CN24 Awards: gli agenti del mese, agosto - Calcio News 24
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2015

CN24 Awards: gli agenti del mese, agosto

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La top ten dei procuratori: migliori, peggiori e retroscena del mercato

Avessimo un euro per tutti i giornalisti, procuratori, dirigenti, calciatori e perfino venditori di crack sul marciapiede di fronte all’ATA Hotel di Milano che dicono che “il calciomercato è una cosa seria, questo e quello”, probabilmente apriremmo una redazione sul Pirellone. Anzi no, mi correggo: il Pirellone sarebbe la nostra redazione e Formigoni o chiunque ci sia adesso in suo luogo (la politica non è il nostro forte, lo ammettiamo) ci farebbe le pulizie per sette euro l’ora come le badanti dell’Est. In verità però così non è. Non mi riferisco al fatto che non è vero che ci diano un euro per ogni frase del genere pronunciata. Dico proprio: non è così, cioè non è vero che il calciomercato è una cosa seria. Vogliono farvelo passare come un convegno di scienziati della NASA che parlano del bosone di Higgs o come una di quelle puntate di “Porta a Porta” in cui Vittorio Sgarbi insulta Cecchi Paone, Cecchi Paone insulta Bruno Vespa e Bruno Vespa guarda le tette della ragazza in studio? Non date loro ascolto, dicono solo fregnacce. Anche io volevo far passare a mia madre il calendario di Elena Santarelli del 2006 come un approfondimento sulla biologia umana, stile modellino di “Esplorando il corpo umano”, ma non per questo lei s’è bevuta ‘sta fregnaccia. Il calciomercato non è una cosa seria e la dimostrazione evidente di ciò che io affermo, che noi affermiamo, che ognuno dovrebbe affermare, è che in verità ne parlano un po’ tutti, anche chi non ne capisce una beata mazza. Voi conoscete per caso un ambito dello scibile umano in cui avviene una roba analoga? Come se io domani mi svegliassi ed andassi a un convegno di Umberto Veronesi solo per dire: «Sai Umberto, secondo me questa cosa del tumore è una boiata. Sì sì, lo so che tu sei laureato e pluri-premiato in oncologia, va bene, ma su Tuttomalattieweb è scritto che al 99%, salvo colpi di scena dell’ultima ora, non mi posso ammalare perché non ci sono le coperture finanziarie. Quindi o facciamo che nel caso mi ammalo in prestito con diritto di riscatto, come ha scritto “il direttore” nel suo consueto editoriale, oppure hai detto una frescaccia». Voi lo immaginate sul serio? Io sì, ma questo è un altro discorso. Nella realtà dei fatti il calciomercato finisce col diventare l’ambito di applicazione di tutta quella gentaglia inutile che, altrimenti, non avrebbe di che occuparsi. Una volta si diceva “la disoccupazione ti ha dato un bel mestiere”. Sì, l’esperto di calciomercato. 

Bruno Vespa in una tipica puntata di “Porta a Porta”

VENENDO AL DUNQUE – Premessa doverosa quella appena fatta per indurvi ad aprire bene gli occhi su tutti gli approfondimenti in stile “I migliori dirigenti della Serie A”, “I 5 procuratori che cambieranno la storia del mondo”, “I promossi e i bocciati del calciomercato”: sono carta straccia, pubbliredazionali o, per dirla in altri termini, marchette. Grandiose opere di prostituzione intellettuale fatte ad uso e consumo di chi sguazza nel conflitto d’interesse e lo ammette senza problemi, quasi con fierezza. Come se ammetterlo fosse un condono, quasi una giustificazione. Immaginatevi il mostro di Firenze che ammette «Sì è vero, ho ammazzato e torturato venti coppiette, però lo ammetto senza problemi, boia, è una cosa che sanno tutti, ‘icche ci volete fare?» e il giudice che magari gli risponde «Ah ok, se lo ammetti così va bene, magari però la prossima volta non farlo più». Una schifezza resta tale a prescindere, una schifezza è una schifezza pure con tutte le attenuanti generiche, basta leggerla per capire, non occorre una laurea. Perlomeno nessuno da queste parti vorrà mai farvi passare ciò che viene scritto come un’enciclica del Papa sull’aborto o come l’ultimo libro di Roberto Saviano (posto che anche noi come lui potremmo però scrivere sotto l’effetto di psicofarmarci e parlare da soli): non c’è oggettività nelle nostre parole, perché l’oggettività non esiste, o almeno non è di questo mondo. Non c’è oggettività, leggete bene, ma c’è verità. Quella di chi scrive, di chi altri se no? I personaggi di cui parliamo, almeno, vi appariranno esattamente per ciò che sono: non ci frega niente di far sembrare il peggior sgherro di quartiere come Madre Teresa di Calcutta che cura i lebbrosi e non proveremo a mistificare la realtà raccontandovi di procuratori o dirigenti che pur di fare denaro sarebbero disposti a vendere profitterol in un reparto pediatrico di diabetici, del resto certi racconti non vanno più di moda dall’ultima volta che un eterosessuale ha vinto “Amici di Maria De Filippi”. Soprattutto, adesso non attaccheremo col solito noioso pippotto delle percentuali di mercato sputate fuori con la stessa accuratezza con cui hanno insegnato l’italiano a Totò Di Natale, delle frasi da sociopatici come “ve l’avevamo rivelato in esclusiva”, “lo sapevamo prima che perfino sua madre lo sapesse”, “avevamo ragione noi”, del politicamente corretto e dell’editoriale scritto per compiacere l’opinione di qualcuno di cui, in verità, non abbiamo stima né rispetto. La nostra classifica riguarda unicamente ciò che gli addetti ai lavori sono, al netto di ciò che vogliono, dicono o pensano di essere, nel nostro fallibile giudizio. Il calciomercato non è una cosa seria, chi racconta in giro il contrario ha problemi ad ammettere un’amarissima verità: è un po’ un frustrato.

CALCIONEWS24 AWARDS: LA CLASSIFICA DI LUGLIO

 

LA CLASSIFICA DI AGOSTO – Dunque, riprendendo invece il discorso della classifica mensile dei Calcionews24 Awards, categoria procuratori, constatiamo un sostanziale immobilismo degli operatori per quel che riguarda agosto. Il calciomercato è diventato un sistema autarchico, perfettamente in equilibrio su sé stesso, che segue le leggi della fisica e della chimica: quando un corpo estraneo, fate conto un nuovo arrivato, prova ad entrarvi, il sistema si ribella, come quello immunitario, per mantenere il proprio bilanciamento nonostante tutto. Un sistema meraviglioso e idiota, ma senza il “meraviglioso” magari, che ambisce a mantenere lo status quo come una ragionevole alternativa alla fisiologica evoluzione umana. Per cui se tizio, fate sempre conto, direttore sportivo, potesse avere la possibilità di entrare in contatto con nuove realtà, nuove agenzie, nuovi procuratori, sceglierebbe piuttosto di farsi amputare un piede. Allo stesso modo, se un procuratore potesse avere la possibilità di percorrere nuove strade, preferirebbe invece farsi ammazzare pur di non mollare quell’unico contatto che lo separa dalla disoccupazione (cioè tradotto, in ambito calcistico, dal rilasciare interviste qua e là per far sapere al resto del mondo che no, non è morto, ma disoccupato sì). In questo clima è davvero difficile premiare seguendo un metro di giudizio coerente, poiché chi fa, fa perché ha l’amicizia giusta e se la tiene ben stretta (sì ok, va bene la solidarietà tra colleghi, ma “‘ca nisciun è fess’”), chi non fa invece, ma almeno ci prova, ha serie possibilità di fallire miseramente, per il discorso di cui sopra. Parliamoci francamente: è un po’ un cane che si morde la coda. Un cane molto stupido. Diciamo perciò, facendola breve, che alla fine abbiamo scelto di premiare non chi ha fatto di più (verità per verità: nessuno ha fatto granché), ma chi ha fatto meglio. Abbiamo cioè usato come metro di giudizio la qualità più che la quantità. I nomi che vedrete qui di seguito sono la risultanza del nostro ragionamento, non una sbavata pubblica da dare in pasto ai lettori e agli addetti ai lavori come fossero lobotomizzati. Per quello vi rimandiamo altrove.

10. SERGIO BERTI Di lui in giro non troverete foto, al massimo quelle dei suoi assistiti. Le uniche foto che rimandano davvero al suo nome su Google per la verità sono quelle di un calciatore, “La Bruja” Berti (cioè “la strega”), ex centrocampista argentino del Parma, meteora della Serie A all’inizio degli anni Novanta. A quell’epoca però Berti, il “nostro” Berti, iniziava già l’attività di procuratore con Christian Vieri e Vincenzo Montella. Tra gli altri suoi assistiti figurava un certo Sinisa Mihajlovic, un serbo scorbutico che, col senno del poi, gl’avrebbe fatto fare affari d’oro: quando giocava, sì ovvio, ma anche dopo. Berti infatti è attualmente l’agente di Alessio Romagnoli, difensore ultra-quotato in casa Milan e protagonista italiano indiscusso del mercato estivo. Vi chiedevate come mai Mihajlovic chiedesse così tanto insistentemente l’ex romanista? Adesso lo sapete. Per un certo frangente, a dirla proprio tutto, Mihajlovic aveva anche chiesto al Milan un altro difensore, Nikola Maksimovic, altro giocatore stra-valutato dal Torino (seppur ora infortunato, auguri): volete indovinare un po’ chi è il suo agente? Esatto. Insomma, la frontiera del calcio moderno è assistere un giocatore sperando che diventi magari, un giorno, un allenatore quotato: scontategli qualche commissione nel caso, sia mai che poi tra una decina d’anni vi faccia lavorare un po’. Berti ha fama nell’ambiente di essere gentile come il Grinch il giorno di Natale ed educato come Shrek dopo una fagiolata: se sei tanto fortunato da beccarlo in giornata buona, potrai sentirlo distintamente mandarti a cacare, altrimenti, al più, ti beccherai qualche insulto sconnesso prima che attacchi il telefono. Detto questo, il colpo Romagnoli merita una menzione speciale e, mentre in molti si chiedono se sia stato più fesso Galliani a comprarlo per 25 milioni di euro o più furbo Sabatini a fargli la valigia senza troppi complimenti dopo un solo anno di Serie A a buon livello (non osiamo nemmeno scrivere “ottimo” per evitare il TSO), noi ci mettiamo nei panni del procuratore che si fa i conti in tasca e sorride. Ci piace immaginare Berti nella sua caverna oscura sorridere in compagnia di quell’altro gran simpaticone di Mihajlovic: due così, fino a qualche mese fa, potevano trovare sollievo al massimo rivelando ai bambini che Babbo Natale non esiste. Gira la ruota, gira.

9. ULISSE SAVINI In discesa netta rispetto al quarto posto del mese scorso, ma c’era da aspettarselo dopo un agosto trascorso ad inseguire Keita Baldè e la chimera dell’affare di mercato giusto (che non è arrivato) tralasciando il resto. L’attaccante della Lazio, lo saprete già (per cui non staremo lì a tediarvi col riassunto delle puntate precedenti) piaceva a Bayer Leverkusen, Inter, Juventus e Genoa: poteva rientrare in uno scambio con Perotti, con Simone Zaza, ad un certo punto anche con mio zio sessantenne, che però non s’è potuto muovere per via della prostata ingrossata. Accostato ovunque, lo spagnolo non s’è mosso: ovvio. Il mercato psicopatico della Lazio, che prima voleva cederlo (Keita, anzi, aveva chiesto di poter levare le tende in tempo zero prima del preliminare di Champions League) e quindi lo ha trattenuto, è una di quelle robe che sfugge all’umana logica, come le gnocche che stanno con i cessi: inutile cercare di comprendere l’incomprensibile, sarebbe come chiedere al sole perché ogni giorno si leva alto in cielo o a Roberto Mancini perché continua a tingersi i capelli quando ormai non ne avrebbe più bisogno. Ulisse questa volta non ha fatto ritorno ad Itaca, ma è rimasto spiaggiato sull’Isola delle Sirene. Quelle di mercato. Gl’ha detto male che al posto della Maga Circe s’è trovato Claudio Lotito: perfino Omero, se fosse ancora vivo, stenterebbe a scrivere qualcosa di poetico su di un personaggio come quello laziale. Tutti Proci con il sedere degli altri.

Forse Claudio Lotito non vorresti trovartelo su un’isola deserta

8. GIUSEPPE RISO Scende rispetto alla quarta posizione del mese scorso e non si segnala per nessuna operazione in particolare. Dopo aver portato Daniele Baselli al Torino, l’altra mission era portare Sime Vrsaljko dal Sassuolo al Napoli, cioè da una squadra che attualmente punta allo Scudetto ad una che lotta per non retrocedere. Nulla da eccepire sulla condotta del buon Giuseppe, fatta di molta sostanza e poca voglia di mettersi in mostra, eccezion fatta per un’unica apparizione che i nostri radar hanno catturato nelle ultime settimane, in RAI, il penultimo giorno di mercato, accanto a Ciro “Matrix” Venerato (vestito di giacca in pelle che anche solo per idearla avevano già scuoiato venti mufloni sardi). Non volevamo insomma privare Riso della nostra top ten senza però al contempo far torto verso chi ha fatto qualcosina in più, seppur magari con minore dedizione e costanza distribuite su tutto il periodo di agosto. Un mese trascorso per Beppe senza né infamia, né lode, tagliandola corta: ci si aspettava qualcosa in più da lui, come in verità ci si aspettava qualcosa in più un po’ da tutti. Inutile pure stare lì a fare le pagelline da tonti recriminando su tutti gli affari saltati all’ultimo, è andata come è andata: capita di non concludere un affare come capita di bocciare un esame all’università. Non stiamo lì a menarla troppo, dai.

L’ultimo giorno di mercato Ciro Venerato è entrato in Matrix: più pillola blu che pillola rossa

7. LUCA PUCCINELLI New entry mascherata (ma pur sempre new entry), poiché in verità già mese scorso avevamo inserito in classifica un membro della medesima agenzia, il giovane Fabio Algeri. La forma non cambia la sostanza, come spesso avviene, nel senso che è alla fine il lavoro di squadra ad essere premiato, a prescindere dai singoli. Il premio a Puccinelli non lo diamo noi poveri giornalisti, ma lo danno i fatti: Alberto Gilardino al Palermo gli ultimi giorni di mercato ed il giovane Sanjin Prcic al Torino quasi sulla sirena della sessione estiva. Due colpi così diversi, eppure così uguali… Da una parte Gilardino, che torna nel campionato italiano dopo la parentesi alla Fiorentina lo scorso anno (via Guangzhou Evergrande): ci permetterete sicuramente di dubitare del mercato di Maurizio Zamparini, che ha avuto l’assurda pretesa di sostituire un ventiduenne (Andrea Belotti) con un giocatore di undici anni più anziano, come se io vendessi l’ultima ammiraglia della Mercedes per andarmi a comprare una FIAT Tipo edizione 1994 ed adducessi come scusante: «Sì, però tutto sommato i sedili della Mercedes erano un po’ scomodi». Qui però non è in discussione il mercato del Palermo, società baciata dalla fortuna più che dalla competenza, ma la capacità di un procuratore di sapere impostare un affare internazionale avendo come interlocutori un cinese e Zamparini, cioè due stranieri. Puccinelli aveva due strade: concludere la transizione o venire internato in un ospedale psichiatrico entro il 31 agosto, per fortuna è stato bravo. Su Prcic non diciamo perché portiamo notoriamente sfiga: il ragazzo pare avere i numeri giusti per sfondare, di per sé poi l’operazione con il Torino sembrerebbe essere stata messa in piedi su basi di sensatezza, quindi può anche andare bene così. L’ultimo giorno di mercato è questo: può andare bene o andare male, c’è chi si perde e chi si Prcic.

Per Maurizio Zamparini la FIAT Tipo è il futuro

6. PATRICK BASTIANELLI Risale una posizione e lo fa con l’aiuto di Marco Andreolli, uno dei giocatori più strani dai tempi della Canalis a Controcampo a oggi. Potendo misurare il grado di particolarità dell’ex Inter in una scala da 1 a Taribo West, lui sarebbe un pelino sotto al nigeriano, ma giusto perché non si è ancora fatto le treccine multicolor o va predicando il giro che Dio gl’ha detto di giocare titolare. Andreolli, all’apparenza un ragazzo con la testa sulle spalle ed un certo grado di professionalità (giudizio superficiale il nostro, ma accontentatevi di questo) in estate ha rifiutato venti club uno dietro l’altro: dalla Sampdoria al Bologna, passando per Lazio ai club inglesi. Come mai? Non lo sappiamo e non lo vogliamo sapere, del resto in democrazia ognuno decide come gli pare, ma prendiamo atto della capacità di Bastianelli di piazzare il giocatore proprio al Siviglia, squadra fresca vincitrice dell’Europa League ed inserita nel girone di Champions League con la Juventus: non una squadretta, tanto per intendersi. Alla fine Andreolli c’ha guadagnato e, in termini di spessore internazionale, c’ha guadagnato anche Bastianelli. Qualcuno altrove ha scritto che Patrick è un galantuomo: tanto meglio per lui, lo possiamo anche confermare, ma essere galantuomini non ci pare una dote indispensabile nel mondo del calcio al giorno d’oggi. Poi farsi dare del galantuomo da certa gente è un po’ come farsi dare della persona elegante dal Divino Otelma. Ottime le operazioni Agazzi e Pisano in Inghilterra, ne teniamo conto. Solo una precisazione: Middlesbrough e Bolton non giocano in Premier, come qualcuno ha scritto. Sono sottigliezze, via.

L’eleganza e la sobrietà del Divino Otelma

5. MARIO GIUFFREDI Anche lui in risalita di una posizione, merito dell’ottima operazione che ha portato Cristiano Biraghi al Granada, società di Liga di proprietà della famiglia Pozzo, in prestito dall’Inter: operazione complessa e articolata, che comunque può rivelarsi fruttuosa. Un po’ perché per il ragazzo fare un’esperienza di calcio in un campionato di livello più alto rispetto a quello italiano, contro attaccanti decisamente più temibili di quelli della nostra lega, potrà essere in ogni caso un’opportunità di crescita (che vada bene, o che vada male). Un po’ perché, con tutto rispetto, al momento il Granada ci pare essere messo meglio del povero Empoli, che pure rimane una squadra capace di sorprendere (chi dice il contrario?). Parlando proprio di Empoli, è stata invece la destinazione di Marcel Buchel, centrocampista austriaco da poco nella scuderia di Giuffredi e in prestito dalla Juventus: il giocatore pareva destinato nuovamente alla Serie B, alla fine giocherà in Serie A (dovrà farlo per forza, visto che l’organico empolese al momento non lascia supporre che ci siano grossi margini per lasciarlo in panchina spesso e volentieri). Nelle ultime ore di calciomercato si era diffusa la voce di una presunta rivalità tra Riccardo Saponara e Buchel (futili motivi di gelosia, affari di donne, non ci dilunghiamo): una voce messa in giro sempre dai soliti noti, ricchi di idee balorde ma poveri di ingegno, dei Leonardo Da Vinci alla rovescia insomma, il cui scopo era evidentemente quello di rompere le scatole. Perché, cari amici, a questo si sono ridotti alcuni di noi ormai: provare a spingere a mezzo stampa dei ragazzini che giocano a pallone in una squadra o in un’altra, sperando che ce ne torni qualcosa indietro, mettere il faccione in tv il lunedì sera in un programmino di dubbia utilità facendo a gara con l’esperto di calciomercato di turno a chi la spara più grossa. Nel 2006 i Club Dogo cantavano: «Hanno la faccia come il culo, il loro è un trucco vecchio, e all’occhio quando sparano nel mucchio». Giuffredi da adesso saprà da chi e come doversi guardarsi, lo speriamo.

4. GIOVANNI BRANCHINI E’ dura risalire agli spostamenti del buon Giovanni quando non vuole farsi scoprire. Del resto noi facciamo il misero lavoro di giornalisti, non siamo certo la Gestapo o la Guardia di Finanza, dunque non insistiamo troppo quando qualcuno non vuole farsi trovare per sua legittima (?) scelta. Sicuramente a Branchini è da assegnare l’operazione che ha portato Kingsley Coman dalla Juventus al Bayern Monaco: non è un segreto che Giovanni sia il riferimento italiano della società tedesca e, in particolar modo, di Pep Guardiola e che, come vi avevamo raccontato, era stato già intermediario per il passaggio di Arturo Vidal ai bavaresi, sempre dalla Juventus. Facciamo due più due insomma, ma non è un calcolo difficile: ci si arriva con un minimo di buonsenso. Non si arriva invece a capire in che modo e, soprattutto, in che proporzioni Branchini sia effettivamente di supporto in un’operazione tra club (Bayern Monaco e, nel caso specifico, Juventus), se cioè il suo apporto sia fondamentale o si riduca piuttosto al ruolo di “passacarte” tra le società. Il ruolo acclarato degli intermediari, per chi non ne fosse a conoscenza, è quello di mettere la faccia in luogo di una società che non può o non vuole approcciarne un’altra in maniera diretta: se cioè i tedeschi avessero voluto sondare il terreno per Coman, avrebbero senz’altro chiesto a Branchini di battere una eventuale strada (senza doppi sensi, state buoni). Siamo sempre nel campo delle ipotesi però, anche perché a quanto ci risulta i rapporti tra i tedeschi e Beppe Marotta, dopo anni piuttosto difficili, sono al momento in auge. Tradotto in altri termini e parlando un linguaggio “potabile”: il Bayern e la Juventus ad oggi hanno davvero bisogno di un intermediario? Risposta difficile. Probabilmente sì, visto che, quando si tratta di società e agenti stranieri per l’Italia, un tramite italiano, anche solo per facilità di comunicazione, fa sempre comodo (e Branchini, questo è lapalissiano, lo è a tutti gli effetti). Stabilire però il peso specifico di un intermediario nel complesso di un trasferimento, è tutt’altra cosa e non ci azzardiamo a fornire risposte in merito ma solo, umilmente, a fare domande. Una su tutte: cosa ha fatto davvero il fuggente Giovanni? Lo avremmo chiesto a lui, ma latita quasi meglio di Matteo Messina Denaro. Nel beneficio del dubbio, non possiamo confermarlo agente del mese a danno di chi, invece, ha lavorato alla luce del sole ed in maniera trasparente (spesso anche a proprio svantaggio, perché le figuracce, come le belle figure, sono spesso pubbliche). Si prova a essere coerenti: non vendiamo fumo, se è buono al massimo lo compriamo.

Il piccolo Giovannino si è smarrito da qualche settimana: chiunque dovesse ritrovarlo, ci contatti

3. ALESSANDRO LUCCI In netta, anzi nettissima risalita dopo il decimo posto del mese scorso. L’onestà è talvolta dolorosa e noi, con estrema sofferenza et fatica, dobbiamo ammettere che il lavoro di Lucci nel mese di agosto è stato encomiabile. Ci riferiamo ovviamente alla faccenda Cuadrado: il colombiano sembrava essere entrato a gennaio in un vicolo cieco, con la cessione al Chelsea che, di fatto, si era rivelata un ginepraio. L’esterno ex Fiorentina, per farla breve, era stato iper-valutato dai londinesi, che l’avevano pagato fior di milioni (per la precisione 33), Josè Mourinho però non lo faceva giocare. Insomma, tagliandola corta: i “Blues” dovevano giustificare il proprio investimento, possibilmente però senza svalutarlo. Alla fine è andata come tutti sapete e si è trovato l’accordo per il prestito oneroso con diritto di riscatto a favore della Juventus (pare a 25 milioni di euro). Aspettiamo ancora di sapere chi ha portato materialmente Cuadrado a Londra (se Lucci o chi per lui, magari un intermediario dell’Est Europa parecchio vicino alla Fiorentina) per potergli confidare, sottovoce, dolcemente, piano piano, le nostre discrete impressioni, ma si sa che chiedere a Lucci di dire la verità è come chiedere a Vasco Rossi di rimanere sobrio prima di un concerto. Allora ci limitiamo a premiare Alessandro per aver sfruttato al meglio i propri contatti, fittissimi, con i bianconeri, trovando per Cuadrado una via d’uscita più che degna ad una situazione che rischiava di diventare molto pericolosa. Il colombiano è cascato in piedi, Lucci idem, dunque vissero tutti felici e contenti, come nella fiaba di Pollicino. Lucci Lucci, sento odor di cristianucci.

Lucci Lucci, sento odor di cristianucci

2. BEPPE BOZZO Che sia bravo, lo dicono i contratti firmati, non un editoriale, una pagella o una classifica scritta qui e lì nel variegato mondo del web: questi piuttosto sono mezzucci di cui Beppe non avrebbe alcun bisogno, perché che lavori bene è palese anche senza che altri incensino il suo lavoro. E’ vero che molto spesso un albero che cade e non fa rumore è come se non fosse mai stato abbattuto, ma il fatto di aver riportato Cassano alla Sampdoria, pur tra notevoli difficoltà, non è forse un dato incontrovertibile al di là delle esaltazioni mediatiche di chi ne scrive (noi compresi)? Bozzo è un avvocato, quindi ancor più di altri un professionista competente: il suo modo di relazionarsi ai colleghi può piacere o meno, ma sicuramente non difetta di franchezza. Ciò che talune volte, lo ammettiamo, stentiamo a comprendere, sono gli elogi gonfiati da parte di soggetti appartenenti alla nostra categoria (categoria poi… si fa per dire, dai) e di cui, lo ripetiamo, Beppe non ha bisogno: di più, sono elogi che spesso finiscono col rovinare il suo lavoro, perché artefatti, palesemente scritti per far piacere a lui come ad altri, impugnati da personaggi che poca stima hanno nell’ambiente e da cui Bozzo potrebbe trarre vantaggio solo prendendone le distanze. Un elogio sincero è un vantaggio, un elogio finto è controproducente e questo Beppe deve saperlo, prima che sia troppo tardi. Al di là di tutto ciò, lo diciamo noi non perché lo dicono altri, ma perché così deve essere, l’operazione Cassano merita dieci in pagella secco poiché, opinabile giudizio di chi scrive, l’attaccante barese è ormai un mezzo giocatore e solo tramite un ottimo professionista alle spalle poteva avere la pretesa di tornare lì dove, anni prima, era stato letteralmente cacciato a pedate nel sedere. Bozzo ha mediato, ha saputo aspettare ed alla fine ha affondato il colpo: speriamo sia l’ultimo favore che deve a “Fantantonio” in carriera, perché Cassano è un po’ come i soggetti di cui sopra, quelli che rischiano di rovinare la carriera di un professionista serio, non certo di aiutarla. Ottima anche l’operazione Gerson alla Roma, anche se il brasiliano resta un’incognita, un po’ come tutto il mercato di Walter Sabatini, direttore sportivo di cui ciclicamente si tessono le lodi ma che, per il momento, ha vinto in proporzione più o meno quanto ha vinto il sottoscritto in termini di Premi Pulitzer (“zeru tituli”). Se le vie del Signore sono infinite, quelle del d. s. romanista invece sono finite, nel senso che saranno sì e no un paio (e torniamo al discorso di inizio classifica, quello relativo agli operatori di mercato autarchici che pensano di bastare a sé stessi): Bozzo ha dovuto quindi sapersi imporre per poter anche solo bussare alla porta giallorossa, affinché le sue operazioni non le concludesse qualcun altro maggiormente nelle grazie di chi manda avanti la baracca. Questo modo di fare mercato però è (possiamo dirlo? Lo diciamo) vecchio, arcaico e pure monotono, come un pianoforte che suona solo tre note su sette: qualcosa dovrà pur cambiare, cara Roma. Ultima menzione, fuori classifica, la facciamo per Mateo Kovacic, giocatore che Bozzo ha portato in Italia e che ora gioca nel Real Madrid: vorrà dire tutto o non vorrà dire niente, lo lasciamo decretare a chi legge, non ci interessa farne uno spot pubblicitario, ma andava sottolineata. Questa è una visione dei fatti critica, condivisibile o meno, ma assolutamente aderente alla realtà: le buffonate sul Giana Erminio leggetele altrove.

1. CLAUDIO VIGORELLI Torna in cima alla classifica dopo mesi di assenza, ma resta clamorosamente in testa alla classifica generale con il quarto titolo mensile. Per vincere ad agosto, Claudio, secondo noi, non è che abbia fatto salti mortali, tutt’altro: giusto qualche operazione che in altri tempi avremmo definito “riempitiva” e che invece, nella povertà generale di oggi, smuove le acque. Di Davide Astori alla Fiorentina abbiamo già accennato: il difensore ex Roma non è un fulmine di guerra e probabilmente mai lo sarà, però è abbastanza intelligente da affidarsi a gente competente che ne guidi la carriera, che è sempre meglio di niente. Controversa l’operazione Destro al Bologna: c’è chi dice sia stata buona, chi un flop assoluto e un passo indietro enorme. Noi non affermiamo né l’una né l’altra cosa, aspettiamo che a parlare sia il campo, ci mettiamo però nei panni di un povero procuratore che deve piazzare un attaccante da qualche parte in Italia (perché all’estero Destro non ci è mai voluto andare) e non ha molta scelta. Voi immaginate di dover fare una torta, però non al cioccolato perché fa venire il diabete, non alla panna perché vostra suocera è intollerante al lattosio, non alla nocciola perché fa venire la diarrea, non alla frutta perché non c’è quella di stagione: alla fine vi toccherà fare un ciambellone con quello che avete, sperando magari che alla suocera venga la diarrea comunque. Ecco, Destro al Bologna starà vicino casa, giocherà titolare (alla Roma non sarebbe mai successo, ma probabilmente nemmeno in un’altra big) e guadagnerà un bel po’ di soldi, perché i felsinei, diciamolo fuori dai denti, hanno la grana: si poteva fare più di così? Forse, ma a noi il ciambellone non fa schifo lo stesso. Affare last minute quello che ha portato Chalobah dal Chelsea al Napoli: il ragazzo è un punto interrogativo, quindi meglio non dire troppo, ma Vigorelli il suo l’ha fatto procurando a Giuntoli il giocatore che serviva per tappare un buco a centrocampo. Se va bene, va bene. Se va male, va male e nessuno c’avrà perso comunque niente. Per concludere: Vigorelli sfrutta i contatti e le collaborazioni che gli servono (citiamo i soci De Rosa e Anatriello) senza timore di dover spartire la torta con altri, perché tanto un giorno, presto o tardi, nessuno di noi potrà essere il più ricco del cimitero, quindi tanto vale aiutare e farsi aiutare se la situazione lo richiede, non ama farsi troppa pubblicità ed anzi spesso ripudia quei penosi teatrini tv di fine mercato che, personalmente, mettono un po’ tristezza anche a chi vi scrive, quindi fa il suo zitto zitto e senza rompere le palle a nessuno. Tutto questo poco non ci pare. Poi certo, volendocela dire tutta, anche lui come altri farebbe prima a mandare a quel paese le mele marce piuttosto che accettarne passivamente lo stalking compulsivo che penetra i periodi di mercato e che rende il giornalismo di oggi come un’onda anomala di “cafonal” all’italiana che si infrange copiosa sulla battigia del cattivo gusto, ma sono aspetti di secondo piano di cui non approfondire e sarà pure giusto in ogni caso lasciare libertà agli operatori seri, come Vigorelli e altri, di capire, col tempo, che questi sono solo scenari di fine impero. Lasciamo che la selezione faccia il suo corso. Perché lo farà.

Cafonal all’italiana: in tv l’ultimo giorno di mercato è così

FUORI CLASSIFICA – Qualche menzione d’onore per chi, ad agosto, ha fatto o ha provato a fare. In ordine sparso: Riccardo Calleri (con Vittorio Sabbatini) agente di Ibarbo (dalla Roma al Watford) e Rodriguez (dal Cesena alla Sampdoria). Poteva entrare in classifica, non fosse stato che, scrivendo il suo nome sui motori di ricerca, Google ci ha notificato: “Hai scritto Roberto Calenda, forse cercavi Walter Sabatini”. Mah. Andrea Cattoli, che ha portato in Serie A il giovane Falco (anche se sull’asse Lecce – Bologna sono i Corvino (padre e figlio) che comandano, non certo i procuratori). Roberto De Fanti, che ha intermediato il passaggio di Gokhan Inler dal Napoli al Leicester e poteva intermediare quello di Fabio Borini all’Inter: se solo ci fosse riuscito, parleremmo di tutta un’altra classifica probabilmente. Infine Manuel Montipò, agente di Roberto Soriano ed Eder, due trattative che potevano essere e, lo sapete, per un motivo o per un altro non sono state. In ogni caso Montipò non potrà rammaricarsi più di tanto, essendo notoriamente un robot creato per non provare emozioni ed eseguire i chip di mercato installatigli sotto pelle: “Montipot robot” è il degno successore di Emiglio

Attenzione: Emiglio è abilitato a rispondere alle domande dei giornalisti, Montipot Robot no (batterie incluse)

Claudio Vigorelli è il procuratore del mese di agosto: hip hip… hurrà!