Zeman il rivoluzionario nella Serie TV 1992 - Calcio News 24
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2015

Zeman il rivoluzionario nella Serie TV 1992

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Ieri le prime due puntate della serie televisiva “1992”: Zeman ed il suo Foggia ricordati come idea e modello rivoluzionario

Da giovane a Palermo ero presidente di una piccola società di calcio, la Bacigalupo, serviva un allenatore e presi questo boemo sconosciuto che scappava dai comunisti, Zeman, e guardi adesso il suo Foggia dei miracoli, il suo 4-3-3 è un’idea rivoluzionaria. Me ne aspetto una anche da lei”. Siamo nella tanto acclamata serie televisiva “1992” ed il virgolettato fa capo a Marcello Dell’Utri, a quei tempi dirigente di Publitalia ’80 (concessionaria esclusiva per la raccolta di pubblicità della Fininvest), intento a motivare il pubblicitario di successo Leonardo Notte, personaggio romanzesco interpretato dall’ideatore della serie in onda su Sky Atlantic Stefano Accorsi.

CONTESTO – Siamo a cavallo tra i mitici anni ’80, quelli del consumismo, quando si avvertono ancora forti gli effetti del boom economico e degli affari d’oro del trentennio ’50-’70, e l’inizio degli anni ’90, quelli di Tangentopoli per intenderci: la procura di Milano capeggiata dal magistrato Antonio Di Pietro – ben presente nella serie – scoperchia il vaso di Pandora del sistema di corruzione e finanziamento illecito ai partiti italiani che aveva caratterizzato un certo modus vivendi di quei tempi d’oro. La fine della Prima Repubblica, partiti scomparsi nel nulla sotto i colpi inferti dalla magistratura ed arresti a raffica sfociati nella clamorosa indignazione pubblica che tutti ricordiamo. Gli affari piombano nella crisi, non si fanno più soldi semplicemente svegliandosi la mattina ma, aspetto più volte centrato dalla serie 1992, c’è bisogno dell’idea: lo spunto vincente che tramuti un’era di potenziale crisi nella migliore opportunità per distinguersi dalla massa.

ED ECCO ZEMAN – Il riferimento al tecnico boemo, vi sia piaciuto o meno l’esordio della serie con le sue due prime puntate, è un gioiello: la società di raccolta pubblicitaria cerca l’idea rivoluzionaria ed il suo massimo dirigente cita il 4-3-3 di Zdenek Zeman, peraltro rievocando fatti realmente accaduti. Quando l’attuale allenatore del Cagliari, nel lontano 1970, divenne la guida tecnica della piccola e dilettantistica Bacigalupo su segnalazione proprio di Marcello Dell’Utri. Un giovane ceco visionario di calcio che scappava dai comunisti negli anni ’70, l’allenatore del Foggia dei miracoli negli anni ’90 – quelli in cui è ambientata la serie televisiva in questione – e quel calcio rivoluzionario che incantò il palcoscenico. Allora sì, il suo 4-3-3 era materia di studio: il calcio di quei tempi si fondava essenzialmente su un approccio conservativo, l’equilibrio e l’esecuzione del contropiede come cardini fissi della scuola di pensiero italiana. Le sue idee irrompevano come fulmini in un sistema che faceva fatica persino a riconoscerle: tre attaccanti, già di per sé un mistero allora, sovrapposizioni continue degli esterni bassi ed inserimento dei centrocampisti nell’area di rigore avversaria, un dinamismo che stordiva ed apriva a tanti dei nuovi scenari poi puntualmente verificatisi negli anni seguenti.

IL COSTO DELL’INNOVAZIONE – Chi per vivere, o meglio per respirare, ha il continuo bisogno di trovare nuove soluzioni, innovare, stravolgere, prima o poi paga conto. Oggi le meravigliose idee calcistiche di un tempo sembrano se non superate quantomeno raggiunte: il problema di Zeman non è mai stato vincere o meno, su quello ci ha pacificamente e teneramente posto una pietra sopra, quanto invece quello di stupire. Sorprendere. Lasciare a bocca aperta: se oggi l’obiettivo è meno centrato di un tempo lo si deve alle incredibili evoluzioni attraversate da questo sport. Anticipare i tempi oggi, in un mondo peraltro perfettamente globalizzato, è impresa ardua. L’allenatore conta tantissimo, sia chiaro, ma è probabilmente meno fattibile di un tempo prendere undici improvvisati e tramutarli nella squadra che ancora oggi – vedi la serie televisiva 1992 – viene citata come modello rivoluzionario. E’ questo il cuore pulsante dell’essenza zemaniana: quelli come lui non muoiono mai. Sono differenti, e basta questo a lasciare traccia indelebile.