La storia nerazzurra di Lucarelli: il mancato erede di Inzaghi all'Atalanta
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La storia nerazzurra di Cristiano Lucarelli: il mancato erede di Filippo Inzaghi all’Atalanta

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La breve storia tra Cristiano Lucarelli e l’Atalanta: dal boom iniziale al travaglio bergamasco che costò la retrocessione

L’Atalanta ha dimostrato negli anni di saper sfruttare al meglio le proprie capacità di scouting in Italia, e Bergamo è sempre stata terra di conquista per i bomber Nazionali. Certe volte però la testa può fare la differenza, per quanto le potenzialità siano fuori discussione: questo è il caso di Cristiano Lucarelli, colui che doveva raccogliere l’eredità di Filippo Inzaghi alla Dea, finendo in Serie B nell’ultimo ciclo Mondonico.

Estate 1997, l’Atalanta di Mondonico ha bisogno di risistemare l’attacco: Inzaghi è andato alla Juve, Morfeo ha sposato la causa Fiorentina e Gigi Lentini ha seguito il cuore scendendo in B pur di indossare la maglia del Torino. Come erede di Super Pippo, la Dea ingaggia Cristiano Lucarelli rispettando le “tradizioni” dei bomber Under 21 (da Vieri a Inzaghi fino a, appunto, Cristiano), considerando che con le maglie di Cosenza e Padova aveva segnato 29 goal totali.

Lucarelli è un grande staccatore di testa oltre che ad un attaccante molto più fisico di Filippo, e le premesse all’inizio sembrano essere rispettate. Goal all’esordio col Bologna, doppietta al Parma dove si lascerà andare a dichiarazioni d’amore per i tifosi nerazzurri a suon di “Qui a Bergamo mi stanno coccolando e devo pur ripagarli in qualche modo”, ed infine la rete in Coppa Italia contro il Genoa.

Tutto sembra andare per il verso giusto, ma il 1997/1998 è una delle annate peggiori dell’Atalanta all’insegna di quella mancanza di serenità tra pubblico, società e di conseguenza anche i giocatori. Lucarelli insieme a Caccia è uno di quelli più contestati dalla tifoseria per la sua mancanza d’impegno, e Cristiano non riesce ad ambientarsi a Bergamo (una situazione simile a quella riscontrata da Saudati tre anni dopo). Dal 24 settembre al 15 febbraio non siglerà neanche una rete dove nel mezzo l’autogoal contro il Milan: da considerare la mancanza di un fantasista in squadra, creando non pochi problemi davanti.

Ritorna determinante contro Napoli, Bari e soprattutto il 22 marzo 1998 contro l’Empoli quando segna a 10 minuti dalla fine esultando sotto la Curva Nord, per poi zittire la tribuna centrale vista la contestazione nei suoi. Più avanti diventerà un centravanti di lusso (soprattutto a Livorno), ma la parentesi bergamasca per lui è stata molto al di sotto delle aspettative.