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Le inconcepibili cantonate di Hodgson

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Inghilterra batte Galles al fotofinish ma fanno discutere le scelte di Roy Hodgson

Alla fine l’Inghilterra l’ha spuntata: il derby tutto britannico va alla compagine allenata da Roy Hodgson, dopo che il Galles per novanta minuti si era battuto con orgoglio e dedizione. Il meritato vantaggio di un bestiale Gareth Bale non è bastato a portare a casa un punto dal significato ben superiore a quello intrinseco: la rimonta firmata dai panchinari di lusso Vardy e Sturridge ha premiato un’Inghilterra poco meritevole.

CAOS HODGSON – O meglio: poco meritevole è stato il suo tecnico. Scelte, diciamocelo francamente, ai limiti dell’inspiegabile: innanzitutto il mancato utilizzo di Jamie Vardy, reduce da una stagione – a prescindere da ogni considerazione tecnica – ai confini con la magia. Perché privarsi di un calciatore che fa gol anche quando non sembra volerlo? Misteri difficilmente risolvibili. Considerazione che si incastra in un complesso più generale: l’Inghilterra ha una batteria di attaccanti composta da Rooney, Kane, Vardy, Sturridge, Sterling e Rashford. Perché sfruttarne appena due? In campo dal primo minuto – nelle sfide contro Russia e Galles – Rooney, Kane e Sterling. Direte voi: allora sono tre. Il secondo capitolo della trattazione è infatti dedicato alla posizione di campo occupata dal capitano della nazionale inglese.

IL NUOVO ROONEY – Centrocampista puro del 4-3-3 escogitato da Roy Hodgson: ma attenzione, neanche il più offensivo dei tre mediani inglesi scelti dal tecnico. E’ infatti Dele Alli l’incaricato ad inserirsi – con i tempi che lui e pochi altri al mondo possono vantare – in area avversaria, Rooney resta per larghi tratti della gara affiancato ad Eric Dier, in cabina di regia. La qualità del calciatore è indiscussa e di conseguenza anche in quella porzione di campo può inscenare tutta la valenza dei suoi fondamentali. Ma siamo certi sia la scelta che lo valorizzi maggiormente? Wayne Rooney, classe ’85, è un calciatore di trent’anni e dunque tutt’altro che all’epilogo della sua carriera. Ha ancora forza per incidere dove ha sempre fatto la differenza – ossia vicino alla porta – ed allontanarlo dal suo habitat in maniera tanto drastica ha il sapore di un’evitabile sperimentazione.

CASO VARDY – Confusione generale peraltro emersa con forza anche nella gestione dei piazzati: ricordate la sfida d’esordio con la Russia in cui era Kane a battere tutti i calci d’angolo? Lecito porsi più di un interrogativo. La realtà dei fatti, come spesso accade, ha messo Roy Hodgson di fronte a tutti i suoi errori: inseriti Vardy e Sturridge nell’intervallo tra primo e secondo tempo, la sua Inghilterra ha cambiato volto e – proprio con le reti dei due attaccanti subentrati – si è guadagnata l’intera posta in palio. Castigando il Galles ben oltre i suoi demeriti. Immediate le considerazioni: occorreva proprio una partita e mezzo per rendersi di conto di dover sfruttare la fortissima batteria di attaccanti a disposizione? Ed era così necessario sfidare la sorte e far finta che Jamie Vardy non abbia scritto la pagina più clamorosa della storia del calcio vincendo la Premier League con il Leicester? Detto fatto: entra in campo ed il pallone quasi gli va incontro. Williams (un avversario) pasticcia e glielo dona, lui la colpisce un po’ come capita e fa centro. Per non rendersi conto del magnetismo che circonda il corpo di Vardy da un anno a questa parte beh, ci vuole impegno.