Pagliuca: «Ho pianto con Mancini e Vialli, in quell'abbraccio c'è la nostra vita» - Calcio News 24
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Pagliuca: «Ho pianto con Mancini e Vialli, in quell’abbraccio c’è la nostra vita»

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L’ex portiere Gianluca Pagliuca ha parlato della vittoria dell’Europeo da parte dell’Italia e del rapporto con Vialli e Mancini

Gianluca Pagliuca, ex portiere della Sampdoria, dello Scudetto, commenta l’impresa di Gianluca Vialli e Roberto Mancini. Le parole a La Gazzetta dello Sport.

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DEDICA – «Quando ho sentito la dedica di Roberto ai Sampdoriani e a Paolo Mantovani, il presidente che gli ha insegnato come si può voler bene anche nel calcio.Equando ho visto lui e Luca avvinghiarsi e piangere insieme. Ho messo la foto in tutti i miei social: meravigliosa. In quell’abbraccio c’era un pezzo di storia della nostra vita, non solo della carriera. C’era tutta quella Samp, ricordi indimenticabili. Ecco, mi piace credere che in quei trenta secondi anche a loro siano tornati in mente: non solo il ricordo della sconfitta a Wembley con il Barcellona, anche se avete pensato tutti a quella».

WEMBLEY SAMPDORIA– «Credo che se anche quella sera avessimo battuto il Barcellona non sarebbe cambiato molto per lui: di sicuro non la sua voglia di vincere. Quella partita per la Sampdoria era un punto di arrivo, ma dopo aver perso un’occasione irripetibile è diventata anche una ripartenza. E lui è ripartito un sacco di volte, da giocatore e poi da allenatore».

STAFF SAMPDORIANO – «E’ stato bravo anche in quello. Lui ha bisogno di avere vicino solo quelli di cui si fida ciecamente, sceglie di circondarsi di persone che anzitutto lo capiscano. Nella vita, ma anche nel calcio: Chicco, Attilio, Fausto, Giulio, Massimo sono con lui da una vita, non può sbagliarsi. Roberto ricorda tutto e d è molto generoso con chi ha rispetto di lui: quando decide che uno per lui è amico, è amico».

NAZIONALE – «Ha sempre avuto in testa di allenare la Nazionale ed è sempre stato sicuro della forza del suo lavoro: sapeva di arrivare lì nel suo momento migliore, con tanta esperienza nei club alle spalle, e aveva visto prima come sarebbero diventati certi giocatori».