. Programma? Penso ai centri federali giovanili, a un modello sostenibile per creare giocatori per la Nazionale. Una riforma sola non cambierà il nostro calcio. Servono tutte, a cominciare dal fair play che va applicato magari con qualche piccola eccezione rispetto a quello Uefa», ha dichiarato a La Gazzetta dello Sport.

STRANIERI E POTERE – Tra le riforme anche l’intervento sul numero di extracomunitari, anche se innanzitutto servono persone all’interno della Federazione che avvertano l’importanza del loro compito: «Al di là della frase discussa, Tavecchio ha detto una cosa seria: servirà un curriculum che attesti un valore aggiunto per i nostri campionati. Ma non può neanche essere una regola assoluta: altrimenti in Italia non sarebbe mai arrivato Pogba. Ci vuole una federazione nuova. Vorrei che i ruoli fossero vissuti come luoghi di responsabilità e non di potere. Devi avere l’orgoglio di lavorare per la Figc, come gli azzurri per Conte».

INTERNAZIONALIZZAZIONE – A proposito del commissario tecnico azzurro, Uva ha parlato del contratto: «E’ stata una scelta ponderata: anche pensando all’aumento di valore della Nazionale alla quale Conte trasmette un’immagine vincente. Dobbiamo internazionalizzarla, sfruttare merchandising e marketing». Infine, le considerazioni sugli incidenti a Roma prima della sfida contro il Cska Mosca: «Fatti gravi ma da anni la quasi totalità accade fuori dallo stadio e non coinvolge le società. I nostri impianti sono tra i più sicuri dentro, ma il problema c’è. E tra le cose da fare, prima possibile, l’abbattimento delle barriere per l’acquisto del biglietto: lo stadio sia più invitante per le famiglie. Stadi dei club? Se i presidenti pensassero a un giocatore in meno all’anno e a una rata di mutuo in più…».