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2015

CN24 Awards – Top 10 procuratori, luglio

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I 10 agenti più influenti sul mercato del mese di luglio: la classifica

“Estate, è dove accadono cose: incontri, scontri, ingaggi, qualche schizzo di calciomercato. E’ lavarsi con il mare, asciugarsi con le prime pagine dei quotidiani sportivi, tanto un’ora dopo sono già vecchie. Giocatori rubati all’Al-Ittihad e riveduti al Gavorrano, centrocampisti di seconda mano. Corro con 500 euro davanti ad Ausilio, me li prende e ci compra Jovetic. Assaggio tutto: gli italiani, i brasiliani, gli argentini, i nigeriani magari meglio di no. Andiamo in giro per l’ATA, cerchiamo uno svincolato, troviamo solo una rotula di Pato. Partiamo, non partiamo, non ci sono i soldi: facciamo una rapina al presidente del Chievo, alla fine siamo noi che gli dobbiamo 100 euro. Il temporale, il sole, le commissioni agli agenti tunisini che non conoscono nemmeno l’italiano. I conti li farò quando sarò tornato, devo ancora 100 euro al presidente del Chievo. La notte, il buio, le stelle, provare a cedere Zaccardo, ritrovarselo sotto casa. Montagne di telefonate spese: Calcionews24 Awards, ecco l’agente del mese”.

 

UN NUOVO CAPITOLO – Mercato mosso o poco mosso a luglio sulle coste italiane, per chi volesse immergersi, è consigliabile non allontanarsi troppo dalla riva. Qualcosa in verità è successo negli ultimi giorni, ma ve lo racconteremo passo dopo passo. Quello che invece possiamo raccontarvi subito è di come, ultimamente, sia diventato per noi un po’ difficile mantenere una certa coerenza nel riuscire a giudicare l’operato degli operatori di mercato (scusate il giuoco di parole) senza imbatterci nelle solite quattro abominevoli banalità sparate dal procuratore, dal dirigente o, perché no, dal giornalista di turno. Perché la verità è che la vita è dura, ma ancora più dura se sei italiano ed hai a che fare con quelli che, usando un poetico e romanticissimo francesismo, a Roma chiamano “cazzaroni”. Sempre più diffusa poi la tendenza di molti a sentirsi, ma ve ne sarete senz’altro accorti nelle dichiarazioni rilasciate qua e là da taluni di questi scienziati, come parte imprescindibile di un meccanismo che, senza di loro, non avrebbe motivo di andare avanti. La realtà, per quanto infame, è invece un’altra: siamo tutti ingranaggi della medesima ruota, misere rotelline più o meno facilmente sostituibili. Non esiste un agente, un dirigente e soprattutto un solo giornalista senza il quale la ruota non girerebbe comunque: accettarlo sarebbe il passo iniziale per cominciare ad essere un po’ più noi stessi ed un po’ meno chi gli altri si aspettano che noi siamo. Se poi c’è chi se la tira perché di suo è proprio così e dunque non finge, non fateci troppo caso: avrete semplicemente trovato lo scemo della classe.

LA CLASSIFICA – Categoria procuratori, ecco la classifica del mese di luglio:

DAI UN’OCCHIATA ALLA CLASSIFICA DI GIUGNO 2015

10. ALESSANDRO LUCCI Perché continuiamo a mettere ancora in classifica Lucci? Ce lo chiediamo spesso, ma una risposta lucida evidentemente non l’abbiamo. Alessandro Lucci è un personaggio controverso del calciomercato: partito dal mondo della moda, è finito al calcio. Da Dolce&Gabbana a Montella gabbato, da Fendi a vendi. Nelle ultime settimane di lui si è parlato in termini chiaroscurali. Merita sicuramente di essere ritenuto tra i procuratori più influenti del mercato italiano per tante operazioni portate a termine con successo: non ultima quella che riguarda il rinnovo di Leonardo Bonucci, giocatore soffiato qualche mese fa a Davide Torchia. Fin qui tutto molto bello, al di là dei confini italiani però per Lucci c’è tutto un mondo da scoprire. La vicenda Cuadrado ha fatto riflettere in molti: il colombiano, finito a gennaio al Chelsea, è già un esubero di mercato, uno dei tanti giocatori bruciati da Mourinho il tempo di mezza stagione. Nelle ultime settimana l’esterno era stato proposto in Italia (ad Inter e Juventus), ma a parlare a suo nome e per suo conto non è stato Lucci, bensì Fali Ramadani, agente di Jovetic e di chi più ne ha più ne metta, ma soprattutto intermediario prezzemolino del mercato europeo in ottimi rapporti con la Fiorentina. Che Lucci abbia voluto smentire che a curare gli interessi di Cuadrado all’estero siano altri procuratori, ci fa piacere, che non abbia comunque spiegato le modalità con cui opera all’estero, un po’ meno. Non è un mistero che, al di fuori degli agenti con una grossa visibilità internazionale, un po’ tutti i procuratori italiani si affidino infatti per le operazioni estere ad intermediari dal respiro più ampio (cosa buona e giusta), se così pure fosse dunque, perché nasconderlo? Tradotto: chi è stato il reale artefice dell’operazione Cuadrado al Chelsea? E’ la storia del mercato, ragazzi: fintanto che un’operazione è di successo, in tanti vogliono prendersene i meriti, quando poi l’operazione si tramuta però in un mezzo fallimento, non è mai chiaro chi abbia fatto cosa. Ci saremmo aspettati una presa di posizione netta, dichiarazioni che spiegassero chi ha portato il colombiano al Chelsea a gennaio e, allo stesso modo, spiegassero chi nelle ultime settimane ha spinto nuovamente il giocatore in Italia. La stessa persona? Il suo agente? Un intermediario? Entrambi? Adam Kadmon di “Mistero” non perda tempo a cercare una risposta, perché tanto Lucci parla solo quando gli conviene a chi gli conviene, non accetta le domande scomode, non ama che il telefono squilli.

 

9. GIAMPIERO POCETTA Difficile scegliere un nome veramente “influente”, ma nel vero senso della parola, da inserire in classifica: nei mesi più caldi della nostra traversata, sarebbe d’uopo spiegare ai tifosi chi e come riesce davvero ad influire, cioè ad incidere, su una determinata trattativa di mercato. Se così non fosse, saremmo tutti procuratori, un po’ come in Italia sono tutti giornalisti, medici, scienziati a vario titolo e letterati fini conoscitori dell’arte del nulla. Sarebbe troppo facile. Pocetta è l’agente che ha portato Gregoire Defrel dal Cesena al Sassuolo, uno dei procuratori che nelle ultime settimane più hanno indirizzato in un senso più che in un altro. Con una certa dose di stile, Pocetta lo ha fatto nel pieno rispetto e nel pieno interesse del proprio assistito, un giocatore preso anni fa, quando viveva una situazione umana molto difficile, e portato in Serie A. Che l’interesse di un giocatore non debba necessariamente coincidere con l’interesse di una società è palese, Monsieur de La Palice, e nella fattispecie l’interesse (anche perché no economico, sarà mica un delitto ambiare a guadagnare di più) di Defrel non ha conciso con quello del Palermo, braccino corto più spesso che volentieri negli ultimi anni, ma con quello del Sassuolo, società dalle risorse importanti e dalle ambizioni grosse. La trattativa Defrel è stata un manuale di buona scuola: il giocatore era sul mercato dopo la retrocessione del Cesena ed il fallimento del Parma (che deteneva metà del suo cartellino), il procuratore ha attirato le sirene di mercato di più società (almeno una decina tra estere ed italiane) ed alla fine ha chiuso con quella che soddisfava al meglio le richieste tanto del Cesena quanto dell’attaccante, il tutto senza trucchetti o inutili esercizi di retorica da quattro soldi, ma in maniera semplice e lineare. E’ il calciomercato, non una conferenza dell’ONU sul nucleare: se fatto bene, non nausea ancora del tutto.

8. FABIO ALGERI Ci eravamo ripromessi, all’inizio della nostra “missione”, di dare maggiore spazio ai giovani meritevoli: Fabio Algeri è uno di questi. Il lavoro del procuratore riccionese è in condominio con quello di Lorenzo Marronaro e Luca Puccinelli (meglio noti come gli agenti di Alberto Gilardino ed Alessandro Diamanti). Come sempre, citiamo uno, il più meritevole, per citare tutti. Tante le operazioni portate a termine nell’ultimo mese dal trio: molto positive quelle messe a segno con le neo-promosse Carpi et Frosinone. Prima tra queste quella riguardante Andrea Lazzari, centrocampista svincolatosi dopo alcune stagioni buie tra Udinese e Fiorentina, finito ai carpigiani: non un colpo di primissima mano (e nemmeno di primissimo pelo), ma un’operazione intelligente condotta a favore di una società che, a detta di tutti, pare sana e con le idee chiare. A Frosinone è finito invece Aleandro Rosi in prestito dal Genoa: va bene così, poiché nel mercato due punto zero (perché chiamarlo “della crisi” non fa fico) è anche importante catalogare i giocatori in base al target e piazzarli lì dove potrebbero meglio rilanciarsi. Niente più Mudingayi all’Inter e Almiron alla Juventus, tanto per spiegarci, ma giocatori utili a club proporzionali alle proprie potenzialità e in piazze affamate di calcio. E’ giusto. Da segnalare anche l’intelligente operazione che ha portato Mounir Obbadì (ex Hellas Verona) al Lille, anche se l’attesa rimane tutta per il futuro di Gilardino.

7. PATRICK BASTIANELLI In risalita di un paio di posizioni rispetto allo scorso mese l’agente di Khouma el Babacar, fresco di rinnovo (finalmente) con la Fiorentina. Un rinnovo atteso con pazienza, perché altrimenti non poteva essere con i biblici tempi della Fiorentina, società di cui un processo decisionale ha la stessa celerità della file in posta con un solo sportello. Portare due talenti purissimi come Babacar e Bernardeschi (poi ne parleremo), per i toscani, in prossimità della scadenza, sarebbe stato un gesto alla Tafazzi cui, sinceramente, non credevamo (anche se è pur vero che con i viola negli ultimi anni ne abbiamo viste di tutti i colori). Ha pagato quindi alla fine la tattica di Bastianelli, che ha atteso l’offerta giusta di rinnovo senza troppa ansia, porgendo comunque l’orecchio ad eventuali club interessati al senegalese. Molto buona anche l’operazione che ha portato Lorenzo Crisetig al Bologna: il centrocampista scuola Inter aveva fatto intravedere qualcosa di buono lo scorso anno a Cagliari, forse abbastanza per meritarsi la conferma in Serie A. Con una buona dose di diplomazia alla fine Bastianelli è riuscito a chiudere il rapporto (prestito biennale) con i sardi un anno prima della naturale scadenza, portando il ragazzo in una piazza ambiziosa dove potrà trovare spazio. Di livello infine anche il colpo di coda con cui Patrick ha indirizzato Luca Bittante, protagonista l’anno scorso con la maglia dell’Avellino, dalla Fiorentina all’Empoli. Giusto insomma che un procuratore dia ai propri giocatori l’opportunità di mettersi in risalto nelle piazze di massima serie: far fare il salto a un giovine, per quanto di prospettiva possa essere, è sempre un azzardo, ma gli azzardi sono il sale dell’evoluzione. Se miliardi di anni fa un nostro progenitore non avesse azzardato a strofinare due pietre focaie tra di loro, a quest’ora forse mangeremmo carne cruda e non avremmo di che scaldarci.

6. MARIO GIUFFREDI In discesa rispetto alla seconda strepitosa posizione del mese scorso (merito soprattutto dell’operazione Valdifiori) l’agente napoletano, che comunque anche questo mese ha avuto modo di dire la sua con l’affare che ha portato Luigi Sepe alla Fiorentina. Operazione molto intelligente da parte del procuratore (colui che per definizione è chi ha a cuore la crescita sportiva del proprio atleta), un po’ meno furba da parte dei viola, che prendono in prestito secco dal Napoli un estremo difensore di ottime speranze col rischio di farlo giocare, valorizzarlo e perderlo senza nemmeno la chance di poterlo riscattare: ma perché? Per Sepe comunque la possibilità di potersi esprimere ad alto livello in una piazza dove di spazio, per lui, potrebbe essercene in abbondanza (il primo designato, Tatarusanu, non ci pare onestamente ‘sto gran fulmine di guerra) e l’agente c’ha visto molto lungo quando ha capito che a Napoli, col ritorno di Reina, per il proprio assistito poteva esserci poco spazio. Molto furba anche la scelta degli azzurri, che hanno ceduto temporaneamente un ottimo giocatore che già nelle prime apparizioni pre-campionato ha saputo mostrare di che pasta è fatto (già l’anno scorso ad Empoli avevamo comunque notato qualcosa). Per Giuffredi, dopo mesi trascorsi ad altissimi ritmi, inizia ora una seconda fase sul mercato, dedicata più che altro ai tantissimi giocatori (praticamente una squadra di calcio, tra titolari e riserve) della sua scuderia che giocano in serie cadetta. A dire la verità un’ultima cartuccia da sparare, per la Serie A, ci sarebbe: Cristiano Biraghi, difensore dell’Under 21 l’anno scorso in prestito al Chievo ed attualmente in ritiro con l’Inter. Anche per lui la chance di poter approdare ad Empoli, forse ad oggi la piazza che più potrebbe confacersi alle sue esigenze.

5. ULISSE SAVINI In lieve discesa rispetto alla quinta posizione dello scorso mese, ma sempre presente nella nostra classifica Ulisse Savini, reduce a luglio da un paio di colpi da procuratore ancora prima che da intermediario (attività che ultimamente aveva privilegiato). Il primo riguarda Modibo Diakitè, difensore finito al Frosinone dopo la parentesi di Cagliari: un’idea buona per un giocatore che ha voluto rimanere a tutti i costi in Italia, privilegiando lo stile di vita ai soldi. Scelta nettamente opposta a quella di Luis Pedro Cavanda, che ha lasciato la Lazio per finire al Trabzonspor: a Trebisonda non è che si viva granché bene, tanto per capirci, ma da quelle parti pagano alla grande. Del resto, e lo diciamo con estrema onestà intellettuale, mantenere ad alto livello un giocatore dalle basse potenzialità come Cavanda è di per sé un evidente merito di chi lo segue (visto che il congolese si è messo in evidenza negli ultimi anni più per il quoziente intellettivo che per il quoziente tecnico, il primo pari a quello di Flavia Vento, il secondo pure). Da spiegare, anche se in soldoni perché non vogliamo di certo tediarvi, la questione Salah: Savini era inizialmente parte dell’entourage dell’egiziano, protagonista della vicenda che lo ha visto rompere con la Fiorentina (con cui aveva un’opzione di nuovo prestito annuale dal Chelsea) per la Roma. Non entreremo nei tecnicismi della giurisdizione sportiva e delle clausole extra-sportive, mangime più per notai e burocrati che per operatori di mercato, ma ci limiteremo a dire che le modalità con cui Salah ha rotto con la piazza viola sono degne in effetti più di un dilettante che di un professionista ambito da mezza Europa. L’avvocato che ha seguito in prima vicenda dopo l’uscita di scena di Savini, poi, è il perfetto esempio di tutto ciò che un procuratore dovrebbe fare per attirare su di sé l’attenzione in termini negativi: tweet da terza elementare e interviste degne del Bagaglino ai tempi di Pippo Franco. Giusta in sostanza la scelta di Ulisse di mollare quel baraccone balordo che era diventato ormai l’entourage di Salah, un po’ meno comprensibile la scelta della Roma, squadra di professionisti, di scendere a patti con gente che invece sta al professionismo più o meno come Don Mazzi sta al Cocoricò. Del resto però, al di là del dato morale, l’egiziano resta un gran giocatore, poco da dire. Speriamo si trovi pure un grande agente.

4. GIUSEPPE RISO Risalita di ben quattro posizioni rispetto al mese passato per uno dei più giovani agenti della nostra classifica. Il lavoro di Riso è frutto di scelte giuste e assolutamente ordinarie: c’è molto di straordinario, talune volte, nell’ordinarietà e nella semplicità di ciò che facciamo. Non è una frase da Bacio Perugina, o forse sì, ma un dato di fatto. Riso con estrema saggezza a luglio è riuscito ad assecondare il passaggio di Daniele Baselli dall’Atalanta al Torino: in molti davano il centrocampista di Manerbio come possibile candidato ad una piazza di primo piano (Milan o Fiorentina), noi per primi. Sarebbe stato un colpaccio? Probabilmente sì. Un colpaccio sbagliato però. Baselli, a 23 anni, è uno di quei giocatori che ha bisogno di scelte ordinarie, di giocare cioè in squadre di ottimo livello, con allenatori di grandissima esperienza (come Ventura) senza la pressione di sentirsi arrivato. Torino è stata una scelta giusta, che magari non varrà a Riso il podio in breve termine, ma che potrebbe fruttargli molto sulla distanza. Molto ordinaria anche la scelta di assecondare la volontà del Sassuolo nel tenersi Sime Vrsaljko: andare a Napoli, sì, ma a che pro? Possibile che il croato magari negli ultimi giorni di mercato vada in azzurro, ma per il momento, in un mondo in cui per un procuratore è più facile farsi schifare dalle società che farsi amare, troviamo saggia la scelta di Riso: non fare la guerra a nessuno, ma rimanere in attesa. Ultima menzione, a cui particolarmente teniamo, per una scelta di comunicazione straordinariamente ordinaria: l’agenzia di Riso (GR Sports Agency) nei mesi scorsi ha scelto di aprire un profilo Twitter istituzionale dal quale comunicare. Una scelta semplice, no? Ordinaria? Non per il calcio italiano, il posto in cui alcuni direttori sportivi se gli parli di Whatsapp e Instagram ti rispondono: «No grazie, non ho mai avuto malattie veneree». Dal profilo Twitter della sua agenzia (che qui potrete vedere) Riso comunica con le testate più importanti postando foto ed ufficialità. Ci voleva tanto? Chiedetelo a tanti procuratori, imparanoiati dalla volontà di apparire a tutti i costi in tv e poco propensi a saper usare un tablet.

3. CLAUDIO VIGORELLI Rimane in terza posizione Vigorelli, questo mese più a suo agio nella veste di intermediario che in quella di procuratore. Claudio è stato l’uomo che ha portato Wojciech Szczesny (non provate a pronunciarlo, vi preghiamo) dall’Arsenal alla Roma. Un’operazione nata e finita nel giro di pochi giorni, una mossa furba da parte dei giallorossi e supportata da Vigorelli con una certa naturalezza, senza proclami o dichiarazioni bomba. Molto semplicemente i capitolini volevano un portiere, avevano individuato in quello dell’Arsenal un obiettivo di livello e, tramite l’ausilio di un intermediario, hanno chiuso l’affare. Facile come bere un bicchier d’acqua. Lo zampino di Vigorelli è anche nella trattativa che ha portato Mario Gomez dalla Fiorentina al Besiktas: l’agente milanese ormai da un po’ di tempo ha provato ad allargare i propri orizzonti verso il calcio turco (vedasi Et’o – Antalyaspor) e nessuno meglio di noi, che con i tifosi turchi spesso abbiamo a che fare, può apprezzare lo sforzo. Dell’operazione Astori – Fiorentina parleremo più compiutamente mese prossimo (in relazione ad agosto), ci preme però raccontare la vicenda che ha visto saltare il passaggio del difensore al Napoli. Anzi, lo abbiamo già fatto. Tutto ciò che c’è da dire riguarda la volontà compiuta del giocatore di non approdare in azzurro dopo una serie di malintesi (se così possiamo chiamarli). Questioni all’interno delle quali un procuratore può poco e niente in buona sostanza, se non darsi alla ricerca di un’alternativa di pari livello o quasi. Vigorelli è per il momento ancora in testa alla classifica generale con tre classifiche mensili messe in tasca, anche se alle sue spalle infuria la battaglia.

2. BEPPE BOZZO Al di là degli affari Gerson e Cassano, di cui parleremo più esaustivamente mese prossimo, Beppe Bozzo risale la china dopo un mese, quello di giugno, trascorso in attesa dell’affare giusto. Di affari giusti, entriamo quindi nello specifico, a luglio gliene sono capitati diversi, tutti ugualmente importanti e di livello: decisiva la mediazione che ha portato Fernando alla Sampdoria. Il centrocampista ex Shakhtar Donetsk è un giocatore perfino al di sopra delle potenzialità blucerchiate, uno di quelli che avrebbe potuto guadagnare di più e meglio altrove, ma che ha preferito mettersi alla prova in una piazza di grandissima tradizione in un campionato complicato. Bozzo ha intercettato con il suo radar la volontà del giocatore e lo ha piazzato lì dove poteva fare più comodo. Ora palla a Zenga. Di straordinario livello anche la mossa che ha portato al rinnovo di Bernardeschi, forse il talento più limpido della new generation italiana, un ragazzo che comincerà per la prima volta a guadagnare cifre importanti (sperando non si monti la testa) e che il suo agente ha seguito passo passo negli ultimi mesi. Ultimo, ma non ultimo, il grandissimo colpo che ha portato Stefano Okaka all’Anderlecht, da emarginato nella Sampdoria a botto di mercato della squadra belga. Okaka ha praticamente raddoppiato il suo ingaggio al culmine di una stagione, quella passata, non certo positivissima dal punto di vista personale (appena 4 gol segnati in 34 presenze, un po’ pochini per una punta). Facile vincere ad Indianapolis con una Ferrari, ma provateci con una 500… In un altro momento il lavoro di Bozzo sarebbe stato premiato (nemmeno forse a sufficienza) con il primo posto in classifica e moralmente gliene concediamo atto. Al di là di questo però, e ne siamo contenti, il bello della competizione sta nel poter battagliare con “avversari” (termine forse non del tutto corretto) di caratura. E’ il motivo per cui il campionato scozzese è meno divertente di quello italiano.

1. GIOVANNI BRANCHINI Si riconferma alla numero uno della nostra hit-list dei procuratori italiani Branchini, anche se mai come questo mese la scelta era ardua e dolorosa. Branchini, da agente, affonda due stoccate di sicuro interesse. La prima: Jonathan Biabiany all’Inter. Svincolato da una società fallita, inattivo da un anno, con problemi di cardiopatia, il francese è in una delle migliori quattro squadre del nostro campionato sulla carta. Come c’è riuscito, forse, non lo sa nemmeno lui, ma può chiederlo al suo procuratore. Tutti di sicuro vorremmo un angelo custode che ci trovi un lavoro (e ci faccia guadagnare più che bene), anche quando non possiamo nemmeno correre: sarà per il fatto che, magari, in casa Inter più di qualcuno doveva un favore a Branchini per operazioni del passato iniziate male ma finite bene grazie al suo intervento… ma è solo una nostra idea, chiaro. Seconda stoccata: Angelo Ogbonna, altro giocatore iper-valutato rispetto alla reali prestazioni in campo, dalla Juventus al West Ham. Se Biabiany aveva la scusa di non poter giocare, insomma, Ogbonna in talune circostanze in campo, qualcuno se lo ricorderà, c’aveva messo piede purtroppo. La bravura del giocatore, in sé per sé, non si discute, forse però quello bianconero non era il contesto adatto a lui e chissà che a Londra, in una piazza un po’ meno ambiziosa, non possa ritrovare continuità. Di sicuro però lì troverà un ingaggio pazzesco ed anche la fiducia di una società che lo ha pagato oro e che di certo non potrà non valorizzare il proprio investimento. Ciò che vale a Branchini il primo posto è l’intermediazione, non sappiamo quanto incisiva, ma di sicuro importante, nell’affare Vidal – Bayern Monaco. In tempo di crisi avere a disposizione amici tedeschi, anche con un certo potere economico, è cosa buona e giusta: Branchini, non è una novità, lavora da anni ormai a stretto contatto con la società bavarese, che si è avvalsa della sua consulenza anche per l’affare Schweinsteiger – Manchester United (di cui comunque non terremo conto perché estero su estero). Se nel prossimo mese sulla via della Juventus dovesse dunque finirci un Mario Gotze qualsiasi, sapremmo già a chi rivolgerci.

FUORI CLASSIFICA – Cominciamo dalle note positive, ovvero da SEG International, agenzia che lavora in ambito planetario (ma in particolar modo olandese) e che non abbiamo potuto inserire in classifica solo per rimanere coerenti con la filosofia del nostro premio, un contest ad personam e non rivolto alle agenzie in quanto tali. Di cose da dire però su SEG ce ne sarebbero tante: dall’affare che ha portato Hoedt alla Lazio, a quello più recente che ha portato de Roon all’Atalanta. Senza contare quello che han portato Robin van Persie al Fenerbahce o, udite udite, quello che ha portato l’ex ragazzo prodigio Ibrahim Afellay allo Stoke City (squadra che in rosa ha più vincitori di Champions League del Milan: se vi pare una battuta, non avete proprio una mazza da ridere, perché non lo è). Menzione d’onore anche per Edoardo Giusti, giovane procuratore che con la GGXX è molto attivo in ambito giovanile. Tornando invece al discorso di partenza della nostra classifica, quello riguardante ruote ed ingranaggi, non possiamo non fare mistero di una certa idiosincrasia nei confronti di Dario Paolillo, procuratore di Mastour (qualche mese fa il suo nome salì alla ribalta per una sfuriata nei confronti di Mino Raiola, che aveva definito un “circo” quello messo in piedi intorno al giovane fenomeno marocchino del Milan): non amiamo le vuote parole, dentro e fuori i virgolettati, da parte di procuratori già arrivati, ci piacciono di conseguenza ancora meno quelle di chi non è ancora arrivato proprio da nessuna parte. Capitolo tragico della nostra classifica (ma forse per l’intera categoria) colui che risponde al nome di Silvio Pagliari (già vi avevamo avvertito mesi fa, in una delle nostre classifiche, circa l’ostentata prosopopea del soggetto in questione): la sua sparata riguardante il rapporto tra Manolo Gabbiadini e il Napoli non è piaciuta a molti. In primo luogo perché un procuratore che mette in una situazione di imbarazzo uno dei suoi giocatori, specie se molto giovane, non sta facendo di certo gli interessi del ragazzo, al massimo i suoi (ma la pubblicità che torna indietro da certe dichiarazioni non è certo positiva, si sappia). In secondo luogo perché, per quanto bravo, Gabbiadini non ci risulta essere ancora un giocatore affermato, Messi o Pelè, tale da richiedere di essere titolare in una squadra che, potenzialmente, potrebbe lottare per lo Scudetto. Non lo ha fatto un figlio di Napoli come Insigne, costretto a cambiare ruolo (con ottimi risultati per altro) e non vediamo perché debba farlo un giocatore arrivato a gennaio dalla Sampdoria. Torniamo a ripetere: il calcio è una ruota formata da sostituibili ingranaggi e tutti siamo precari. Non ci risulta esistere un procuratore con un mandato vita natural durante di un calciatore. Su Di Campli odiamo dire “ve l’avevamo detto”. Però ve l’avevamo detto.