Napoli tricolore: le ragioni della vittoria dello scudetto
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Napoli tricolore: le ragioni della vittoria dello scudetto

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Luciano Spalletti

Il Napoli torna a vincere lo Scudetto dopo ben 33 anni: le ragioni del successo della squadra di Spalletti

Un’impresa storica come lo scudetto del Napoli sta generando pareri, contributi, riflessioni e anche esaltazioni da parte di un mondo fatto di intellettuali, artisti, scrittori, la stragrande maggioranza di fede partenopea con qualche eccezione. Oggi il Corriere della Sera ha offerto ai suoi lettori un inserto speciale dedicato alla celebrazione del terzo tricolore. Ecco con un’estrema sintesi un miniblob delle ragioni che rendono epica la vittoria.

L’ATTESA – «Trentatré anni sono una vita intera. Un baratro di epoche, di usi e costumi, di canzoni e film. Un enorme numero di persone che c’erano allora e che purtroppo non ci sono più, e altrettante che allora non erano ancora nate o che muovevano i primi passi, inconsapevoli dell’esistenza del calcio, che adesso osservano sorridenti e felici gli eventi di cui hanno sentito raccontare, ma che non pensavano di poter mai vivere» (Maurizio De Giovanni).

L’EREDE – «C’è chi in lui, per movenze e colpi, ha rivisto George Best, chi invece vuole a tutti i costi paragonarlo a Maradona. Forse si esagera, ma è legittimo per una città che da oltre trent’anni aspetta l’erede al trono di Diego. In tanti hanno provato, inutilmente, a prendersi quella corona azzurra. Ora è il turno del ragazzo venuto dal freddo. Ha riportato lo scudetto nella città che respira calcio, ha fatto urlare a tutti: «Dategli la 10» (Andrea Sereni).

IL GLADIATORE – «Il tatuaggio del Gladiatore che i due fratelli Di Lorenzo si sono fatti assieme, racchiude un po’ tutto: Dilo è di ferro, non ha mollato mai, ha sempre combattuto per affermare le proprie qualità anche quando era l’unico a farlo. Umile, antipersonaggio per natura, generoso e leader riconosciuto da tutti. Dopo Maradona c’è lui. E ci sarà sempre. Che storia, nel giorno in cui si rifà la storia. Da brividi» (Paolo Tomaselli).

LA DISCIPLINA – «Gli ha spiegato, Lucio, che per caratteristiche di corsa e velocità lui è cinque metri più avanti di tutti. Victor si è dato una disciplina: l’esplosività di cui è dotato va coltivata, allenata. Va ottimizzata non soltanto per se stesso, ma per la squadra. Così è nato il campione, l’uomo mascherato – gioca da due anni con una protezione al volto per un infortunio al primo anno in maglia azzurra (lo scontro con Skriniar durante Inter-Napoli nel 2021) – protagonista assoluto nel terzo scudetto della storia del Napoli» (Monica Scozzafava).