Lazio, Lotito: «Tifosi? Servono prevenzione e repressione» - Calcio News 24
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2014

Lazio, Lotito: «Tifosi? Servono prevenzione e repressione»

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La ricetta del presidente della Lazio

LAZIO LOTITO TIFOSI – Gli strascichi della finale di Coppa Italia hanno coinvolto anche la Lazio, i cui tifosi si sono organizzati per aiutare il tifoso ferito Ciro Esposito. Il presidente della Lazio Claudio Lotito ha parlato della finale e non solo, nell’intervista rilasciata a La Repubblica stamani ha analizzato anche il movimento dei tifosi e degli ultras. Di seguito le parole di Lotito riprese da Lazionews24.com. 

MIGLIORAMENTO – «Chiunque abbia un ruolo deve contribuire al miglioramento del Paese, anziché mettere la testa sotto la sabbia. Io mi reputo padre sia degli scalmanati ma anche di quelli perbene che vedono le partita con calma. Al mio fianco ho le autorità, tutti gli altri scoprono l’acqua calda, parlando di calcio e ricatti, io vivo da sempre con le intimidazioni. E dicono che la colpa è mia, che non dialogo. Non dovrei dialogare con nessuno, è la partita della legalità questa».

IMPERATORE – «Mi ha colpito sabato vedere un tifoso con precedenti penali decidere se giocare o meno al posto della autorità. Sembrava di essere al Colosseo: tutti in attesa del pollice dell’imperatore. E si continua a dare visibilità a persone che, indipendentemente dalla professionalità o dal livello culturale, diventano dominanti solamente per certi atteggiamenti violenti e dannosi, allora andremo poco lontano».

PREVENIRE – «Io sono per la prevenzione e la repressione. La prima richiede tempo per fruttare, ma la Lazio è impegnata nelle scuole. Prima nelle scuole ad esempio si usavano maniere forti, adesso invece al primo rimprovero scattano le critiche. I giovani hanno grande fragilità interiore: venuti meno i filtri della scuola, della famiglia, dell’oratorio, dei partiti, sposano la logica del branco, devi agire come gli altri o non esisti. E questo accade allo stadio».

DASPO – «Daspo a vita? Secondo me serve altro ovvero inasprire le pene e renderle certe. Basta con l’impunità per i reati dei “tifosi”: traffico di stupefacenti, merchandising falso, intimidazioni. Poi, processi per direttissima e celle di sicurezza negli stadi. Non sarei come i club possano isolare i violenti. Serve l’aiuto dei tifosi perbene, che devono aiutare le società invece di adeguarsi alla legge della giungla».