Buon compleanno a… Sergio Oliveira
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Buon compleanno a… Sergio Oliveira

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Sergio Oliveira

Sono 31 anni per Sergio Oliveira, un carriera iniziata al Porto, una Conference League con la Roma e ora un campionato in Turchia

Oggi Sergio Oliveira compie 31 anni. Gioca nel Galatasaray, a mettere un’ulteriore bandierina del suo personale giro d’Europa. Che ha avuto in Porto il luogo di partenza e il club dove è cresciuto e ha giocato di più, facendosi apprezzare da molti, in modo da rendere possibile il tour: Francia, Grecia, Italia e adesso Turchia. Che di tutte le esperienze fuori dalla sua terra d’origine, oltre a essere positiva per i risultati ottenuti, è anche la più lunga: anzi, per essere ancora più precisi, è l’unica durata l’intera stagione. In precedenza, nel Nantes, nel Paok e nella Roma il centrocampista è arrivato durante la sessione invernale di mercato ed è rimasto solo 6 mesi. C’è una ragione anche di carattere contrattuale. Nell’ultima esperienza il passaggio è avvenuto per via definitiva e non più in prestito, com’era successo nelle altre tre circostanze. A Istanbul si è creduto fortemente in lui, riconoscendogli evidentemente uno status da giocatore che può fare la differenza.

Una sensazione, per la verità, che è maturata più volte e che ha avuto in Italia un luogo d’elezione. Merito, soprattutto, della stagione 2020-21. La migliore in carriera per Oliveira, suffragata da numeri da top player. Come altro definire, per uno che fa la mezzala, un’annata nella quale ha segnato 20 reti, lasciando un segno forte in Europa. Ne sa qualcosa la Juventus di Andrea Pirlo, che probabilmente ancora ci pensa. Ed è talmente tanto forte la sua crescita in quel periodo, che è l’unico rappresentante del suo Paese a finire nella squadra votata dall’UEFA tra le participanti alla Champions League. Vero è che la rosa è allargata, ma intanto lui ne fa parte e come compagni di reparto ha bei nomi come Kevin De Bruyne, Ilkan Gundogan e Luka Modric.

In Italia Sergio Oliveira arriva nel gennaio del 2022. Un approdo con un certo ritardo, prima della Roma e con un po’ d’anni in anticipo si era parlato di lui a proposito di altri club.

Sarebbe stato un bel vedere, in effetti. Perché non è certo per spirito nazionalista che José Mourinho ne offre un ritratto elogiativo e ne caldeggia fortemente l’acquisto: «Abbiamo bisogno di più di un Sergio Oliveira: nel senso di giocatori maturi, di esperienza, che sanno cosa devono fare in determinati momenti della partita. Non è un regista alla Pirlo, ma è un giocatore di cui c’era la necessità». A giudicare dalle prime apparizioni, il mister ha ragione. L’impatto dell’ex Porto è più che positivo, va in rete per 2 gare consecutive e, cosa probabilmente ancora più importante, si dimostra capace di esercizio di leadership, dirigendo la squadra. Poi, la situazione si complica ed emergono nuvoloni sul suo cielo. Ci sono partite dove non sembra parente del giocatore ammirato in tante circostanze. A Udine, addirittura, il tecnico lo lascia negli spogliatoi all’intervallo. L’ultima gara degna di nota è in Roma-Salernitana, con il portoghese che sale in cattedra, non seguito però dal resto della squadra. Un rendimento che fatalmente induce la società a non esercitare il diritto di riscatto.

Nonostante l’epilogo, Sergio Oliveira è rimasto giallorosso e non solo perché Roma e Galatasaray hanno gli stessi colori. Quando Mourinho e i suoi compagni si sono qualificati per la finale di Budapest, lui che a Tirana c’era, subentrato a Mkhitaryan dopo appena 17 minuti, non ha resistito e ha indirizzato un messaggio pubblico: «Sei lo Special One per diversi motivi, mister. Sono felice per tutti». Avrà sofferto un po’ per la sconfitta dei suoi ex compagni con il Siviglia. Pochi giorni prima ha firmato proprio lui uno dei gol che ha permesso al Gala di diventare campione di Turchia con ben due giornate d’anticipo.