Do You Remember? Cabrini e le difficoltà con le donne
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Calcio Femminile

Do You Remember? Cabrini e le difficoltà con le donne

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Antonio Cabrini è stato il penultimo Commissario Tecnico della Nazionale Femminile: storia di un rapporto infinito con il mondo in rosa

«Me le trovavo ovunque, uscivo con i vestiti strappati»: è una delle frasi famose di Antonio Cabrini, che è stato intervistato centinaia di volte in qualità di giocatore rubacuori, probabilmente il primo ad avere avvicinato al calcio il grande pubblico femminile. Oggi fortunatamente gli stadi sono un mondo frequentato molto diversamente dall’epoca in cui il Bell’Antonio giocava: basta vedere una qualsiasi foto o un’inquadratura televisiva per accorgersi che il tifo e l’interesse è comune, mentre una volta si faticava a trovare la presenza di una donna sugli spalti anche con una lente d’ingrandimento.

Ma il rapporto tra Cabrini e le donne non è solo una faccenda privata che ha avuto grande pubblicità. É stata anche una storia di calcio che ha visto l’ex terzino della Juventus guidare la Nazionale femminile per un quinquennio, dal 2012 al 2017, la stessa durata temporale di Milena Bertolini che ne ha preso il posto. Cabrini non è stato tenero recentemente dopo l’insuccesso delle azzurre all’Europeo, dove hanno alquanto deluso in relazione alle grandi aspettative suscitate in precedenza. Anche perché il calcio femminile è realmente un fenomeno importante e in crescita, come registra il dato della crescita delle tesserate.

In Italia l’incremento in poco più di dici anni è stato del 66,5%, dalle 18.554 del 2008-09 alle 31.390 del 2019-20. Il gap con altri Paesi è ancora notevole, se è vero che lo stesso Cabrini nel 2014 definitiva l’Italia «una Cenerentola: in Germania ci sono 1 milione e 200 mila tesserate, 600 mila in Inghilterra, 400 mila in Francia, 200 mila in Spagna…». Ma il crescente interesse è ormai certo e fa pensare in termini ottimistici al futuro.

Il penultimo ct che l’Italia femminile ha avuto parlava con entusiasmo della sua esperienza. A partire dalla difficoltà che un allenatore uomo ha nell’approcciarsi dopo tanti di direzione di squadre maschili: «Come psicologia la donna è più articolata: ciascuna è fatta a modo suo, devo stare molto attento alle sensibilità individuali, dare più spiegazioni e più stimoli». Un lavoro entusiasmante, che lo avrebbe portato nel 2016 ad esprimere una convinzione forte sulle sue ragazze:  «La nostra squadra ha qualità, genio e sregolatezza per dare fastidio a chiunque». Esattamente quello che ancora oggi pensiamo e con ancora più convinzione della Nazionale Donne che – lei sì – al prossimo Mondiale ci parteciperà.