Bergomi, calciomercato Inter: Kim, Smalling e futuro Acerbi
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Calciomercato Inter, Bergomi: «Non prendere Kim Jae-Min e Smalling»

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Giuseppe Bergomi, ex difensore dell’Inter, ha parlato del calciomercato dei nerazzurri e di Acerbi a La Gazzetta dello Sport

Giuseppe Bergomi ha giocato una vita nell’Inter e oggi è un’opinionista tra i più attenti alle vicende nerazzurre. Con La Gazzetta dello Sport affronta un tema diventato delicato in questi giorni: chi mettere al centro della difesa di Inzaghi, tenendo conto del calo di De Vrij, del suo infortunio con l’Olanda e della possibile squalifica di Acerbi? Ecco le sue risposte, anche in ottica mercato.

LE QUALITA’ DI ACERBI«Il carattere, l’attenzione e la concentrazione, perché non sbaglia mai partita. Ma soprattutto ha una personalità forte: se ricordate i mugugni quando stava arrivando dalla Lazio, io dicevo sempre “ragazzi, questo signore ha l’orgoglio, ha gli attributi”. Non ha avuto paura di San Siro, né di marcare Giroud faccia a faccia, Osimhen o chiunque altro, è molto forte. E infatti l’ha dimostrato, è nel giro della Nazionale. Insieme a Buongiorno del Torino, in quel ruolo, è il miglior difensore italiano. Con la Nazionale gioca a quattro, con l’Inter a tre: non ha problemi ad adattarsi ai sistemi di gioco».

KIM MIN-JAE POSSIBILE SOSTITUTO«Se parliamo di centrale di una difesa a tre, credo non sia il suo ruolo. Non ha quella personalità o quel carisma per comandare una linea difensiva, secondo me farebbe fatica. Ha velocità e ha qualità, ma ci vogliono altre peculiarità, non lo sceglierei. In generale è affidabile e conosce il nostro campionato: rispetto al suo Napoli, l’Inter ha però anche delle uscite diverse da dietro. Personalmente lo vedo meglio come braccetto di destra, anche se lì la squadra è coperta, tra Pavard e Bisseck».

IPOTESI SMALLING«In questi anni l’ho visto giocare con José Mourinho ed era perfetto, perché era una squadra che difendeva bassa e ti dava poco campo, quindi poteva sfruttare sia la fisicità sia il colpo di testa. Era a suo agio. Qui però gli si chiederebbe qualcos’altro. Quello di Inzaghi è un calcio di relazione, si deve giocare di più e scappare meno indietro, bisogna farsi vedere sempre… Onestamente farei fatica a vederloin questa Inter. Però c’è da dire una cosa. C’è sempre il lavoro dietro, per esempio la trasformazione di Paredes tra la gestione Mourinho e quella De Rossi. Insomma, bisogna capire molte cose. Se però oggi nomini “Smalling”, non credo sia il profilo giusto».