Diario Mondiale: c'era una volta il Brasile - Calcio News 24
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2014

Diario Mondiale: c’era una volta il Brasile

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Il Diario Mondiale di Riccardo Trevisani per CN24, pagina nove!

7 finali mondiali disputate, 5 vinte. Partecipazione ad ogni Campionato del Mondo ed emblema della bellezza del calcio, del giocare per vincere, dell’estetica assoluta. Lo chiamavano Brasile e bastava il nome a creare meraviglia. Dopo 64 anni dal dramma del “Maracanazo“, ospitare il Mondiale è sicuramente un peso. Specialmente per una squadra che con le meraviglie di Pelé, lo spettacolo del 1970 e il talento del 1982 ha in comune solo il colore della maglia.

Felipão è in corsa per eguagliare, 80 anni dopo, Vittorio Pozzo, il quale vinse due Mondiali consecutivi prima della seconda guerra Mondiale. Qui sarebbe ancora meglio, perché a distanza di 12 anni dal primo e con due squadre diverse, cioè sempre il Brasile, ma con altri 23. Quello passato aveva Ronaldo il Fenomeno, Rivaldo e un giovane Ronaldinho. Giocava male, ma almeno quei tre davanti facevano le fiamme. Nel Brasile del Mondiale casalingo, le fiamme le fa a strappi Neymar (campione vero, diffidate dai detrattori) che però è stato messo fuori uso da Zuniga. E le fiamme sono nell’anima, nelle mani e nei piedi di pochi campioni. Il geniale David Luiz, la sicurezza Thiago Silva e il muro Julio Cesar. Scolari ci ha messo 3 partite per capire che non poteva far a meno di Fernandinho, per distacco il miglior centrocampista, e 4 partite per togliere di mezzo un impresentabile Dani Alves a beneficio di un più sicuro Maicon. Una lentezza esasperante, per una squadra che sì, ha raggiunto la semifinale, ma difficilmente vincerà il Mondiale e ancora più difficilmente rimarrà nella mente di qualcuno come tante Seleçao sono riuscite a fare. Nel mondo, non solo in Sudamerica.

Non è una generazione di fenomeni, ma si poteva giocare meglio. Vedere la squadra che spazza il pallone in tribuna, tre volte in 10 minuti, in casa contro la Colombia, mi è parso francamente troppo. Lo chiamavano Brasile ed era il sogno di chiunque seguisse il calcio. Oggi gioca come il Recreativo Huelva, disposto a rinunciare al gioco e sfrutta pure qualche errore arbitrale come successo contro Croazia e Colombia. Sarebbe bello per il paese vedere la festa il 13 luglio, ne avrebbe bisogno il popolo e la nazione. E anche dall’esterno sarebbe piacevole immaginare il delirio al Maracanà. Ma per come si esprime questa squadra e per le scelte del suo allenatore, meriterebbe un altro “Maracanazo”, a distanza di 64 anni.

Ho sognato fin da bambino di vedere un mondiale in Brasile. Con in campo il Brasile. Ora che mi è capitata la fortuna addirittura di commentarlo, nonostante il tifo spettacolare che ho ammirato in tribuna, faccio fatica a non augurarmi che siano Messi o Robben a sollevare quella coppa. Insomma per ora, non punterei sulla Seleçao (neanche un euro). In attesa che nuovi Carlos Alberto, Roberto Carlos, Falcao, Zico, Ronaldo e Ronaldinho tornino a farmi innamorare della squadra più bella del mondo. Quella che chiamavano Brasile.

Ci sentiamo presto, bom dia!