Impazza la Gnonto-mania, ma i problemi non si risolvono così
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Editoriale

Impazza la Gnonto-mania, ma i problemi non si risolvono così

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L’esplosivo impatto di Willy Gnonto in maglia azzurra fa ben sperare ma lascia nuovi interrogativi sulla gestione dei giovani talenti nel calcio italiano

I giorni della Nazionale si sono trasformati nei giorni di Wilfried Gnonto, improvvisamente al centro del mondo azzurro dopo l’assist decisivo per Pellegrini nella sfida di Nations League pareggiata dall’Italia contro la Germania.

D’altro canto è umano affidarsi a nuove e brillanti stelle nel momento più buio del ciclo di Roberto Mancini. Il palcoscenico è però riempito da un insospettabile, questo ragazzo classe 2003 che ha stupito tutti con la sua accelerazione dirompente in campo, così come i palati più raffinati con le dichiarazioni nel post partita.

Umiltà, intelligenza, disponibilità e sorriso per “il latinista del gol”, uno che ama gli idiomi antichi quasi quanto sfondare le porte avversarie. E già solo per questo meriterebbe una menzione per il tentativo di provare a scardinare lo stereotipo del giovane calciatore tutto Instagram e lusso sfrenato.

Ma il caso Gnonto è anche paradigmatico di un sistema che, in Italia, funziona malissimo nella gestione e valorizzazione del talento. La scelta di Willy è stata coraggiosa e in controtendenza con le nostre abitudini: lasciare il mondo Inter da minorenne per mettersi subito alla prova con il calcio dei “grandi”, anche in un campionato secondario come quello svizzero.

E lui stesso lo ha spiegato chiaramente, perché i giovani devono giocare il più possibile e perché il nostro campionato Primavera non è sufficientemente formativo. Ma non è al contempo pensabile che tutti gli altri Gnonto abbandonino i club italiani così prematuramente per cercare fortuna all’estero.

Servono riforme e servono cambiamenti di mentalità, cose già dette e scritte in mille altre occasioni: ma quando succederà per davvero? Domanda retorica, ovviamente. E allora godiamoci la spontaneità di Willy, senza caricarlo di eccessive pressioni e senza considerarlo il nuovo Salvatore della Patria.