Helmuth Duckadam, Eroul de la Sevilla - Calcio News 24
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2014

Helmuth Duckadam, Eroul de la Sevilla

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La storia del portiere della Steaua Bucarest che parò 4 rigori in una finale di Coppa Campioni e poi sparì

ROMANIA, ANNI OTTANTA – A cavallo tra gli Ottanta e i Novanta uno spettro s’aggira per l’Europa, è la Steaua Bucuresti, la Stella di Bucarest. Sono anni particolari, in Romania ad esempio comanda Nicolae Ceausescu, detto il Conducator, e si pensa che il suo figlio adottivo Valentin proprio in questo periodo sia abbastanza dentro alla stessa Steaua. Mentre la qualità della vita in Romania si abbassa a dismisura, quella calcistica è inversamente proporzionale. Imre Jenei, allenatore legato a doppio filo al club della capitale rumena, ha costruito una squadra fortissima con i maggiori talenti dell’epoca: c’è Victor Piturca, attaccante dal sopraffino senso del gol, c’è Marius Lacatus, anche lui centravanti anche se più tecnico e già idolo dei tifosi, ci sono Miodrag Belodedici e László Bölöni, insomma la nazionale rumena di quegli anni passa dallo Stadionul Ghencea. E poi c’è anche Helmuth Duckadam, la cui storia sembra fatta apposta per essere raccontata con un po’ di malinconia.

COPPA DEI CAMPIONI – L’anno di riferimento è il 1985-1986. La stagione precedente la Steaua è tornata a vincere la Divizia A dopo una crisi immensa, troppo lunga per quella che un tempo era la squadra dell’esercito. C’è da affrontare la Coppa dei Campioni, visto che in campionato lo Sportul Studentesc è distante e non dà fastidio, il secondo titolo di fila è già in bacheca. Contro il Veljie e l’Honvéd la squadra di Jenei passeggia e arriva ai quarti di finale, dove trova i carneadi finlandesi del Kuusysi Lahti. La Steaua però non sembra riuscire a sfondare e all’andata al Ghencea Duckadam ci mette spesso una pezza per fermare la squadra più debole ad aver mai giocato un quarto di Coppa dei Campioni. A Bucarest è 0-0, ma per fortuna al ritorno in Finlandia Piturca trova il sigillo vincente nel finale e regala la semifinale ai Ros-Albastrii. I tifosi cominciano a sognare, mai una rumena si era spinta così in alto in Europa e soprattutto nessuno nel 1986 avrebbe mai immaginato che proprio la Steaua sarebbe arrivata tra le prime quattro. Certo, mancano le inglesi per via dell’Heysel, ma ci sono squadra sulla carta più forti. L’Anderlecht ad esempio è una delle realtà emergenti e in semifinale a Bruxelles dà una gran dimostrazione di calcio alla Steaua battendola uno a zero, gol di Scifo. C’è da passare da Bucarest però, prima della finale di Siviglia: capitan Balint e il solito bomber Piturca esagerano, è 3-0 per i rumeni. A Siviglia, al Ramon Sanchez Pizjuan, ci vanno loro a sfidare il Barcellona, che nell’altra semifinale ha rimontato tre gol al Göteborg.

LA NOTTE DI SIVIGLIA – Sette maggio millenovecentottantasei, save the date. In Andalusia un manipolo di tifosi della Steaua è al seguito della vittima sacrificale del Barcellona, almeno così la descrivono i giornali. Eppure, dopo il fischio d’inizio del francese Vautrot, si ha la sensazione che tutto possa andare nel verso sbagliato e che il calcio possa regalare l’ennesima sorpresa. Jenei ha preparato una gara attenta, la Steaua si difende e addormenta il gioco spezzando la fantasia del Barcellona di Venables. E’ la finale più brutta che la stria recente ricordi, dopo centoventi minuti siamo sempre sullo zero a zero e si va ai rigori, dove la scena la prende Helmuth Duckadam. Duckadam ha ventisette anni ed è di gran lunga il miglior portiere rumeno. E’ cresciuto al confine con l’Ungheria, ha un fisico possente e dei baffoni molto anni ’80 oltre a una capigliatura incerta che ondeggia tra il mullet e il ricciolo. Incute timore, è un armadio ma ha riflessi da felino, come ha mostrato non solo nella natia Arad ma anche a Bucarest e in nazionale. Al triplice fischio del direttore di gara, Duckadam non lascia trasparire un segno di nervosismo, va verso la porta con disinvoltura perché sa che se c’è una cosa che sa far bene è parare. Specialmente i rigori.

RIGORI – Sul dischetto il primo a tirare è Mihail Mejearu, centrocampista rumeno. La quasi totalità del Pizjuan è colorata di giallo e rosso, i tifosi del Barcellona mettono pressione mentre Mejearu si porta davanti a Urruti. E infatti il tiro è fiacco e centrale, parato. Duckadam con il suo bellissimo completo verde si posiziona sulla linea di porta e rimane impietrito di fronte al capitano catalano Alexanko, tutt’altra pasta rispetto al pagliaccio di due anni prima Grobbelaar: lo spagnolo di destro calcia forte a sinistra ma a mezza altezza, Duckadam si protende e respinge. E’ la volta del dentista. László Bölöni, studi da odontotecnico, col suo sinistro magico calcia nella solita zona di Alexanko e per Urruti è facile parare ancora. Il portiere iberico si alza da terra sorridendo, troppo facile parare rigori così. Peccato che non ne prenderà più. Duckadam invece è la solita statua di marmo, ma quando tira Pedraza con un balzo assurdo va letteralmente a togliere con la mano destra la palla dal’angolino basso. Ancora zero a zero, la palla non vuol saperne di entrare. Poi però va Lacatus e segna il primo gol della serata con un bolide che bacia la traversa e fa incupire Urruti depositandosi in rete. Steaua avanti, la Coppa è nelle mani di Duckadam. E Helmuth non delude, capisce dove tira Pichi Alonso qualche secondo prima che la punta tocchi il pallone, si protende sulla sua destra e addirittura blocca. Sempre uno a zero, palla al gran capitano Gavril Balint. Intelligente com’è, Balint sa reggere pure tutta questa pressione e dopo una rincorsa di dieci metri spiazza Urruti, finalmente triste. Ancora Duckadam, tre rigori parati su tre e un posto nella storia che lo attende. Alonso Peña ha una grande responsabilità, se sbaglia dà la coppa ai rumeni. Sono attimi che durano anni, Peña di destro apre il piattone che impatta sui guanti bianchi di Duckadam. 2-0 Steaua, coppa ai Ros-Albastrii e Duckadam diventa l’unico ad aver preso 4 rigori di fila in un match. E’ lì che diventa una volta per tutte Eroul de la Sevilla.

SUPERMAN E’ RUMENO – La Steaua trionfa, Duckadam diventa il beniamino del calcio rumeno. Il portiere insuperabile, a cui nessuno è riuscito a mettere dentro un penalty, che a ben vedere non erano neppure stati calciati male. La notte di Siviglia lo consacra nell’Olimpo del calcio, ma quella finale è l’ultima partita di livello giocata dal numero uno. Tornato in patria smette di giocare, lo si rivedrà soltanto a sostegno dei suoi in Coppa Intercontinentale – persa col River – ma non scenderà più sul terreno di gioco. Perché? Esistono due versioni, come sempre quando si è in paesi dai regimi particolari. Quella ufficiale: aneurisma a un braccio, carriera finita e rischio di amputazione all’arto. Quella ufficiosa: il Real Madrid regala una Mercedes a Duckadam che la usa a Bucarest facendo invidiare al Conducator junior, Nicu Ceausescu, il quale manda la Securitate a spezzargli le braccia. Duckadam ha sempre confermato la prima versione, anche se si sa che miti di questo genere sono difficili da sfatare del tutto. All’apice della sua carriera, Duckadam è costretto a lasciare tutto e a tornare nella sua Arad, dove lavora nella polizia di frontiera per sette anni. Nel 1989 però, mentre il suo collega Silviu Lung ne prende quattro dal Milan nell’ultima finale di Coppa Campioni disputata dalla Steaua, Duckadam decide di ritornare in campo almeno per una volta col Vagonul Arad. Il 28 settembre 1989 aiuta i suoi a vincere per 4-2 una gara in Cupa României. In quell’occasione Duckadam para due rigori.