Report Calcio 2014, i fatturati non aumentano e le società per salvarsi abbattono i costi - Calcio News 24
Connettiti con noi

2014

Report Calcio 2014, i fatturati non aumentano e le società per salvarsi abbattono i costi

Pubblicato

su

Il calcio italiano correlato ai suoi aspetti economici, finanziari e gestionali: l’analisi di quanto emerso

SERIE A REPORT CALCIO 2014 – Presentato oggi nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio il Report Calcio di Pwc ed Arel inerente alla stagione 2012-13: presenti all’evento i vertici dello sport italiano, nelle vesti di Giovanni Malagò per il Coni e Giancarlo Abete per la Figc. C’era anche la nostra redazione: ecco di seguito un’analisi dei trend più rilevanti emersi da questa giornata, utile a legare il calcio con i suoi aspetti economici, finanziari e gestionali.

STRATEGIE SOCIETARIE – Poche storie: per tenere in regola i conti occorre equilibrare ricavi e costi. La lungimiranza imporrebbe – nelle aziende generali come in quelle calcistiche – di puntare su investimenti e produttività per accrescere i rendimenti complessivi: se però le società faticano ad aumentare i propri fatturati ecco che resta una sola strada a disposizione, quella di abbattere i propri costi. Emerge qui il primo reale dato d’interesse: il costo del lavoro aggregato (Serie A, Serie B e Lega Pro) diminuisce del 3.3%, gestioni giocoforza oculate che segnano un miglioramento generale dei conti tanto da far scendere le perdite nette dagli oltre 400 milioni del 2010 ai 311 del 2012-13. Peccato però che questo fattore positivo non arrivi da una crescita dei ricavi – e dunque dall’opportunità di investire, di puntare sui calciatori più validi e pianificare il futuro – quanto invece da un’indotta riduzione dei costi (in larga parte gli stipendi) che sul campo si traduce in squadre giocoforza meno competitive.

I NON INVESTIMENTI – Detto della produttività ora tocca agli investimenti, che nel calcio sono innanzitutto legati all’adeguamento delle strutture: i ricavi da stadio sono in ulteriore calo (-4.1%) e si attestano ad un misero 8% sul totale dei ricavi delle società italiane. Dietro al calo c’è in gran parte la diminuzione degli ingressi da stadio (tra i tornei top solo in Francia si va meno allo stadio), segnale inequivocabile della scarsa attrattività dei nostri impianti, discriminante principale secondo il pensiero del presidente del Coni Malagò (come riportato alla nostra redazione) e circostanza ribadita dalla Figc con Abete (ecco le sue parole). I vertici del calcio italiano richiedono in tal senso l’intervento delle proprietà. Per il primo anno dal 2008 ad oggi crollano anche i ricavi da sponsor ed attività commerciali (-3.9%), il calcio italiano è di fatto salvato dai diritti tv e radio che rappresentano ben il 38% degli incassi totali delle società. Considerazione immediata: è assurdo che le entrate da stadio siano pari soltanto ad un quinto di quelle generate dai diritti tv. La costruzione di stadi di proprietà o almeno l’ammodernamento delle strutture in essere – con l’indotto economico delle attività correlate – si impone come la via maestra per il calcio italiano.

LE ALTRE VOCI CHE CONTANO – Se i diritti tv sono la fonte principale del fatturato dei club italiani, al secondo posto si collocano le plusvalenze sulle cessioni dei calciatori (20% dei ricavi totali, dati via via in aumento nell’ultimo quinquennio): è un ulteriore segnale del progressivo indebolimento del campionato italiano e dunque della perdita di competitività con l’elite europea. Si vende tanto, in pochi acquistano dall’estero. Un dettaglio sui ricavi da stadio: puntando gli occhi sulla sola Serie A – dato pari all’11% – emerge un confronto impari con le altre realtà, vedi Premier League (21%), Bundesliga (23%) e Liga (26%). La Germania ci bastona anche e soprattutto sotto il profilo delle entrate commerciali – 42% contro 22% – con il nostro campionato che si assottiglia sempre più sui valori della Ligue 1. Detto del contenimento dei costi e della diminuzione delle perdite, migliora il patrimonio netto delle società italiane (293 milioni).

L’IMPATTO DELLE PERFORMANCE SPORTIVE – Il calcio resta una fonte rilevante per l’erario italiano (circa 1 miliardo di euro) e costola dell’intero panorama sportivo nostrano: se ad oggi paghiamo dazio in termini di fatturato ci toccherà essere impeccabili sul piano strategico e dunque delle scelte, possiamo fare riferimento a modelli quali Borussia Dortmund ed Atletico Madrid per eccellere seppur privi delle casse piene di Real Madrid e Barcellona. Coniugando il tutto dunque con performance sportive: qualificarsi alla Champions League aumenta mediamente il valore della produzione di 39.3 milioni e garantisce un margine lordo di 30.8 milioni, da segnalare anche qualificazione all’Europa League e promozione dalla serie cadetta alla maggiore (produzione +20.8 milioni e +21, margine operativo +4.1 e +1.3). Peso negativo hanno le mancate qualificazioni europee o il cammino inverso dalla Serie A alla B. Dunque, nella condizione attuale appena descritta, i risultati sportivi dettano in pieno l’agenda della programmazione societaria.