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Il Napoli fa paura, ma la Juve insegna: il campionato non si vince per differenza reti

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Il Napoli schianta anche il Cagliari e mantiene il primato, ma c’è un aspetto che non convince: il turnover minimalista di Sarri. La Juve insegna che i campionati non si vincono per differenza reti

Il Napoli fa paura. Ci sono pochi altri termini per definire la qualità infinita della squadra di Sarri, che in campionato impressiona. Il gioco è semplicemente sublime e rasenta la perfezione: bellezza dei movimenti e intesa fra i singoli creano una miscela atomica che, con il passare del tempo, sta regalando risultati straordinari. E ora lo Scudetto non è più un sogno. A dispetto dei fatturati, questo Napoli con gli anni si è guadagnato con tanta fatica la possibilità di competere con la Juve, che ha speso di più ed è partita dalle basi poste quasi dieci anni fa. La gara contro il Cagliari è un’altra espressione meravigliosa di calcio e la squadra di Rastelli è stata demolita dopo pochissimi minuti. Ma nella gestione di Sarri qualche problema c’è. O quanto meno rischia di venir fuori durante la stagione.

La domanda sorge spontanea: perché il Napoli, negli impegni casalinghi contro Benevento e Cagliari, ha giocato con tutti i titolari? Non erano queste le occasioni giuste per sperimentare qualche novità, soprattutto fra centrocampo e attacco? Di sicuro Sarri ha avuto ragione: il Napoli ha vinto, convinto, dominato e rischiato di infrangere ogni record di gol realizzati in una sola partita. Ma un così poco turnover rischia di diventare un autogol per il resto della stagione. Anche perché i campionati non si vincono per differenza reti, seppellendo le piccole con risultati roboanti.

Da questo punto di vista Sarri ha molto da imparare da Allegri, uno che sa gestire la panchina in maniera praticamente impeccabile. Nella Juve, a parte il caso Bernardeschi, c’è stato spazio per tutti in abbondanza e una riserva bianconera non è mai una riserva nel vero senso della parola. Ed è anche per questo motivo che la Juve arriva a marzo con il vento in poppa, pur non entusiasmando. Ma difficilmente crolla nei momenti che contano. Il Napoli ora ha anche grandi alternative, ma per Sarri le riserve sono riserve.

Mario Rui, Maksimovic, Rog e Ounas sono i casi più evidenti. Il primo può far rifiatare Ghoulam, ma l’algerino gioca sempre e comunque. Il secondo scende in campo solo se Albiol non sta bene, il terzo entra solo a gara in corso e il quarto vede le partite solo dalla panchina. Così si rischia di logorare gente come Ghoulam, Albiol, Hamsik e Callejon, insostituibili ma pur sempre umani. Che, alla lunga, potrebbero pagare dazio. E il Napoli, proprio per la bellezza e l’efficacia che esprime, proprio non si può permettere cali fisici e mentali. Nel turnover il magnifico Sarri ha ancora molto da imparare da Allegri.