Il derby Juve-Toro spiegato da Bruno Garzena e Renato Zaccarelli
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Il derby Juve-Toro spiegato da Bruno Garzena e Renato Zaccarelli

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Mole Antonelliana

Il derby di Juve-Toro spiegato da due protagonisti delle stracittadine del passato come il bianconero Bruno Garzena e Renato Zaccarelli

Giovedì pomeriggio, a Il Circolo della Stampa Sporting Torino, come antipasto alla sfida di domani ore 18 all’Allianz Stadium, si è disputato il Derby giornalisti. Risultato finale 2-2, due volte bianconeri (per la verità vestiti di rosa) in vantaggio, due volte i granata bravi a rimontare. Il fatto che io vi abbia giocato non ha alcuna importanza (almeno pubblica qual è un sito: privatamente ogni sfida tra amici è il pretesto per racconti, come capita a tutti i calciatori amatoriali che non smettono mai). Quel che è stato estremamente istruttivo, invece, per capire la natura della juventinità e del torinismo, sono stati i racconti che ci hanno proposto due giocatori del passato.

Ha iniziato Bruno Garzena, terzino della Juve di Boniperti, Charles e Sivori, che ha esordito dicendo che lui si ricorda i derby persi, non quelli vinti. E ha aggiunto che questa è la partita dei suoi sogni. Tanto che ne ha raccontato uno, avvenuto da ragazzino, quando ancora era ben lontano dall’idea di diventare un professionista: «Una sorta di entità divina mi ha chiesto quale partita avrei voluto giocare. Immagino che tutti avrebbero detto una finale di Coppa del mondo, da disputarsi a Wembley o al Maracana. Invece no. Io chiesi di giocare Juve-Toro al Filadelfia perché il pubblico avverso mi caricava. E che la gara potesse durare 12 ore».

É toccato, poi, a Renato Zaccarelli, centrocampista degli anni ’70, quando la stracittadina fu a lungo patrimonio granata e il tricolore del 1976 regalò alla città la felicità dei lontani tempi del Grande Torino: «Non c’era sfida con Milan o Inter che avrei scelto al posto del derby. Confrontarsi con la Juve era il massimo, contro giocatori che ritrovavo anche in Nazionale. Anche se quando penso all’epoca mi spiace non avere dato seguito a quello scudetto».

Credo che un po’ tutti, ad ascoltarli, abbiamo pensato: ecco, questa è Torino, questi siamo noi, bianconeri o granata che si sia. Invece di esaltare il proprio successo, magari anche prendendo un po’ in giro il rivale, si parla più delle vittorie che non ci sono state, tra l’essere incontentabili e il volersi sempre migliorare. Sarà per questo che poi abbiamo pareggiato: così, alla fine, eravamo tutti scontenti… Buon derby a tutti.