Girone E Euro 2020 - Il nuovo volto della Spagna e un'eredità pesante
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Girone E Euro 2020 – Il nuovo volto della Spagna e un’eredità pesante

Dopo lo scoppio del caso Busquets si torna a parlare di una Spagna giovane, più talentuosa ma meno rodata di Polonia e Svezia

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Spagna

Allerta covid nel Girone E Euro 2020 dopo i casi che hanno colpito Spagna e Svezia: per Polonia e Slovacchia può essere un’occasione propizia

Riguardo al Girone E, a pochi giorni dalla partenza di Euro 2020, non si parla purtroppo del ricambio generazionale della Spagna, dell’ambiziosa Polonia e di Svezia e Slovacchia che, un po’ più indietro, studiano da underdog per fare lo sgambetto. Era solo questione di tempo prima che scoppiasse il caos Covid-19 e la vittima designata è proprio quella di Luis Enrique, colpita prima in Busquets e poi in Diego Llorente. Tra gli svedesi, colpiti in Kulusevski e Svanberg, che chiedono la quarantena di 10 giorni agli iberici e il ritorno di fiamma della polemica sui mancati vaccini ai partecipanti all’Europeo, siamo pronti a partire. Sperando di tornare a parlare, più velocemente possibile, solo di calcio.

SPAGNA – La positività di Busquets ha costretto la Federcalcio spagnola a correre ai ripari e a cambiare i piani in corsa. Rinviata la gara contro la Lituania, organizzati allenamenti personalizzati e un vaccino tempestivo per tutti i convocati. Non parte sotto la stella migliore la campagna di redenzione della Roja, uscita con le ossa rotte dal Mondiale in Russia e tornata in carreggiata con il successivo rientro del ct Luis Enrique. Il quale, in maniera tutt’altro che banale, ha deciso anche di lanciare segnali forti e votati al ricambio generazionale: fuori Sergio Ramos, uno dei capocannonieri delle Qualificazioni Europee (4 reti, al pari di Rodrigo), e fuori in toto il blocco Real Madrid. Si punta completamente su una generazione che in Nazionale ancora non ha conosciuto successi, sulla fame che portò i loro predecessori a prendersi prima l’Europa e poi il mondo. Non trovano spazio tra i convocati né il portiere “d’oro”, ma solo per il costo del cartellino, Kepa, né Saul, né tanto meno Luis Alberto (e nel suo caso, qualche dubbio effettivamente sorge). Nel gruppo c’è invece lo juventino Morata, tornato a vestirsi di rosso dopo lo scoppiettante avvio di stagione e riconfermato nonostante l’evidente calo nella seconda parte del campionato. Fari puntati sul giovanissimo Pedri, classe 2000 che ha fatto girare la testa a mezza Europa. Il talento non manca e il girone è ampiamente abbordabile per la qualità spagnola. Quando ti chiami Spagna, di questi tempi, non puoi nemmeno sfuggire al ruolo di favorita. Proprio lì andrà testato il carattere della squadra.

POLONIA – Talenti dal valore indiscusso, gregari per far legna e qualche volto nuovo da scoprire. La Polonia riparte dal quarto di finale di Euro 2016 (miglior risultato di sempre) e da quei punti fissi e irrinunciabili che l’hanno spinta avanti negli ultimi anni. Robert Lewandowski è il portabandiera di questa squadra, giocatore che, qualora l’avessero assegnato, si sarebbe dovuto aggiudicare il Pallone d’Oro a gennaio. Vincitore di tutto in carriera, recordman con la Nazionale in quanto a reti segnate e miglior realizzatore dei suoi pure nel girone di qualificazione a Euro 2020. Altro punto fisso è in porta, ruolo che finalmente la Polonia ha messo in relativa sicurezza con Wojciech Szczesny dopo gli anni altalenanti in cui tra i pali figurava Fabianski (comunque, irriducibilmente, convocato). In rosa troviamo anche Zielinski, Bereszynski, Dawidowicz, Linetty e Glik in rappresentanza della Serie A, mentre è stata costretta ad abdicare ad un passo dal via una vecchia conoscenza come Milik: dopo il tentato rilancio al Marsiglia, l’ennesimo infortunio lo costringe a rinunciare ad un’altra ottima occasione per sprigionare il proprio potenziale. Starà ora a Paulo Sousa, ingaggiato dalla Federazione polacca a gennaio rilevando Jerzy Brzęczek, riuscire a fare un passo in più: sia per la squadra che per la sua carriera, dopo gli epiloghi non eccellenti delle sue ultime avventure.

SVEZIA – Il Re costretto ad abdicare proprio all’ultimo. In sostanza, nelle scorse settimane si è parlato troppo spesso della mancata convocazione di Zlatan Ibrahimovic, dimenticandosi tuttavia di questa squadra che senza l’asso di Malmö è arrivata fin qui. Non solo: senza Ibra, la Nazionale scandinava è arrivata fino ai quarti di finale del Mondiale (dal quale mancava da 12 anni, quando l’asso svedese in Nazionale ci giocava eccome) e, prima ancora, aveva fatto fuori nei turni di qualificazione l’Italia di Ventura. Quando sottovalutata, questa squadra diventa letale. Formazione metodica, ordinata, senza fronzoli: lo scacchiere di Janne Andersson, il leader in panchina della Svezia, è amalgamato con raziocinio e calibrato sull’avversario di turno. Tra i convocati si intravede uno scampolo di Italia, con il veterano Ekdal e i giovani Svanberg e Kulusevski (entrambi risultati positivi al Covid-19 martedì). Il battesimo del fuoco sarà a Siviglia contro la Spagna; il modo migliore per rompere il ghiaccio prima di spostarsi a San Pietroburgo e puntare a costruirsi l’accesso ai quarti, giocando anche sul terzo posto. Non importa la partenza sprint, molto spesso il traguardo lo si raggiunge con pazienza e costanza. Anche senza il Re.

SLOVACCHIA – Non è mai bello chiamare in causa la sfortuna, però quando i parla di un sorteggio l’unica cosa che resta da fare è sperare in un esito favorevole. Dal punto di vista della Slovacchia si può dire che l’urna non è stata molto clemente. Detto questo, la Nazionale allenata da Stefan Tarkovic non ha tempo di pensare alla cabala o recriminare sullo squilibrio del girone. Proprio gli slovacchi insegnarono all’Italia bis di Lippi che la differenza la possono fare anche solo due punti, in un Mondiale brasiliano che dalle nostre parti si ricorda con molto dolore. 11 anni dopo, Euro 2020 segna il debutto assoluto nella competizione per la Slovacchia e il ritorno in una competizione internazionale per Nazionali dell’eterno Marek Hamsik (capocannoniere della sua selezione, tanto per cambiare) e di una generazione che studia da grande. E poggia le forze del reparto difensivo sulle spalle larghe di Milan Skriniar, protagonista da anni in Serie A e finalmente anche vincente con l’Inter di Antonio Conte. In più, quest’anno ha fatto parlare di sé anche il laterale del Colonia Duda, 7 gol, una marea di assist e un contributo fondamentale per evitare la retrocessione in Zweite Liga. Forse non basterà per passare questo Girone E Euro 2020, ma quantomeno per regalare tre battaglie ad un popolo che ha cominciato ad affacciarsi, in maniera graduale, al calcio dei grandi.