Inter Atletico: le 10 ragioni che porteranno i nerazzurri ai quarti
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Inter Atletico Madrid: le 10 ragioni che porteranno i nerazzurri ai quarti di Champions

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Inter Atletico Madrid: ecco le dieci ragioni per cui i nerazzurri hanno ipotecato i quarti di finale dopo l’1-0 di ieri sera

Dai diversi quotidiani e con qualche nostro spunto, traiamo 10 ragioni per le quali l’Inter deve essere ottimista per il ritorno con l’Atletico Madrid al Wanda Metropolitano. Oltre che per il vantaggio acquisito, per quel che si è visto a San Siro.

Metà ce le offre in interessante contributo di Andrea Di Caro su La Gazzetta dello Sport.

1) «La difesa dell’Inter è un muro quasi imperforabile. Tra campionato e Champions in 31 partite (24 + 7), la porta di Sommer è rimasta inviolata 19 volte (15 + 4). Il reparto arretrato regala certezze a livello individuale e collettivo: può cambiare qualche interprete (ieri assente Acerbi e dentro De Vrij) ma non il risultato finale.

2) Il centrocampo è il settore in cui l’Inter è più forte e può tenere testa a qualsiasi altra squadra europea. Ebbene ieri due perni come Calhanoglu e Mkhitaryan hanno conosciuto una giornata meno brillante, ma nonostante questo l’Inter, con Barella tra i migliori, ha tenuto il campo e creato molto. Con Calha e Micki ai loro livelli, il Wanda farà meno paura.

3) Si può vincere anche senza avere Thuram e Lautaro nel tabellino dei marcatori. L’Inter è in grado di rendersi pericolosa con più giocatori e segnare finalmente anche con uno degli attaccanti di scorta.

4) La mentalità è ormai quella della grande squadra. Nel primo tempo l’Inter è sembrata un po’ contratta, quasi studiasse l’avversario, ma mai avendone paura. Consapevolezza della propria forza, capacità di tenere il campo, cogliere il momento in cui colpire, sapersi difendere pur mantenendo sempre un atteggiamento offensivo. Sono tutte qualità che l’Inter mostra di avere. A fine partita i giocatori soddisfatti del risultato hanno subito detto quasi all’unisono che andranno a Madrid per vincere anche la gara di ritorno. Questa si chiama mentalità vincente.

5) Compattezza e unione. Tutti in campo si aiutano, corrono per il compagno, partecipano. Non ci sono mai gesti di stizza dopo un passaggio sbagliato, un’occasione fallita, un cambio durante la gara. Chi gioca dall’inizio, chi entra, chi resta in panchina partecipa alle partite e alle vittorie con la stessa energia ed entusiasmo. Merito di Inzaghi che oggi dimostra di avere totalmente il gruppo in mano».

Aggiungiamo altri due contributi.

6) Altra velocità. Ivan Zazzaroni sul Corriere dello Sport parte dalla fortissima convinzione che «la prestazione avrebbe meritato il premio di tre, quattro gol, la differenza di una sola rete è quasi irritante. Ma la squadra di Inzaghi è assolutamente in grado di battere questo Atletico anche a Madrid: gioca a un’altra velocità e quando riparte risulta spesso imprendibile per la versione tendenzialmente palleggiante dei madrileni».

7) Sporcarsi le mani. Domenico Calcagno sul Corriere della Sera: «Non è detto che un gol sia abbastanza per uscire dal Metropolitano con i quarti in tasca, ma è in ogni caso un buon punto di partenza anche perché la speranza che Thuram torni al suo posto è consistente. Resta da sottolineare una cosa importante, un indizio che è già il secondo dopo la rimonta con la Roma. L’Inter di Inzaghi sa anche sporcarsi le mani quando ce n’è bisogno, sa vincere anche le partite difficili, sporche. E questo è un sintomo tipico delle grandi squadre».

Chiudiamo con qualcosa di nostro.

8) L’identità di gioco. Niente di meglio che confrontarsi con lo stesso modulo per accorgersi della propria migliore efficienza. Se nei primi minuti Mkhitaryan non avesse commesso errori non da lui, alcune uscite perfettamente eseguite avrebbero determinato quanto meno limpide occasioni. In soldoni: l’Inter il modo per colpire l’ha trovato, l’Atletico no, a prescindere dall’effettiva concretizzazione. Il 3-5-2 di Inzaghi funziona meglio di quello di Simeone.

9) Il cambio di spartito. Non c’è una sola chiave interpretativa della gara. Nel secondo tempo i nerazzurri hanno conquistato campo e scena. E se hanno commesso molti errori sottoporta, è anche vero che hanno punito lo sbaglio più grande della difesa biancorossa.

10) Il cocktail di qualità. La forza dell’Inter è il mix di cose che fa: i giocatori si servono tra i piedi e negli spazi, la palla circola e ci sono anche veloci verticalizzazioni, gli scambi di posizione sono continui come i movimenti senza palla, Calhanoglu è il punto di riferimento principale ma anche Barella tocca e pulisce molti palloni.