Meravigliosa Germania ma non chiamatelo perdente - Calcio News 24
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2014

Meravigliosa Germania ma non chiamatelo perdente

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Il colpo dei tedeschi campioni del mondo nella patria del futebol bailado. E Messi…

GERMANIA ARGENTINA BRASILE 2014 FINALE – La notte più attesa è arrivata ed ha messo di fronte due mondi opposti ma belli allo stesso modo: la razionalità della programmazione tedesca contro l’irrazionalità del talento argentino. Che poi questa Germania si sia rivelata molto più esuberante del previsto e che questa Argentina molto più equilibrata delle aspettative è un rovesciamento di modelli che soltanto in un Mondiale può verificarsi. E’ stato stupendo a prescindere dall’esito: una magia viverlo da calciatore, un’indescrivibile emozione raccontarlo.

LE IMMAGINI PRE-FINALE – Germania ed Argentina hanno meritato oltre ogni ragionevole dubbio di partecipare alla finale del Maracanà: i tedeschi ci hanno lasciato in eredità l’umiliante 1-7 inflitto ai padroni di casa del Brasile – macchia incancellabile nella storia calcistica del Paese del futebol bailado – ed un percorso fatto di talento e serietà. Le parole di Loew alla vigilia – “Vogliamo vincere la finale ma se perderemo non è un problema, il futuro è assicurato” – non sono affatto dichiarazioni timorose quanto invece la filosofia di un sistema perfettamente funzionante: noi arriviamo sempre, prima o poi vinciamo. E del resto lo insegna la storia: sconfitta in finale a Spagna ’82 e Messico ’86, la Germania ha trovato la forza interiore per tornare in finale ad Italia ’90 – terza volta consecutiva – e vincere la Coppa. Questione di attributi. La fotografia consegnata invece dalla Seleccion è tutta negli occhi della squadra al momento del rigore realizzato da Maxi Rodriguez nella semifinale con l’Olanda: l’Argentina in finale ci ha consegnato due Mondiali, quello disputato da tutti e quello tutto personale di Leo Messi alla rincorsa del mito Diego Armando Maradona.

NON CAMBIA LA STORIA – Partiamo proprio da qui: Leo Messi non ce l’ha fatta. La rincorsa termina proprio in finale, esattamente al 114’ minuto della storica finale del Maracana quando ne mancavano soltanto sei alla lotteria dei calci di rigore. Non è un fallimento: non può esserlo. L’Argentina ha sfiorato il colpo grosso e lo deve in gran parte al suo fenomeno: trascinatore assoluto nella prima parte con quattro perle una più bella dell’altra, poi l’assist decisivo a Di Maria negli ottavi con la Svizzera ed il seguente calo di rendimento. Oggi la Seleccion è arrivata per tre volte davanti a quel mostro di Neuer fallendo tre clamorose occasioni – in ordine con Higuain, Messi ed il subentrato Palacio – ma non è escluso che ci possa riprovare tra quattro anni. In Russia, ancora con la Pulce. Che esce sconfitto ma non ridimensionato: Diego Armando Maradona probabilmente è un’altra storia ma per affermarlo con ragionevole certezza dovremo aspettare altri quattro anni. Ad oggi non c’è alcun sorpasso ma la finale conseguita impone almeno il riconoscimento dell’ultima chance.

VINCONO I PIU’ FORTI – Favolosi. Basta ricordare come i tedeschi siano andati in Brasile a vincere il presunto Mondiale delle sudamericane sconfiggendo in semifinale rispettivamente il Brasile padrone di casa e l’Argentina in finale. Spazzando via le ambizioni di chi invece aveva sognato uno storico faccia a faccia in finale: no, di mezzo c’era la Germania. Una squadra perfetta. Equilibrata ma bella da vedere, programmata e talentuosa, composta e stravagante: nella patria del futebol bailado vince proprio la seria Germania e non è un caso perché questa squadra da troppi ritenuta noiosa è un inno al calcio. E’ la forza dell’esserci sempre, del crederci, del rialzarsi dalle sconfitte e riproporsi sempre ai massimi livelli. Senza dogmi ma accettando con umiltà di rinnovarsi. Di cambiare (che influenza Guardiola!). Stasera brilla la stella del fuoriclasse Gotze ma è impensabile procedere all’elencazione dei nomi: non vince un singolo ma vince la Germania. La vittoria della serietà. Vince una Germania bellissima e talmente poco noiosa da trionfare nel Paese più estroso del mondo. Una cosa che poteva riuscire soltanto a loro.