2014
Quelli eran giorni
L’Intertoto: quando l’estate aveva tutto un altro sapore
E LA CHIAMANO ESTATE – Sei al mare, è pieno agosto e finalmente ha iniziato a fare caldo. Sei sdraiato sul bagnasciuga e senti una strana sensazione di vuoto. Ogni tanto ti ridesti dal torpore quando, di nascosto dalla moglie o dalla fidanzata, alzi il collo quanto basta per vedere ancheggiare qualche donzella sulla battigia, ma oi chini il capo con annessi occhialoni da sole per tornare a prendere il sole, mesto e insoddisfatto sotto il solleone. Cosa ti succede? E’ un periodo bellissimo, sei in ferie, ha staccato da tutto, eppure non ti senti pienamente allegro, perché? La risposta non è dentro di te, lì galleggiano ancora i cannelloni che ti sei portato per pasteggiare leggero a Marina di Camerota con 40 gradi all’ombra. La risposta la trovi appena volti lo sguardo verso il quotidiano sportivo che prima leggevi e adesso ti fa da cuscino. Il calcio, ti manca il calcio. D’estate è tutto bello, proprio tutto, tranne una cosa: non si gioca a pallone, solo quell’odioso quanto vitale calciomercato. E allora pensi che ti andrebbe bene qualsiasi cosa, una replica di un allenamento del Lecce 1987, una partitella tra sconosciuti in spiaggia, una qualsiasi amichevole del Tromso. Ti andrebbe bene persino l’Intertoto.
UN’ESTATE AL MARE – Già, l’Intertoto, che ricordi. La squadra per cui fai il tipo forse una coppa del genere nemmeno l’ha mai giocata, però ti meravigliavi di te stesso quando sul televisorino scassato che avevi nel seminterrato in subaffitto vedevi Udinese – Sigma Olomuc, forse la partita più bella nella storia di questa competizione. 22 agosto 2000, ti ricordi anche la data, magari non sai quando è nata tua moglie ma quel 22 agosto non te lo dimentichi. La preparazione allora partiva a metà giugno per le squadre che finivano in Intertoto, l’Udinese veniva da una serie estenuante di partite e all’andata con i cechi fece 2-2, ricordi? Al ritorno fu una baraonda: prima il gol del Sigma, poi Roberto Muzzi che pareggia al 90′ e dà la qualificazione ai friulani, se non fosse per il gol di Mucha un minuto dopo. Per fortuna che al 95′ a farti urlare – assieme a Stefano Bizzotto, che quella sera aveva la voce di Modugno – ci pensò Tomas Ujfalusi, che in seguito ammirerai alla Fiorentina, ma che quella sera segnò un autogol a suo modo storico. E poi ai supplementari prima il Pampa Sosa poi il venezuelano Margiotta – l’eroe di Leverkusen – per poco non ti fecero piangere, per quel 4-2 sofferto quasi come quando ti tolsero l’appendicite. L’Udinese quell’Intertoto la vinse ma non fu l’unica perché, come ben sai, l’Intertoto non la vinceva una squadra sola, era un po’ un volemose bbene con due o tre squadre ad alzare il trofeo alla fine.
THE SUMMER IS MAGIC – Ripensi per un attimo a quale assurdo meccanismo portava le squadre in Intertoto, poi ricordi che le settime o le ottave in campionato (o chiunque altro, perché molte compagini rinunciavano) erano ammesse di diritto, anche se la fama di questa coppa non era delle migliori: chi la giocava doveva iniziare il ritiro a giugno, e c’era la maledizione secondo la quale giocarla equivalesse alla retrocessione l’anno successivo, almeno in Italia. Il Perugia la vinse, era il 2003 e trionfarono anche Villarreal e Schalke 04, squadre che negli ultimi dieci anni non hanno dovuto sorbirsi trasferte a Pierantonio o Castel Rigone. Ti ricordi Jay Bothroyd, uno dei colpi di mercato di quel pazzo di Gaucci? Quanto era brutto a vedersi, però quell’estate fu decisivo. Prima l’Allianssi, poi il Nantes caddero sotto i colpi di Di Loreto e compagni. E la finale fu col Wolfsburg, che anni dopo si sarebbe trovato sul tetto di Germania mentre ti eri dimenticato che esistesse a Perugia una squadra professionistica. Proprio Bothroyd decise l’andata e al ritorno il miracolo fu concluso da Tedesco e Berrettoni, altra gente e altro calcio. Ti volti verso il quotidiano sportivo e leggi dell’ultima Guinness Cup, gioca a Charlotte o Philadelphia, coppa senza anima e dettata solo dagli sponsor. Ricacci in dentro un travaso di bile.
VENTO D’ESTATE – Come dimenticarsi poi di quello scontro, tanto impari oggi quanto splendido allora, tra Brescia e Paris Saint Germain. Correva l’anno 2001 e le Rondinelle di Roberto Baggio avevano appena eliminato Tatabanya e Chmel Blsany, che non sembra ma sono squadra di calcio con nomi reali. Il Brescia giocò al Parco dei Principi l’andata e fece zero a zero, per il ritorno c’era ottimismo ma la beffa era dietro l’angolo. Ti disperasti pure tu quella volta, forse non portasti nemmeno tua moglie a mangiare un gelato in passeggiata, quell’uno a uno che eliminò il Brescia ti rimase come un groppo in gola. Ti ricordi di aver visto la partita su Rai Tre, quando ancora la scritta “Rai Tre” sembrava uscita da un videogame da sala giochi. Yllana contro Anelka, Kozminski contro Arteta e poi fu Aloisio a segnare il gol che, nonostante il rigore del Divin Codino, sancì l’addio dei lombardi all’Europa. Ma di sconfitte così te ne ricordi troppe, forse stai diventando vecchio: il Bologna che viene battuto dal Fulham con tripletta di Ono, il razzo dei tifosi del Perugia che colpì un guardalinee contro il Trabzonspor – ne parlarono tutti i giornali e ancora oggi niente è cambiato, pensi -, l’incredibile rimonta del Villarreal contro il Torino, la Lazio schiantata dal Marsiglia e altro ancora.
SAPORE DI SALE – Ricordi anche che un anno ci fu la Juventus a giocare quella coppa assurda. Era il ritorno in campo di Del Piero dopo l’infortunio e rimembri anche che contro il Ceahlaul la Juve stava quasi per uscire e si qualificò solo per i gol in trasferta. Poi fu un dominio, 9-1 in due partite al Rostov e passerella finale contro il Rennes: 2-0 a Torino, 2-2 in Francia. A quei tempi sì che eri in forma, non come adesso che ti alzi dall’asciugamano solo quando senti arrivare l’uomo dei bomboloni e l’Intertoto non c’è più. Perché l’hanno tolta? Ti chiedi, senza trovare una risposta come quando parli della Coppa delle Coppe. Adesso d’estate c’è solo un misero turno preliminare, allora ti divertivi a vedere sfide impareggiabili tra Amburgo, Newcastle, Celta Vigo, Lens e altro ancora contro squadre dal fascino romantico e impagabile. L’Aalborg, per dirne una, oppure l’Hammarby, o meglio ancora il Metz: ma che fine hanno fatto? Hai imparato la geografia con l’Intertoto, gran parte della tua conoscenza calcistica arriva da quelle partite afose di luglio e agosto quando ormai staccavi il cervello dagli impegni lavorativi. L’unica tua fortuna, pensi non troppo mestamente alzando un’altra volta il collo per spiare lontano, è che questi costumi li fanno sempre più stretti.
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