Buffon, perché si e perché no alla sua reazione - Calcio News 24
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Buffon, perché si e perché no alla sua reazione

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Real Madrid-Juventus e l’epilogo di cui oramai tutti siete a conoscenza: destano scalpore le concitate dichiarazioni rilasciate dal capitano bianconero Gianluigi Buffon nel post-partita del Bernabeu

L’analisi di Real Madrid-Juventus lascia il rimpianto al popolo bianconero, sia a caldo che a freddo: del resto è oggettivamente impensabile per un animo passionale mettersi alle spalle un clamoroso 0-3, quello con cui gli uomini di Allegri avevano ribaltato l’esito della gara d’andata. L’epilogo conferma ancora una volta il grugno spietato del calcio: hai coronato un’impresa storica ma ti viene sottratta al novantatreesimo per l’assegnazione di un rigore quantomeno discutibile. Meriti insindacabilmente di giocartela ai tempi supplementari, ma accade l’imponderabile. Il capitano della Juventus Gianluigi Buffon non ha retto. E si è palesato a valanga, senza alcun freno nell’espressione del suo sentimento negativo. Ha fatto bene? Ha fatto male? Addetti ai lavori, opinionisti e tifosi di ogni fazione come al solito si dividono, chi in base alle convenienze, chi davvero secondo un proprio modo di vedere e pensare il mondo. Di vivere le emozioni, che siano di carattere positivo o meno.

Le parole di Gianluigi Buffon nel post Real Madrid-Juventus

«All’andata non ci è stato concesso un rigore, stasera l’arbitro ha avuto il cinismo di infrangere il sogno di una squadra. Non so se lo ha fatto per mancanza di personalità, ma un essere umano non può decretare così l’uscita di una squadra. Uno così al posto del cuore ha un bidone dell’immondizia, una pattumiera. Se una persona non si sente all’altezza di arbitrare certe gare è meglio che se ne stia in tribuna con la famiglia a mangiare le patatine e i fruttini. Voglio dire che il Real Madrid tra andata e ritorno ha meritato, ma l’arbitro doveva avere la sensibilità per comprendere il disastro che stava facendo. Invece è stato un uomo insensibile. Non conosce gli uomini ed i calciatori che sono in campo, non conosce le loro storie. Sono orgoglioso di quanto abbiamo fatto stasera, soltanto la Juventus era in grado di riuscirci. In quel preciso momento l’arbitro doveva passarmi qualsiasi cosa, ti prendi le due paroline che ti devi prendere perché stai commettendo un crimine contro l’umanità sportiva». Vi abbiamo sommato un estratto delle dichiarazioni più significative rilasciate da Gigi Buffon nel post-partita di Real Madrid-Juventus, tra emittenti televisive e mixed zone del Bernabeu. In modo tale da porci realmente il fatidico quesito: sono parole giuste o meno?

Le parole di Buffon: perché sì

La premessa generale è la seguente: gli uomini, fortunatamente, non sono robot. E non essendolo, reagiscono agli eventi che gli pone avanti la vita. In relazione al proprio carattere: c’è chi resta più freddo e distaccato perché lo è di base, c’è chi si lascia travolgere dalla portata della situazione in quanto animo passionale. Gianluigi Buffon fa parte della seconda specie, aspetto che si spera sia chiaro per tutti. Il capitano della Juventus è un emotivo, uno che ci crede davvero, che in quel che fa ha riposto un qualcosa di molto simile ad un atto di fede. Aggiungiamo un elemento oltremodo significativo: l’età. Sportivamente molto avanzata: Buffon ha compiuto quaranta anni e ben sapeva ieri di essere di fronte all’ultima opportunità di completare la sua carriera con il trofeo mai vinto, la maledetta Champions League. Entriamo nel particolare: la sua Juventus ha di fatto compiuto l’impresa dai più ritenuta impensabile alla vigilia. Ribaltare il triplo vantaggio del Real Madrid, sul suo campo. Siamo lì, in attesa dei tempi supplementari, con tutta l’inerzia – diciamocelo chiaramente – dalla parte dei bianconeri. Succede quel che succede, non torniamo sulla descrizione degli eventi: oramai la conoscete un po’ tutti. Non concedere neanche la delusione e l’amarezza ha il sapore di una severità (o di un opportunismo) che non fa parte dell’animo di chi vi scrive. Per un tifoso mille volte meglio una reazione di cuore e di pancia rispetto a chi se ne infischia e magari ride con l’avversario al fischio finale. Per un analista di buone maniere, sostanzialmente, anche: un capitano deve mantenere il suo aplomb in ogni contesto ed evento che può interessarlo, ok, ma qualche eccezione qua e là ad esseri umani che non sono macchine anche un perfetto inglesino all’ora del té la concederebbe. Ammesso che la caratteristica di un capitano debba essere per legge quella di restare freddo e mantenere un perfetto autocontrollo in ogni frammento della sua carriera. Fondamentalmente, dove sta scritto?

Le parole di Buffon: perché no

L’altra angolatura esiste eccome e fa a sua volta rumore. Gianluigi Buffon parla della sensibilità sportiva che un uomo dovrebbe avere nel prendere le decisioni, nel determinare una battaglia sportiva. Il momento è caldo, ma il protagonista in questione usa parole forti ed è costretto a prendersene le responsabilità ed a rapportarsi con le conseguenze. Nella sostanza dimentica d’un tratto le diverse pagine di storia in cui è stata la sua Juventus ad essere beneficiata da errori arbitrali. Non si offenderà nessuno se inseriamo il suo club tra quelli storicamente non penalizzati, ecco. E non andiamo oltre. Il senso è: impensabile non attendersi una reazione forte del panorama sportivo italiano, che più volte negli anni si è sentito fortemente penalizzato da atteggiamenti e comportamenti pro-Juventus. Accumulati nel tempo. Ma l’aspetto ancor più cruciale è la coerenza. Serviamoci in tal senso di uno degli episodi più ingombranti della recente storia: il gol-non gol di Muntari. O meglio il clamoroso gol sottratto al Milan nella sfida scudetto della Serie A 2011-12. Quella che di fatto apre l’attuale ciclo Juventus, mica si scherza. Allora, sempre a caldo, Gigi Buffon proferì tali parole: «Non mi sono reso conto se la palla fosse entrata o meno e sono onesto nel dire che se me ne fossi accorto non avrei dato una mano all’arbitro. Aver preso un punto e proseguire nella striscia di imbattibilità ci fa piacere in una serata particolare in cui giocavamo contro la squadra più titolata per vincere lo scudetto e che per sessantacinque minuti ci ha messi alle corde». Allora, caro Buffon, qui i conti davvero non tornano. Perché un arbitro dovrebbe avere la sensibilità anche per non privare il Milan dello scudetto. Se si scelgono certi toni, se si fa emergere un animo così rivoltoso ed affamato di giustizia sportiva, allora lo si fa anche quando le parti sono invertite. Al peggio si sta zitti. Perché palare di crimine sportivo contro l’umanità e di mancato aiuto all’arbitro nel caso si fosse accorto del pallone oltre la linea di porta, beh, sono due circostanze che proprio non vanno a braccetto. Fa male, anche solo per una volta e solo a fine carriera, stare dall’altra parte: anche Buffon ora ha capito cosa significa.