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Buon compleanno a… Massimiliano Alvini

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Oggi Massimiliano Alvini compie 53 anni. E chissà se adesso che non è più seduto in panchina è più o meno sereno: perché quando alleni una neopromossa sai già che vivrai tendenzialmente in una posizione scomoda e traballante. Quotidianamente o quasi vieni sottoposto all’ipoteca della precarietà del tuo lavoro, appena non arrivano i risultati ti chiedono se ti senti in bilico, se la società ti ha detto qualcosa, se ti è stato dato l’ultimatum. Vivi una dicotomia che ha qualcosa di filosofico, per non dire di esistenziale: nel momento in cui hai per la prima volta nella tua vita l’opportunità di allenare in Serie A, in implacabile coincidenza temporale si staglia davanti a te una marea di persone che ti ricordano che può finire qui: che è di certo possibile, che è molto probabile, infine, che è assolutamente certo. Al mister della Cremonese 2022-23 è andata esattamente così. Dopo 18 partite, senza neanche una vittoria e solo 7 punti guadagnati, la sua corsa si è interrotta.

Unica consolazione: non è stato il primo ad essere sollevato dall’incarico. Prima del club grigiorosso, Bologna, Monza, Sampdoria e Verona avevano deciso gli esoneri dei loro mister: Mihajlovic, Stroppa, Giampaolo e Cioffi.

Onestamente non eravamo preparati ad affrontare la Serie A, non la conoscevamo. Io, per quello che posso fare, me ne occupo spesso e volentieri, ma ammetto che non eravamo strutturalmente preparati. Ci stiamo preparando con i dirigenti di adesso che sono bravi, ma sono insufficienti. La A per quanto ho visto io è tutta un’altra questione, si fa un salto enorme dalla B alla A come organizzazione, ma anche come qualità, tenuta ed esperienza dei giocatori.

Abbiamo perso delle partite da mangiarsi proprio le mani». Chissà se Alvini la pensa esattamente come Giovanni Arvedi, il proprietario della Cremonese, che un mese fa ha ammesso la responsabilità della società per un’annata che sembrava ormai compromessa e che invece oggi, sotto la gestione Ballardini, qualche speranza di rimonta ce l’ha avendo 7 punti e 2 posizioni da recuperare, un margine difficile ma non totalmente impossibile. Anche se va detto che lui non ha mai smesso di credere alle possibilità della squadra, lo aveva detto a tutti, ai media e alla dirigenza, a Giacchetta e Braida, che ci si poteva ancora salvare pur ammettendo che «il fatto di non aver ancora vinto pesa anche a me».

Viene in mente, magari anche a lui in qualche notte, l’inizio dell’avventura. A quelle idee trasmesse con tutta la fiducia del mondo in un’intervista a SportWeek, l’occasione per farsi conoscere da un pubblico nuovo, come sempre incuriosito dalla figura del debuttante: «Sono partito dal basso e non ho avuto la visibilità come altri giocando ad alti livelli. Passo dopo passo sono riuscito ad arrivare fino alla Serie A e devo ringraziare ogni società che mi ha dato fiducia». I suoi principi di lavoro, espressi con quel senso del piacere di uno che non parla solo di tattica o che fa la faccia feroce perché è obbligatorio nel calcio dei big: «Io penso positivo, il mio motto è: divertiti e sorridi, la vita è bella».

Non stupisce, allora, che uno dei suoi giocatori, il nigeriano David Okereke, lo abba definito «speciale». Così come il suo stile nella lettera aperta al momento dei saluti: «Ringrazio il Cav. Giovanni Arvedi, la Cremonese, i direttori, i calciatori, tutto lo staff, la città di Cremona e tutti i tifosi grigiorossi per la fiducia che mi è stata data e per il lavoro quotidiano che insieme abbiamo condiviso. Con profondo rispetto un grazie di cuore a tutti. Massimiliano Alvini».
La grande ferita di questa storia, sempre che ce ne sia davvero una e non alberghi invece una tranquillità in tutti i soggetti interessati, è che per la prima volta in Serie A la Cremonese ha optato per il cambio di allenatore nella stagione in corso.

Ma forse quel calcio non esiste davvero più. Per fortuna, però, esistono ancora i Massimiliano Alvini.