Giulia Ponsi: «Mancini, la Versilia e poi...» - Calcio News 24
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2014

Giulia Ponsi: «Mancini, la Versilia e poi…»

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GIULIA PONSI – Giulia Ponsi è nata a Viareggio il 25 giugno 1980. Diplomatasi al Liceo Classico Giosuè Carducci, parte per Londra per arricchire il proprio baglia culturale. Frequenta a Pisa il corso di Laurea in Scienze della Mediazione Linguistica presso la Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori. Nel 2004 partecipa al Grande Fratello con l’ex marito e si trasferisce a Milano, dove vive attualmente. In questi anni ha lavorato molto nel settore pubblicitario e della moda, per redazionali, servizi fotografici, campagne per beauty e hairstyle, è stata attrice in diversi videoclip musicali. Attualmente lavora alla  sua pagina pubblica su Facebook che presto diventerà un blog e collabora con il suo ragazzo, imprenditore nel campo dell’arredo bagno. Presto si laureerà. 

Sei ricordata dal pubblico per essere stata protagonista del Grande Fratello 5,  come sei approdata al programma?

«Ho sempre creduto che al Grande Fratello finissero i soliti raccomandati, gli amici di amici, che gli autori avessero già in mente i partecipanti delle quindici edizioni successive, fino a quando, per caso o per destino, mi sono ritrovata al provino. Ero sposata da circa un anno, era l’estate del 2004, avevo appena finito gli esami per il corso di Interpreti e Traduttori a Pisa e stavo cercando un libro in lingua inglese da tradurre per la mia tesi. Vengo a sapere che a Bologna si trovava una libreria specializzata in libri in lingua originale, così una mattina decido di partire in treno da Prato. Arrivo alla stazione di Bologna, cartina in mano e mi avvio verso il centro storico. Dopo circa 500 metri mi trovo davanti ad una massa infinita di persone che erano in attesa di qualcosa, con dei fogli in mano numerati; chiedo a un ragazzo cosa aspettassero e mi risponde che erano lì per il provino del Grande Fratello, che i numeri erano stati distribuiti nella mattinata ed erano finiti nel giro di pochissimo tempo. Lui veniva dal sud, aspettava da ore e all’improvviso mi fa “Senti io mi sono rotto di stare qua, ho due mila persone davanti, prendi te il numero che non si sa mai, in bocca al lupo”. Io lo ringrazio, guardo il numero che ovviamente non ricordo (era un numero a quattro cifre comunque), m’incammino verso la libreria. Dopo aver trovato il volume per la mia tesi, faccio un giro per Bologna, città che adoro, e mi incammino verso la stazione nel tardo pomeriggio. Ripasso davanti all’hotel dove si tenevano i provini, mi ricordo ancora il nome, Hotel Jolly, mi fermo a temporeggiare per venti minuti circa aspettando che si avvicinasse la partenza del treno e mentre sono li appare un tipo della produzione che urla “Numeri dall’x all’y, siete pregati di entrare”; era un gap di una trentina di numeri e li dentro c’era il mio. Tuffo al cuore ed entro con una sfilza di altre persone. Mi ero convinta che dovevo fare quel provino per forza, non potevo sputare in faccia al caso o destino che fosse. E lo feci. So che sembra assurdo, la solita scusa sulla falsa riga della top model che dice “Finii al concorso per caso, ero lì ad accompagnare la mia migliore amica, a me non interessava per niente”; ma andò veramente così». 
 
Qual è il ricordo più bello che ti è rimasto impresso del periodo in cui sei rimasta nella casa più spiata d’Italia?  Quale invece il ricordo più spiacevole?

«Il ricordo più bello è stato quando uno dei concorrenti il giorno prima che uscissi mi disse “Giulia abbiamo sbagliato con te, non abbiamo capito nulla, lo sappiamo”; meglio tardi che mai… Di momenti brutti ce ne sono stati moltissimi, fin dall’inizio quando si allearono in massa per farmi fuori; solo Jonathan e Catrina stavano dalla mia parte, ma era una percentuale bassa su 15 persone. Con gli altri era un gioco al massacro, una continua violenza psicologica, avevano il capro espiatorio da fare fuori il prima possibile e la cornice era perfetta; la ragazzina di 24 anni che si sposa il 40enne brizzolato imprenditore per fare la bella vita. Ovviamente già dalla presentazione rimanevo sulle scatole e invece di reagire, come di solito faccio, mi prese male, ma male sul serio, non vedevo l’ora di uscire, non avevo voglia di stare con un gruppo di persone che sapevano solo sparare cattiverie, giudicare di continuo, farmi risatine alle spalle. Un bullismo vero e proprio che per altro mi ricordava quello già subito in prima persona alle scuole medie. Invece di combatterli mi lasciai andare, ero sempre triste e non riuscivo a reagire. Oltre al fatto che mi sentivo soffocare in un posto dove ero controllata ventiquattro ore ogni giorno, con un caldo soffocante; nella stanza da letto non esistevano finestre, in bagno dovevi coprirti faccia e corpo con un asciugamano, poichè avevi la telecamera piantata in fronte; un incubo a cui non ero preparata; avevo fatto molto male i conti. Inoltre odio sparlare di terze persone, sono stata educata a non giudicare, ognuno è il prodotto di ciò che ha passato. Non volevo parlottare nel confessionale di tizio e Caio, infatti, nella mia permanenza non sparlai mai di nessuno, neanche di gente che oggettivamente mi aveva fatto passare giorni da incubo. No, non ero chiaramente fatta per un reality di quel genere».

Cosa ti ha insegnato l’esperienza del Grande Fratello?

«L’esperienza del Grande Fratello mi ha insegnato moltissime cose, primo fra tutte di come l’apparenza inganni, di come il gruppo possa essere cattivo quando si tratta di cacciare un loro simile dal branco e di quanto la gente sia falsa solo perché davanti a una telecamera, anche se alla fine con il passare del tempo finisci per dimenticarti che sei ripreso. E di come non sia fatta per gli spazi chiusi e claustrofobici, forse i miei quindici anni di scout ne sono la prova».

Sei riuscita  a far nascere delle amicizie dopo il programma? Se sì, con chi?

«Ho vissuto per un periodo con Catrina, nel 2005, appena arrivata a Milano, vivevamo insieme nei pressi di Via Tortona. Quanto ci siamo divertite… La vedo pochissimo, lei ormai lavora come dj e gira tutto il mondo a mettere dischi, una ragazza splendida e ogni volta che la incontro mi salta addosso facendomi un sacco di feste. La ricordo con molto affetto, era un’ottima cuoca, cucinava qualsiasi tipo di cibo, dal messicano al più esotico, una ragazza veramente in gamba. E’ sempre stata molto indipendente, si è creata da sola; Catrina avrà sempre la mia stima, ovunque si trovi ora».

Secondo te, com’è stata questa nuova edizione multimediale del Grande Fratello 13?

«Non ho visto l’edizione di quest’anno, a dire la verità l’unica edizione che ho visto e’ stata la quarta, mi piacevano molto i concorrenti».
 

Attualmente so che gestisci un tuo blog. Come è nata l’idea di diventare una blogger? Altre tue colleghe hanno scelto ultimamente di pubblicare un blog e divenire fashion blogger.  Come mai secondo te questa tendenza è in aumento?

«L’idea di diventare una blogger mi è venuta parlando con un mio amico lo scorso autunno. Adoro scattare fotografie, nel mio Mac ho più di ventimila foto fatte in circa tre anni, fotografo fin da bambina, foto con amici, dei miei viaggi, delle mostre che vedo in giro per Milano. In un safari pazzesco in Botswana con il mio ragazzo sono riuscita a fare sulle 700 foto al giorno, è quasi un’ossessione la voglia di catturare il momento. Questo mio caro amico vedendo il mio materiale mi ha dato l’idea; a dicembre del 2013 ho deciso di aprire una pagina pubblica su facebook che sta andando molto bene, in soli sei mesi ho superato i tredici mila “mi piace”, ovviamente aspetto che l’audience salga ancora, poi se tutto andrà per il meglio, quando raggiungeremo i 50/60 mila likes convertirò la pagina in un blog vero e proprio. Mi piacerebbe che fosse un blog diverso dalla solita offerta di blogger in posa con la borsetta di Chanel, che per carità ci stanno, sono io che non mi ci vedo in quella veste e non sarei credibile né per età né per carattere; vorrei dare un’impronta un po’ più “intellettuale”, pubblicando i vari eventi su Milano, le mostre fotografiche, i musei da visitare, i viaggi che intraprendo,  dando alcuni consigli di Lifestyle… Ormai tutti si sentono personaggi e blogger su facebook ma sono i numeri che fanno la differenza, c’è poco da fare. I giovani sono attratti dalla speranza di diventare famosi e popolari sul web, sperando di eguagliare Chiara Biasi o la Ferragni, ma non funziona così. Solo una su un milione ci riesce; ci vuole molto impegno, fortuna, gusto, sapersi muovere e devi avere un gruppo solido dietro che ti consigli e che ti gestisca al meglio; non basta essere carine e saper fare belle foto. Sono in poche quelle che svoltano, che fanno i soldi veri, e non è un caso. Il potere del web è sempre più in crescita, la televisione ormai ha un ruolo secondario, tutto passa attraverso i social network che se sono usati con furbizia possono diventare una miniera d’oro, altrimenti sono solo un’inutile perdita di tempo. Molte ragazze appartenenti allo show business diventano fashion blogger con la speranza di riciclarsi, di riaccendere l’attenzione su di loro, ma sono poche quelle che riescono a emergere in questa giungla. La teoria dei quindici minuti di celebrità di Andy Warhol si avvera attraverso i social network; Andy ci aveva visto giusto».

In ambito televisivo, qual è il tuo programma preferito?

«Non guardo molto la televisione, preferisco leggere; seguo i telegiornali, i programmi di approfondimento politico (In Onda,  Ballarò, Otto e mezzo, Virus); ogni tanto mi concedo qualche bel film su Sky».

Sei un’amante della buona cucina. Nel tuo tempo libero ti cimenti spesso come cuoca? Quali sono i tuoi piatti preferiti?

«Convivo da cinque anni qui a Milano con Matteo, una persona fantastica, il classico principe azzurro che mi ha migliorato la vita sotto tutti i punti di vista; l’ho conosciuto a una festa organizzata da Roberto Mancini nel giugno del 2009 in Versilia ed è stato subito amore. Convivendo con lui ho completamente rivoluzionato il mio modo di mangiare e di cucinare; prima ero completamente sregolata, eccedevo quotidianamente e infatti ero 10 kg in più; con lui mi sono messa in riga un minimo, prediligiamo piatti freschi, eliminando i cibi confezionati, i piatti pronti, i conservanti. A Milano ormai conosco tutti i vari mercati della frutta e della verdura, dal lunedì alla domenica, ed è una gioia andarvi a fare la spesa. Per la carne, yogurt, formaggi, affettati ho scoperto un posto favoloso nei pressi di Corso Buenos Aires che si rifornisce direttamente dai contadini. Una cucina fresca, salutare e poco lavorata. I miei piatti preferiti sono lo spaghetto allo scoglio, il salmone affumicato, il sushi; dopo il liceo nel 2000 ho vissuto a Londra e facevo la cameriera in un ristorante scozzese in Eccleston St. molto conosciuto dove erano clienti fissi Angelina Jolie e Billy Bob Thornton; in quel periodo mangiavo il sushi anche 3 volte al giorno; il mio amore per questo cibo è nato sicuramente ai quei tempi».

Noi siamo un magazine che tratta in prevalenza di calcio. Parlando di sport,  in particolare di calcio, che tipo di rapporto hai con questo sport?

«Il calcio è uno sport  unico, che riesce a unire tutti, come nel caso dei mondiali. Sono cresciuta con il cartone “Holly e Benji”, e l’ho sempre seguito. Non sono una tifosa sfegatata, anche se ho una squadra che porto nel cuore da anni, la Sampdoria. Ho amato il periodo in cui Cassano giocava alla Samp e il quarto posto nel 2009/2010 con il ritorno in Champions League dopo 19 anni è stato una goduria vera e propria».

Pratichi qualche sport, nel tuo tempo libero?

«Non ho mai praticato sport in vita mia; cammino molto, e da circa due anni ho scoperto un amore infinito per la bicicletta; ho tre bici, di cui una Bartali degli anni ’50 che non guido per paura che me la rubino; ho già trovato un angolo della casa nuova dove collocarla in bella vista».

Hai un’icona sportiva alla quale fai riferimento?

«Non ho icone sportive, il mio unico eroe è Nelson Mandela, un uomo che non ha mai portato rancore per il calvario che ha dovuto subire, il vero eroe di questo secolo; oltre a tutti gli innocenti costretti a un’ingiusta detenzione. Loro sono i miei eroi. Ho una grande stima per Pippo Inzaghi, sono molto contenta che sia allenatore del Milan, è un grandissimo professionista e un signore unico».

Sappiamo che sei un’amante dei film degli anni Cinquanta. Da dove nasce questa tua passione? In particolare qual è il tuo film preferito e perchè?

«La passione per i film degli anni ’50 mi è stata passata da mia madre, come del resto le canzoni di quell’epoca, inclusi i ‘60; mi ricordo che a 7 anni sapevo a memoria le canzoni di Bobby Solo, Jimmy Fontana, Cinquetti, Rita Pavone, Gianni Morandi e quando le cantavo mi chiedevano tutti sorridendo come facessi a saperle così bene. Adoro gli attori e le attrici di quel periodo, il loro modo di vestire, la classe e il loro fascino; tra i miei film preferiti impossibile non ricordarsi di “Sabrina”? Film con Audrey Hepburn, Humphrey Bogart, William Holden. E come non amare “Via col vento”? Lo avrò visto venti volte; Clark Gable e Vivien Leigh insieme sono stati la coppia più bella sullo schermo di tutti i tempi. Senza dimenticare la mitica Mamy, prima attrice di colore a vincere l’Oscar; la sera della premiazione le assegnarono il posto davanti al bagno in fondo, il razzismo di certa gente non ha confini. Il film è del 1939 ma in Italia arrivò dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale; mio nonno mi racconta sempre che c’era gente che arrivava al cinema con la cena giacchè durava 5 ore e che alla fine del primo tempo, quando Rossella prende in mano la terra di Tara e giura che non soffrirà mai più la fame, la maggior parte della gente si alzò per andare via convinta che fosse finito il film quando invece era solo l’intervallo tra il primo e il secondo tempo. Che attori, che film, che costumi, che tempi…»

Abbiamo letto che sei, anche, un’amante anche della buona musica. Che genere di musica prediligi? Chi sono i tuoi cantanti preferiti?

«Non posso vivere senza musica. Ascolto diversi generi musicali, dal grunge dei Nirvana al punk dei Green Day dei primi tempi, l’hard rock degli AC/DC, anche se il mio gruppo preferito di sempre rimangono gli Aerosmith che hanno uno stile tutto loro con canzoni molto diverse che spaziano da un rock classico a un rock più duro, altre sono molto romantiche e melodiche. Ascolto inoltre i classici della musica pop, dai Beatles alla musica psichedelica dei Pink Floyd; Bob Dylan, Bruce Springsteen, Gavin Degraw».

Sei una toscana e hai dichiarato in un’intervista che adori la Versilia, ma  cosa ami in particolare della tua terra?

«Amo Viareggio, la mia città, e la Versilia. Per molto tempo ho trascurato le mie origini sbagliando; per fortuna me ne sono resa conto e non voglio più ripetere l’errore; nel prossimo futuro, a iniziare da Agosto, ho intenzione di passare sempre più tempo nella mia bellissima terra, mi è mancata troppo. Milano è una città favolosa per le pubbliche relazioni, la movida, gli eventi, le amicizie; mi ha dato molto e continua a farlo; i miei migliori amici vivono qui, l’uomo della mia vita è milanese; ma la natura e il paesaggio versiliese sono unici al mondo; in pochi kilometri hai il mare, le spiagge, la passeggiata, la collina, il lago, le città d’arte più belle del mondo. Non voglio più privarmi di questa bellezza».

Un ultima domanda, cara  Giulia, quali sono i tuoi  progetti per il futuro?

«I miei progetti per il futuro. Finire la tesi per terminare il corso di studi che ho iniziato; concludere i lavori per la casa nuova al sedicesimo piano dove spero di andare a vivere il prima possibile con il mio ragazzo; continuare a lavorare come figurante nei vari spot, sto lavorando molto anche come fotomodella per vari cataloghi, redazionali, campagne beauty e hairstyle. Anche non essendo più giovanissima ho a mio favore il fatto che in foto dimostro fino a 10 anni di meno, così mi dicono i fotografi con cui lavoro e questo mi aiuta parecchio. Per finire vorrei fare crescere la mia pagina pubblica e trasformarla presto in un blog. Per quest’autunno c’è in cantiere la mia presenza per un programma su Sky ma per scaramanzia non aggiungo altro, non voglio dare vantaggio ai soliti gufi».

Ringraziandoti per il tempo dedicatoci, ti auguriamo un mondo di positività per tutti i tuoi progetti privati e lavorativi.