Allenatore solo se si è giocato in Serie A o B, la critica di Sacchi: «Situazione ridicola» - Calcio News 24
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Allenatore solo se si è giocato in Serie A o B, la critica di Sacchi: «Situazione ridicola»

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L’ex allenatore italiano Sacchi ha criticato la regola che per accedere al supercorso per allenatori a Coverciano bisogna aver giocato in Serie A o B

Arrigo Sacchi, storico ex allenatore italiano, in una intervista a La Gazzetta dello Sport ha criticato duramente la regola che c’è in Italia per cui, per ottenere il patentino da allenatore di Prima Categoria Uefa Pro, bisogna aver giocato un certo numero di partite in Serie A, B o in Nazionale.

SACCHI SENZA TESSERINO«Lo so, e questa è una situazione ridicola, oltre che ingiusta. Non capisco: ma per essere un bravo fantino devo essere stato un cavallo? Qual è il criterio? Io avrò fatto onore al calcio italiano o no? Eppure non ho mai giocato oltre la Quarta Serie. In questo sistema sento lo sgradevole puzzo delle consorterie e del clientelismo, che sono cose tipicamente italiane». 

RISOLVERE IL PROBLEMA«C’è un solo metodo: liberalizzare. Il nostro calcio ha bisogno di rinnovarsi per continuare a generare interesse. E per rinnovarsi ci vogliono le idee. Siamo sicuri che un medico, un ragioniere o un idraulico, dopo un adeguato corso di formazione al quale deve seguire un esame serio, al termine del quale si può anche essere bocciati, mica come oggi che vengono tutti promossi, che questi soggetti non possano portare al calcio nuove idee? Si deve svecchiare l’ambiente, aprire le porte e le finestre, fare entrare aria fresca. Altrimenti resteremo sempre prigionieri del passato e dei soliti luoghi comuni». 

CALCIO ITALIANO PERDE APPEAL«Direi proprio di sì. Quando un bambino mi ferma per strada e mi chiede l’autografo e una foto, io gli domando sempre: “E tu giochi?”. Prima mi rispondevano tutti di sì. Oggi, invece, sempre più spesso mi dicono: “Eh no, non faccio calcio…”. Giocano a tennis, a pallavolo, scherma. Si indirizzano verso altri sport e noi abbiamo il dovere di fermare questa emorragia».

FIGLIO DI ANCELOTTI NON AMMESSO A COVERCIANO«Lui non ha mai giocato in A e nemmeno in B, ma è da diversi anni che fa il secondo di suo padre e mi pare che abbia contribuito non poco ai successi del Real Madrid: basta leggere che cosa dicono di lui i giocatori. Bene, per avere il patentino di Uefa Pro è dovuto andare in Scozia. Vi sembra normale? Ma dove crediamo di arrivare se continuiamo a mettere delle barriere? Ci sono gli esempi del sottoscritto, di Zaccheroni, di Zeman, di Mourinho, di Eriksson, di Klopp: non mi risulta che siano stati giocatori di alto livello, eppure sono grandi allenatori». 

MOTIVAZIONI«Perché l’Italia, in tutti i campi, è un Paese che non premia il merito e dove è impossibile fare squadra. Il calcio potrebbe essere d’esempio ad altri settori, ma servono forze nuove. Basta invidie, basta gelosie. In questo periodo storico sono necessari sentimenti nobili che si traducono poi anche in diverso modo di stare in campo. Perché dopo un gol devo sempre vedere le squadre italiane che si chiudono in difesa? Attacchiamo, mostriamo coraggio… E facciamolo anche liberalizzando la professione dell’allenatore: ne potranno venire solo cose buone».