L'Atalanta conta su El Bilal Touré: serve un grande rush finale
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L’Atalanta conta su El Bilal Touré: serve un grande rush finale (per essere protagonista l’anno prossimo)

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Monza-Atalanta serie A

La titolarità e il duro lavoro premiano El Bilal Touré: l’Atalanta si gode il suo recupero, aspettando la consacrazione l’anno prossimo

La pazienza è sempre la virtù dei campioni, ma dall’altra parte, come insegna per esempio la Formula 1, non è mai troppo tardi per essere lì a lottare con primi, a patto di essere costante dimostrando la stessa voglia e talento dei diretti concorrenti (alias compagni di reparto).

Come è stato per l’ex pilota del Red Bull Sebastian Vettel, ritornando nel finale in lotta per il Mondiale nonostante i punti di vantaggio su Alonso e Webber, in casa Atalanta tra uno Scamacca, De Ketelaere, Lookman, Miranchuk e Koopmeiners, c’è anche da considerare il rientro in pista tra i possibili candidati in attacco di El Bilal Touré: alzando la qualità offensiva di una squadra che sentiva la mancanza di uno come lui.

Il percorso del numero 10 nerazzurro è stato quello di un giocatore che aveva necessità di recuperare gradualmente il grave infortunio che l’aveva fermato in estate: nessuna fretta, un percorso precauzionale da rimetterlo in corsa a fine stagione. L’attacco titolare che volava permetteva a Touré di ultimare il recupero senza tanta fretta, e l’addio di Muriel gli ha dato via libera per crearsi il suo spazio: decisione legittima visto anche l’investimento fatto. L’11 febbraio, alla prima presenza, va pure in goal: buon biglietto da visita, seppur era la continuità a doverla fare da padrone.

Tra campionato ed Europa League una media di 14 minuti a gara dove serviva levigare la sua qualità sempre gradualmente (come una Stanza dello Spirito e del Tempo) per prendere il giusto feeling con il metodo di Gasperini: qualche inserimento, una rovesciata annullata contro lo Sporting e una prestazione opaca a Cagliari. Poi la prima da titolare contro il Monza dove tutti i pezzi del puzzle vengono fuori. Dinamismo, qualità, impegno nell’essere sempre al centro dell’azione e poi il goal dello 0-2, ritornando ad essere una pedina da essere utilizzata come i titolari citati in precedenza: da considerare anche che nelle uniche tre partite dove ha giocato minimo 30 minuti è andato a segno due volte.

Il duro lavoro e l’impegno ripagano sempre, aspettando non solo la sua impronta in questo rush finale, ma la costruzione di una base che l’anno prossimo vedrà lui come protagonista all’Atalanta.