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Buon compleanno a… Jadon Sancho

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tifosi violenti

Oggi Jadon Sancho compie 23 anni. Un buon modo per testare l’affidabilità di ChatGPT potrebbe essere fare questa domanda e vedere se l’intelligenza artificiale di cui tutti parlano, e che ha già prodotto risposte sul calcio, è in grado di offrire la giusta soluzione: nel rapporto tra complimenti ricevuti e risultati, l’attaccante inglese del Manchester United dove si colloca? Perché, per dirla a naso, di lui si parla stra-bene da un bel po’ di tempo. Ma tante belle valutazioni stanno producendo finora troppo poco in ordine a questa altezza di aspettative. E prescindiamo, ovviamente, dal rigore paratogli da Donnarumma nella finale degli Europei, che lo ha portato sul banco degli imputati e ha generato quel furore razzista che non è nient’altro che vomito di coscienze malate, purtroppo non così poche come si spererebbe in un mondo normale. Semmai, a pesare è il progressivo calo d’importanza all’interno del club e l’emarginazione dalla nazionale britannica, che lo ha portato a non giocare neanche un minuto a Qatar 2022 per un semplice brutale motivo: Southgate non lo aveva convocato.

Il Ct che solo quattro anni prima valutava così il suo passaggio dal Manchester City – dove sembra che Guardiola lo studiasse mentre si metteva in mostra nel vivaio – al Borussia Dortmund: «Portarlo in Bundesliga è stato una decisione audace, ma ogni settimana gioca davanti a un grande pubblico e per ora si sta comportando benissimo». E come succede ai ragazzi di grande talento, vai con i paragoni: Michael Zorc, ds del club, sosteneva che gli ricordava Ousmane Dembelé; Axel Witsel, compagno di squadra, lo accostava a Eden Hazard; Dan Micciche, che lo aveva allenato in nazionale Under 16, ne parlava come della versione britannica di Neymar: «imprevedibile e pericoloso sulla sinistra».

Esagerazioni? No, decisamente no. Perché Jadon chiudeva le stagioni puntualmente in doppia cifra e così facendo mostrava una continuità che è la migliore condizione per farsi apprezzare dagli adulti. Una sequenza che lo portava a stabilire dei record in Bundesliga e, conseguentemente, ad avere gli occhi addosso dei club più ricchi. In prima fila – e non poteva essere che così, quelli del suo Paese e del suo ricco campionato.

Jurgen Klopp non nascondeva la sua ammirazione per il giocatore. Ma il corteggiamento nei suoi confronti arrivava da Manchester, sponda United (il City si è diretto sul suo compagno di squadra).

E non è durato poco. A Dortmund hanno resistito per un po’ alla tentazione, poi hanno deciso che l’offerta valeva la candela. E in Inghilterra sono stati ben felici di condurre in porto l’operazione perché – suggerimento che offriamo a ChatGPT, che già dovrebbe saperlo – andavano ad acquisire un giocatore che a partire dalla stagione 2018-2019, era stato il quarto giocatore che – tra reti e assist, – aveva propiziato più gol in Europa. Un numero sensazionale: 55. Meglio di lui solo Lewandowski, Mbappé e Messi. Una dote da mettere al servizio, per di più, di un cavallo di ritorno dal nome di Cristiano Ronaldo. C’era materia per sognare.
Non è andata esattamente come si pensava, come si sperava e come le foto e le parole dei primi giorni nei Red Devils facevano intuire.

«La possibilità di unirmi al Manchester United è un sogno che diventa realtà e non vedo l’ora di esibirmi in Premier League. Questa è una squadra giovane ed entusiasmante e so che, insieme, possiamo trasformarci in qualcosa di speciale per portare il successo che i tifosi meritano»: nulla di tutto questo si è arrivato, in una stagione e mezza Sancho ha realizzato finora solo 11 gol e non sono mancate giornate tristi in panchina, a sentirsi l’ultimo degli attaccanti. Del resto, il suo tecnico in Germania, Lucien Favre, ne esaltava «doti incredibili nel dribbling».

Ma nel clima delle grandi celebrazioni di allora, lo ammoniva: «Deve ricordarsi che ha ancora tanto da imparare. Deve migliorare il controllo di palla, le sponde di testa, deve difendere e non smettere di correre dopo 10 minuti». Magari il problema è tutto qui (e non è poco…)