De Luca: «Il campionato è falsato, si poteva fermare prima» - ESCLUSIVA
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Serie A

De Luca: «Il campionato è già falsato, ci si poteva fermare prima» – ESCLUSIVA

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Massimo De Luca, ex direttore di Rai Sport, ha commentato ai nostri microfoni l’emergenza Coronavirus e le conseguenze sulla Serie A

Massimo De Luca, giornalista ed ex direttore di Rai Sport, ha commentato in esclusiva ai microfoni di Calcionews24.com l’emergenza Coronavirus in Italia. Il noto conduttore ha anche parlato delle conseguenze di questa crisi sanitaria sulla Serie A e sulla vita di tutti i giorni.

De Luca, come sta e come sta vivendo questo drammatico momento per l’Italia?

«Come quasi tutti sono chiuso in casa e ne approfitto per leggere molti libri per mettere qualcosa di interessante in cascina. Cerco di guardare i notiziari solo alla sera».

Lei crede che sarebbe stato opportuno fermare la Serie A prima dell’ultimo turno giocato, quindi prima di Juve-Inter?

«Ripensandoci adesso trovo veramente assurdo che sia nata quella diatriba per le porte aperte o chiuse per Juve-Inter. Ci si sarebbe potuto rendere conto da subito che tanto non ci sarebbe stata storia. Forse si poteva giocare subito a porte chiuse senza saltare quel turno (25ª giornata ndr), ma ci si è fermati solo quando era inevitabile, prima si poteva evitare sicuramente qualcosa».

Quindi le parole di Zhang (Dal Pino pagliaccio) sono in qualche modo giustificabili?

«No. È un modo francamente inaccettabile di affrontare i problemi. La pantomima delle porte chiuse e della brutta immagine che si dava all’estero si poteva evitare ma se il problema andava affrontato in maniera diversa, di certo non lo si poteva affrontare con gli insulti».

Sul tavolo della Serie A sono arrivate varie proposte su come riprendere il campionato: playoff, congelamento della classifica, non assegnazione del titolo. Qual è la soluzione più adatta?

«Se la situazione dell’epidemia lo consentirà e sarà possibile riprendere a giocare a maggio con un ritmo molto serrato, la soluzione che preferirei sarebbe quella di portare a termine il campionato. Però non si può non rilevare che a questo punto il campionato è già falsato. Perchè anche se si dovesse riuscire a portare a termine regolarmente la stagione, è chiaro che verrebbero danneggiate le squadre che sono ancora in lizza per delle coppe. Quindi sicuramente si verificherebbe una condizione non giusta per quelle squadre che sarebbero costrette ad affrontare la fase decisiva della stagione con un calendario pieno di impegni».

Questo stop di quasi due mesi potrebbe danneggiare più pesantemente Lazio e Atalanta?

«Certamente chi stava andando meglio sarà più danneggiato. Però la Lazio sarà avvantaggiata dal fatto che non avendo alcun tipo di coppa da disputare potrà concentrarsi unicamente sul campionato, in una fase di stagione ricca di impegni per le concorrenti».

Si trova d’accordo con la decisione della UEFA di rinviare l’Europeo?

«Ha fatto assolutamente bene. Se c’è una speranza di far finire i campionati nazionali è proprio legata al rinvio dell’Europeo e quindi da quel punto di vista ha fatto benissimo».

I club di Serie A stanno discutendo su quando far riprendere gli allenamenti. Da una parte Lotito che vorrebbe tornare subito e dall’altra un blocco che vorrebbe tornare sui campi dopo Pasqua. Lei da che parte sta?

«Francamente la presa di posizione di Lotito mi pare che cozzi contro tutte le indicazioni date da epidemiologi, virologi e autorità costituite. Ormai abbiamo avuto diversi casi positivi, cosa vogliamo fare? Che ne siano contagiati una cinquantina? È chiaro che gli allenamenti e i contatti sarebbero dei veicoli di trasmissione formidabili per il virus. Trovo irrealistico che Lotito proponga questa situazione in un momento del genere. Forse non vogliamo renderci conto che questo andrà sui libri di storia. È un fatto epocale che ci cambierà tutti. Mi sembra meschino che in un momento così creare dei presupposti di polemiche su quando tornare ad allenarsi. Secondo me in questa situazione non ci si può allenare in quel modo ma solo da casa, da soli».

Secondo lei il calcio, così come la vita quotidiana, tornerà alla normalità o sarà influenzato dal Coronavirus una volta cessata l’epidemia?

«Il mondo e sicuramente il calcio saranno influenzati. Io penso quanta titubanza ci potrà essere le prime volte per tornare allo stadio. Ritornare in una condizione di vicinanza e contatto. Ci vorrà molto tempo. Saremo tutti un po’ più poveri questo mi pare chiaro. Sarà uno choc superiore al crollo della Borsa del 1929, è una guerra come ha detto il presidente Macron».

Cosa pensa riguardo al possibile taglio degli stipendi dei calciatori per aiutare i club a contenere le perdite?

«Io credo che sarebbe opportuno, anche se bisogna essere corretti fino in fondo. Ognuno di noi se avesse un contratto che gli garantisce un certo guadagno e che non può onorare fino in fondo per causa di forza maggiore, probabilmente pretenderebbe che il contratto venisse onorato fino all’ultima virgola. Ci vorrebbe uno scatto di sensibilità da parte della categoria, bisognerebbe sedersi intorno a un tavolo evitando un muro contro muro e dare un gesto di solidarietà anche simbolico nei confronti del Paese. Gli stessi giocatori devono rendersi conto che società più povere significherebbero giocatori più poveri e la stessa situazione si verificherebbe all’estero. Credo che ci vorrebbe una presa di coscienza e un atto di responsabilità. Sarebbe un bel gesto per tutto il Paese».

Prima dello stop stavamo assistendo ad un bel campionato con una lotta al vertice che non si vedeva da parecchi anni. Se mai si dovesse riprendere chi sarebbe la favorita per lo scudetto?

«Attualmente non siamo in grado di dire in che condizioni troveremo le squadre alla ripresa della Serie A. Preferire dire che prima dello stop la Lazio era favorita per tantissimi fattori tra cui l’aver battuto nettamente la Juve per due volte. Quindi prima della pausa avrei detto la squadra di Inzaghi, ora è un bel punto interrogativo. Di certo rimango convinto che un campionato di Serie A a 20 squadre non è sostenibile. Non è sostenibile con questo programma di coppe e impegni delle Nazionali. Non si può andare in crisi per qualsiasi imprevisto, il mio sogno sarebbe un torneo a 16 squadre, ma mi rendo conto che è irrealistico, quindi andrebbe bene già a 18».