Inter, Conte ha perso il tocco magico: i comprimari non esaltano più
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Inter, Conte ha perso il tocco magico: i comprimari non esaltano più

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Antonio Conte è uno degli allenatori più bravi a far esaltare quei giocatori “comprimari” che ogni squadra ha: all’Inter non succede più

(Sandro Dall’Agnol)

Se c’è un allenatore che, per definizione, tutti consideravano in grado di cavare il sangue dalle rape, beh, quello era proprio Antonio Conte. E sembra ancor più strano dover utilizzare i verbi all’imperfetto. Se nelle ultime ore l’opinione del tifo nerazzurro si sta spaccando sul proprio allenatore, molto va ricercato nell’assioma precampionato secondo cui la sola e semplice presenza al timone di comando del tecnico salentino potesse colmare buona parte del gap con la Juventus.

D’altronde, il passato parlava chiaro in questo senso. Nel triennio scudettato all’ombra della Mole, un ruolo chiave ebbero i vari Matri e Pepe, Giaccherini e Giovinco, per non parlare di quel Padoin diventato talismano a furor di popolo. E come non esaltarsi al ricordo dell’Europeo 2016, quando l’Italia di Antonio Conte fece sognare a suon di combinazioni Eder-Pellé e di sgroppate tutto cuore del feticcio Giaccherini o di Darmian. Tutti eccellenti professionisti, ma giocatori ragionevolmente di seconda fascia che il solo tocco magico del coach riuscì a trasformare in oro. Esattamente ciò che sta più mancando nella stagione dell’Inter.

Perché sin qui, prestazioni alla mano, tutti o quasi i big hanno soddisfatto le aspettative: Lukaku e Lautaro sono per affinità e pericolosità tra le migliori coppie in Europa, Brozovic, Sensi (prima) e Barella (poi) raramente hanno sbagliato partita, De Vrij e Handanovic garanzie assolute di rendimento e affidabilità. Se a una consolidata spina dorsale aggiungiamo un Eriksen in evidente crescita, basterebbe realmente un adeguato supporting cast per rendere grande la formazione nerazzurra.

L’assurda traversa di Gagliardini rischia invece di passare alla storia della stagione come beffardo e drammatico simbolo delle lacune: la prova definitiva di immaturità delle seconde linee, quasi mai realmente determinanti per l’agognato salto di qualità. Quel salto di qualità che avrebbe dovuto garantire Antonio Conte, trasformando onesti comprimari in soldati perfetti e funzionali. Un miracolo che sin qui, nell’avventura nerazzurra, non è ancora riuscito.