Lazio, Immobile: «Scarpa d'Oro, che emozione. Sulla Nazionale...»
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Lazio, Immobile: «Scarpa d’Oro, che emozione. Sulla Nazionale…»

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Ciro Immobile si è raccontato durante una diretta su Twitch con lo youtuber MikeShoSha: le parole dell’attaccante della Lazio

Ciro Immobile si è raccontato durante una diretta su Twitch con lo youtuber MikeShoSha. Le dichiarazioni dell’attaccante della Lazio.

ITALIA – «Con la Nazionale abbiamo dovuto fare delle trasferte impegnative. A livello organizzativo tutto bene, anche se siamo molto limitati dal Covid».

TIFOSI – «Ci sono state partite da pienone quest’anno. A noi mancano tanto i tifosi. Quando devi recuperare una partita, col pubblico che ti dà una spinta, hai una motivazione in più. Adesso cambia la stessa cosa giocare in trasferta e in casa. Sono quel tipo di giocare che quando va in trasferta e viene fischiato, si carica ancora di più. C’è qualcuno più freddo, che subisce l’assenza ma non più di tanto. I giocatori che vogliono il calore del pubblico, sono limitati. Io sono così. Questa mattina abbiamo festeggiato Radu, era anche un po’ commosso. È stato emozionante».. 

SCARPA D’ORO – «Non ho messo a fuoco fino a quando non me l’hanno consegnata. Vedi realizzati tutti i tuoi sogni, sono soddisfazioni. Il lavoro che ho fatto ha pagato. Il problema dei rigori per l’attaccante è che hai tutto da perdere, se il portiere lo para, diventa un eroe. Ne ho tirati parecchi negli ultimi minuti, quando il pallone pesa dieci chili. Mia mamma non li guarda. Quando sta a casa va al giardino, quando sta allo stadio se ne va nell’area quella del buffet».

NUMERO 17 – «L’ho presa quando giocavo a Pescara, non si potevano usare numeri oltre il 25. Mi sono trovato bene, m’è piaciuto. L’ho confermato quando ho conosciuto Jessica, perché lei è nata il 17 luglio».

CALENDARIO – «Quest’anno è stato un po’ difficile, non c’è stato un inizio e una fine. Poi in generale la stanchezza la gestisci con i nutrizionisti, fisioterapisti. Non uscirai mai dal campo senza una botta, un acciacco. Il lavoro che c’è intorno a noi è fondamentale».

HOEDT – «È un bravo ragazzo, parla poco. Si dedica molto alla cura del corpo, un professionista. Sta sempre in palestra. Nello spogliatoio tutti parlano benissimo italiano».

MURIQI – «Muriqi è quello arrivato da meno tempo, capisce tutto ma parla il giusto. La costruzione della frase te la sa fare, e non è neanche semplice».