Monza, che fallimento: quando i soldi non fanno la felicità
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Monza, che fallimento: quando i soldi non fanno la felicità

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I playoff di Serie B hanno sancito il fallimento sportivo del Monza, sbarcato in cadetteria in pompa magna ma battuto dalla forza delle idee

Fallimento: la parola è certamente dura ma associarla al Monza non può essere un azzardo. Perché la verità va detta, il club brianzolo non era da considerare una neopromossa “normale” la scorsa estate, men che meno dopo una campagna acquisti faraonica per una Serie B.

Da campioni del calibro di Boateng e Balotelli, a giocatori di livello internazionale come i più esperti Maric e Gytkjaer o come i giovani ma talentuosissimi Carlos Augusto e Mota Carvalho. Per non parlare dei vari Scozzarella, Barberis e D’Alessandro o degli innesti di gennaio Ricci e Diaw. E solamente per citarne alcuni, perché la rosa biancorossa varrebbe abbondantemente la salvezza in Serie A. Al pari di un esborso economico che non molti nemmeno al piano di sopra potrebbero permettersi.

Eppure, non sono bastate quaranta partite per trovare una quadra e riordinare le “figurine”. A pagare il prezzo del fallimento, inevitabile che possa essere in primis Cristian Brocchi. D’altro canto, si sa, gli allenatori sono sempre i primi a salire sul banco degli imputati.

L’ex tecnico di Milan e Brescia ha indubbiamente le sue responsabilità, ma la costruzione di un pollaio con tanti, troppi galli non lo ha agevolato. Dimostrando ancora una volta come in Serie B, ma più in generale nel calcio, le idee spesso contino molto più della potenza di fuoco.

Dopo l’Empoli di Dionisi e la Salernitana di Castori, sarà dunque una tra Cittadella e Venezia a conquistare il palcoscenico della Serie A. Mentre il quotato Lecce e il ricchissimo Monza di Berlusconi e Galliani dovranno scontare un’altra stagione nel sempre complicato Purgatorio della cadetteria. Come a volerci ricordare ancora una volta quanto i soldi non facciano la felicità.