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Arrestato Loris Grancini, capo ultras della Juventus: è accusato di tentato omicidio

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Per la Procura di Milano, oltre quello di tentato omicidio, Loris Grancini è colpevole anche di altri reati commessi in periodi diversi

Loris Grancini è da tempo un personaggio di spicco all’interno della galassia del tifo organizzato bianconero. Com’è noto, Grancini era – ed è – uno dei capi ultras dei Viking, gruppo egemone della curva Sud dello Stadium. Nel luglio scorso, il suo nome fu scritto nel registro degli indagati per una storia legata al racket dei biglietti per le partite casalinghe della Juventus. In quel frangente, il 15 maggio scorso, chiamato a rispondere alle domande di un giudice incaricato di venire a capo della vicenda, rispose in modo vago: “Nel 2012 arriva Rocco (Dominiello, ndr) allo stadio. Dopo tre, quattro mesi il signor Alessandro D’Angelo (responsabile della sicurezza dello Stadium, ndr) responsabilizza questo ragazzo a una cosa che ci fa rimanere male, perché non capivamo perché dava tutti i biglietti di una finale di coppa Italia a un ultras che è arrivato per ultimo”. È evidente che Loris Grancini non immaginava, a maggio, che il suo profilo era già sotto la lente d’ingrandimento dei giudici.

Da lì in poi, i collegamenti tra il suo nome e la mala calabrese sono stati certificati fino alla definitiva condanna a 13 anni e 11 mesi di reclusione, derivanti da diversi capi d’accusa. Tra i più gravi, c’è un tentato omicidio con arma da fuoco. Una storia di cui in pochi conoscevano i dettagli e che, ora, è venuta a galla. Nel lontano 5 ottobre 2006, Loris Giuliano Grancini, con la collaborazione di Pasquale Romeo, provò ad uccidere a colpi d’arma da fuoco Massimo Merafino, nei pressi del bar Los Hermanos, nella zona di viale Monza a Milano. Stando alle dichiarazioni dell’accusa, Grancini agì per ritorsione dopo una lite avvenuta, giorni prima, in altro bar frequentato da tifosi bianconeri, sempre a Milano. Successivamente, lo stesso Grancini ferì Antonio Genova con una coltellata ad un polpaccio, a scopo intimidatorio, affinchè non testimoniasse contro di lui.

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Da tempo, anche per solidarieta verso Loris Grancini i Viking non espongono lo striscione in curva Sud

Per il solo tentato omicidio di Massimo Merafino, la procura ha condannato il capo ultras della Juve a 11 anni di reclusione a cui, successivamente, è stata aggiunto, come aggravante, l’aggressione con arma bianca a scopo intimidatorio. C’è da dire che era chiaro da tempo che il 44enne ultras bianconero fosse legato a storie che vanno molto al di là del calcio e della vendita clandestina dei biglietti per le partite allo Stadium. Secondo i magistrati, come evidenziato in un articolo de Il Fatto Quotidiano, Loris era un vero e proprio link tra le cosche calabresi e le famiglie operanti tra Lombardia e Piemonte. Nel 1998, partecipò in prima persona alla guerra di ndrangheta scoppiata nella periferia sud-est di Milano. A maggio di quell’anno, rimase gravemente ferito in un conflitto a fuoco con esponenti di una famiglia rivale, scoppiato in viale Faenza, in zona Barona.