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Come tirare una volta sola e vincere: il miracolo Croazia

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Gvardiol

La Croazia di Dalic, nel match di questa sera contro il Brasile ha dimostrato non solo di essere solida, ma anche concreta

Il miracolo Croazia, per il secondo Mondiale consecutivo tra le prime 4 (e chissà, magari tra le prime 2), è ancora più grande tenendo conto che ha effettuato una sola conclusione in porta nei 120 minuti. E lo ha fatto con Petkovic, l’attaccante che ha fatto pensare in più circostanze di essere inadatto per un match con una posta in palio così alta. Ma sbaglierebbe chi pensasse che la Croazia ha vinto come squadra anti-calcio. Perché se è vero che il Brasile nella ripresa ha avuto più occasioni per vincere e Livakovic ha sempre chiuso lo specchio della porta, ci sono altri meriti da sottolineare a favore della squadra di Dalic.

1) Numeri alla pari. Ne vanno sottolineati due: il possesso palla e i falli fatti. Significa che il centrocampo ha palleggiato bene e che la Croazia, sapendosi inferiore, ha comunque tenuto il campo molto bene. Con fasi di recupero alto quando è riuscita e sottraendo di fatto al Brasile un tempo: nel primo tempo lo 0-0 è stato assolutamente giusto.
2) La centralità di Modric. Ovunque, in tutte le fasi del gioco, riguardate come avvia l’azione del pareggio. Uno così, semplicemente, non lo ha nessuno: un trasmettitore di sicurezza assoluta.
3) La forza morale. Non è un dettaglio arrivare ai rigori con l’entusiasmo e non con la facce buie. E l’esecuzione impeccabile dei tiri ne è la conseguenza: i primi due sono stati identici e centrali e hanno finito per destabilizzato la psiche brasiliana.