Cannavaro: «Ritornerò per vincere un altro Mondiale» - Calcio News 24
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2015

Cannavaro: «Ritornerò per vincere un altro Mondiale»

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L’allenatore del Guangzhou tra retroscena e crisi del calcio italiano

A 10 mila chilometri da casa, Fabio Cannavaro si divide tra i campi di allenamento e il residence dove vive. Non ha ancora avuto modo di rendersi conto della realtà che lo circonda l’allenatore del Guangzhou Evergrande, che sta pensando di portare l’anno prossimo in Cina la sua famiglia per far crescere i suoi figli a contatto con una nuova cultura. Cannavaro, che ha raccolto l’eredità di Marcello Lippi, ai microfoni de La Gazzetta dello Sport ha parlato proprio del nuovo dirigente: «Per me è un consigliere eccezionale, un privilegio averlo come dirigente. Tra l’altro non è mai invadente, piuttosto sono sempre io a chiedergli qualche consiglio. E’ capace di leggere ogni sfumatura. La differenza in campo non la fanno gli schemi, ma la capacità di leggere le condizioni della squadra e degli avversari. Questo distingue un grande allenatore da uno normale», ha spiegato Cannavaro, che cerca di curare ogni particolare.

IL RETROSCENA – Cannavaro ha parlato poi dell’incontro con l’imprenditore Bee Taechaoubol, accostato al Milan di recente: «Come organizzatore è strepitoso, a Bangkok ha realizzato un evento calcistico davvero eccellente. In quella occasione mi disse “Mi piacerebbe comprare il Milan”, e io gli risposi, in un momento nel quale De Laurentiis sembrava potesse lasciare, “Perché non il Napoli?”. Ritengo abbia un interesse reale e rappresenti anche un gruppo più grande. Di più non so».

LA SENTENZA – Non è mancato poi un commento sulla condanna di lui, sua moglie e suo fratello Paolo per violazione dei sigilli della villa di Posillipo, allora sequestrata: «Le sentenze vanno accettate e faremo appello. Dico soltanto che all’epoca io con la mia famiglia vivevo a Dubai e Paolo, nominato curatore, era in ritiro con il Napoli. Sono sereno e convinto che il tempo sarà galantuomo».

BYE BYE ITALIA – Infine, sulla crisi del movimento calcistico italiano ed in particolare del Parma: «Mi rafforza la convinzione che è meglio starne lontani, calcisticamente. Che pena vedere il mio Parma ridotto così: ora è sull’orlo del fallimento e ancora stanno lì a rinfacciarsi e scaricare responsabilità. Intanto il nostro movimento scivola e nessuno fa qualcosa o si mette in gioco. Pensano soltanto a difendere poltrone. Soltanto da noi gli stadi non si possono ristrutturare. E poi le scuole calcio: non si insegna più. Hanno fatto perdere la gioia ai ragazzini di giocare perché si pensa a importare da fuori i talenti, compromettendone anche la crescita educativa lontani dalle famiglie. E a chi scrive che qui guadagno cifre assurde, rispondo che mi interessa solo crescere e fare esperienza. Poi torno… e vinco un altro Mondiale».