Torino, Cairo: «Con Juric rapporto diretto. Per noi anno di transizione»
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Torino, Cairo: «Con Juric rapporto diretto. Per noi anno di transizione»

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Il presidente del Torino Urbano Cairo ha così commentato la situazione della sua squadra: ecco cosa ha dichiarato

Ospite del “Festival della TV e dei nuovi media”, il presidente del Torino Urbano Cairo ha avuto modo di analizzare la situazione della squadra granata:

JURIC – «Juric è un allenatore molto bravo, lo ha dimostrato quando portò il Crotone dalla B alla A e a Verona lanciando tanti giovani e ottenendo risultati importanti con una rosa abbastanza striminzita. Il mercoledì precedente alla chiusura del mercato, il mister ha voluto dare la sua opinione: la rispetto, come faccio sempre, e la tengo in considerazione. Ho fatto un investimento per prendere Juric senza fare austerity, perché lo merita, e avendo preso lui voglio dargli ciò che mi chiedeva, nei limiti del possibile e dell’economicamente giusto. Non dimentichiamoci che il calcio è nella crisi peggiore degli ultimi 30 anni: si sono persi ricavi ma i costi sono rimasti uguali con stadi deserti e sponsor in calo, si è tutto ridotto anche il calciomercato. Una perdita del 30% abbondante. Vanno tenute in conto queste cose. Ma ciò che chiede l’allenatore è giusto saperlo, privatamente o pubblicamente, ed è meglio parlarsi con franchezza. Lo ha fatto educatamente, io stavo già intervenendo e poi sono arrivati giocatori interessanti come Brekalo, Praet, ha assunto buone informazioni su Zima che non conosceva, è arrivato Pobega e e avevamo già preso Pjaca».

OBIETTIVO – «Non lo dico. E’ un anno di transizione, gliel’ho detto a Juric: non gli ho chiesto l’Europa, ma dobbiamo costruire. Abbiamo tre anni di contratto e lo stimo: dobbiamo fare una squadra adatta a lui, avrei voluto farla prima perché un conto è dargli la rosa il 31 agosto e un conto prima, ma è stato un mercato difficilissimo. Alcune squadre non hanno fatto nulla, altre hanno venduto giocatori importanti, evidentemente bisognava fare così. E’ stato un mercato difficilissimo. Volevo dare e ho dato, anche se avrei voluto farlo prima. Ho stima in un allenatore bravo e adesso tocca lavorare e dimostrare che possiamo raggiungere risultati, facendo un’annata diversa dalle ultime due».

PARAGONI – «Se Mario Draghi fosse un calciatore sarebbe Jorginho. Matteo Salvini è un attaccante, è milanista, dico Pierino Prati. Giorgia Meloni è anche lei un attaccante ma non come Salvini, è più una trequartista, lei è la Giacinti del Milan femminile. Enrico Letta secondo me è una mezzala, un centrocampista, un Barella. Giuseppe Conte? E’ un allenatore, come Antonio Conte».