Damir Stojak: il Boia Biondo paragonato a Chiesa e Milosevic - Calcio News 24
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2009

Damir Stojak: il Boia Biondo paragonato a Chiesa e Milosevic

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Damir Stojak nasce a Novi Sad, capoluogo della regione autonoma jugoslava della Vojvodina, il 18 maggio del 1975, quando ancora l’integrità  della federazione non era stata messa in discussione dai moti nazionalisti degli anni ’90. Inizia a tirare i primi calci proprio nella squadra della sua città , l’FK Vojvodina, che lo manda in prestito per un anno a BeÃ?ej per affinarne le doti, prima di farlo rientrare definitivamente alla base. Le ottime prestazioni con i biancorossi attirano le attenzioni di numerosi club importanti. La Dinamo Zagabria lo blocca per farne la spalla di Mark Viduka, la trattativa però, per diversi motivi, non decolla. Evidentemente non sono ancora maturi i tempi per l’acquisto di un giocatore jugoslavo (anche se di madre croata) da parte di Zagabria.

Nel tira e molla tra Vojvodina e Dinamo Zagabria s’inserisce il Napoli dietro suggerimento del grande Vujadin BoÃ?¡kov, concittadino di Stojak, che non si fa scrupoli e lo segnala agli azzurri. I partenopei, infatti, sono alla disperata ricerca di un bomber di peso per sostituire il partente Josè Luis Calderà³n e raddrizzare una stagione nerissima.

Il campionato 1997-98, infatti, è iniziato sotto i peggiori auspici per il Napoli e per i suoi tifosi. La squadra, reduce dalla finale di Coppa Italia dell’anno precedente, dopo l’esonero di Simoni e la parentesi Montefusco, è affidata a Bortolo Mutti. La campagna acquisti estiva è all’insegna del rinnovamento. Partono, infatti, una buona parte dei giocatori della vecchia guardia: Boghossian, Pecchia, Cruz, Milanese, Caccia, Aglietti. Tra i nuovi arrivi, oltre alla coppia Protti-Bellucci, la tifoseria napoletana si vede recapitare una serie di anonime comparse da far invidia alla peggiore produzione cinematografica. Oltre al già  citato Calderà³n (Bidonissimo coi fiocchi), arrivano pure il trentatreenne Giannini, oramai cotto e mangiato, Facci, Rossitto, Prunier. Purtroppo l’assemblaggio risulta essere più che pessimo e gli azzurri, dopo 4 punti nelle prime tre partite inanellano sei-sconfitte-sei di fila. Mutti, ovviamente, viene licenziato, e al capezzale della squadra Ferlaino chiama Carletto Mazzone. Malauguratamente il malato-Napoli non dà  cenni di miglioramento e così, dopo solo 4 partite, altro cambio: fuori Mazzone dentro Galeone. Nel mentre la società  si attiva anche sul mercato per tamponare le falle, ingaggiando a campionato in corso pure Pedros, AsanoviÃ?Â?, Allegri.

Nonostante tutto, però, la squadra continua a non dare cenni di ripresa. La sessione invernale di calciomercato è l’ultima occasione per porre rimedio a una serie di errori tecnici e strategie societarie e invertire così la rotta. I soldi sono quelli che sono e proprio per questo bisogna saper pescare bene. Salvatore Bagni, direttore tecnico, arrivato insieme a Galeone, segnala a Ferlaino un centravanti di sicuro avvenire: Mark Viduka.

Purtroppo le casse sociali non possono permettersi di far fronte alla richiesta di un miliardo e duecento milioni della Dinamo Zagabria. Il procuratore dell’australiano (la cui quotazione in futuro avrebbe superato i dieci milioni di euro!), allora, sottopone all’attenzione dei dirigenti azzurri il giovane attaccante di Novi Sad, a un prezzo stavolta molto più economico. Ferlaino, non se lo lascia dire due volte e chiude l’affare.

Così nel gennaio del ’98, il ventitreenne Damir Stojak si presenta con ottime credenziali al Napoli e ai suoi tifosi. Nella stagione “?96-“?97, infatti, aveva messo a segno ben 16 reti in 31 partite sotto la guida di Ljupko PetroviÃ?Â?, allenatore della Stella Rossa all’epoca della vittoria in Coppa dei Campioni nel ’91, che anni prima, sempre con il Vojvodina, aveva lanciato due giovani niente male: SlaviÃ?¡a JokanoviÃ?Â? e SiniÃ?¡a MihajloviÃ?Â?. Otto, invece, erano già  le marcature a referto prima che l’ex centravanti della nazionale under 21 prendesse la via dell’Italia, con il consenso di Galeone, che ne apprezzava la duttilità  tattica.

Appena arrivato in Italia il suo ex compagno di squadra, l’atalantino Dundjerski, con il quale aveva disputato la finale di Coppa di Jugoslavia contro la Stella Rossa, entusiasta commenta: Ã?«Ha una tecnica incredibile, forse la persona più dotata: come gli tiravi un’arancia, una moneta, cominciava a palleggiare e non la finiva piùÃ?», aggiungendo poi: Ã?«Se devo paragonarlo a un italiano, direi Chiesa. Stessa capacità  di vedere la porta, stessa rapidità  nel tiro, grande tecnica. Tira di destro e sinistro. Per me farà  bene in Italia, si adatterà  prestoÃ?».

Anche il portiere dell’Empoli Alexander KociÃ?Â?, che pure lo conosceva bene, non manca di dare il suo parere: Ã?«Giocavo con lui due anni fa, ma era già  bravo e titolare. Alto circa 1 e 85, era molto magro. Poi si è potenziato e adesso è proprio un atleta eccellente che possiede una grande tecnica. Mi ricorda Savo MiloseviÃ?Â?, ma Damir è molto più veloce. Vedendolo da portiere, ti mette in difficoltà  perchè non perde la calma, ti guarda fisso e piazza la palla con precisioneÃ?».

Insomma, stando a Dundjerski e KociÃ?Â?, due che ci avevano giocato insieme, Stojak pare essere una specie di incrocio tra Chiesa e MiloseviÃ?Â?, un mix di tecnica e potenza. Mica male come referenze! La scelta del Napoli di prelevarlo con la formula del prestito oneroso (500 milioni) con diritto di riscatto fissato a 4 miliardi di lire, sembra, dunque, un buon affare. Appunto”¦sembra! Debutta contro l’Empoli dei suoi ex compagni VukotiÃ?Â? e KociÃ?Â?. E come inizio è abbastanza allarmante: Napoli sconfitto con un clamoroso 5-0 e conseguente esonero di Galeone, che pure ne aveva assecondato l’acquisto. La domenica successiva, però, nella partita col Vicenza, arriva una performance memorabile: gol e giocate d’alta classe, proprio sotto gli occhi dei suoi tifosi. Un biglietto da visita niente male visto e considerato che sul suo conto la gente del San Paolo aveva a mala pena letto sibille relazioni tracciate da un’ignara critica sportiva. Ma quando lo vedono all’opera, è amore a prima vista. Ad incendiare gli entusiasmi della calda tifoseria azzurra è lo stesso giocatore, già  ribattezzato il “Boia biondo”, che dichiara: Ã?«Sono appena al sessanta per cento della condizione, però mi sono piaciuto contro il Vicenza. Sono convinto che nel giro di qualche settimana sarò a posto fisicamenteÃ?».

Mai come in questo caso, però, il cuore dei napoletani verrà  amaramente disilluso: l’ombra del bel giocatore ammirato col Vicenza, infatti, scenderà  in campo altre 11 volte fino alla fine del campionato (spesso partendo dalla panchina), collezionando, come tutta la squadra del resto, una serie di prestazioni scialbe e deludenti.

Contro il Bari all’ultima giornata di campionato Stojak sigla la sua seconda (e ultima) rete in campionato, tra l’altro di pregevole fattura, aumentando così solo i rimpianti, visto che ormai era già  troppo tardi. In un San Paolo deserto, infatti, si consumava l’ultimo atto di una stagione fallimentare che aveva visto il Napoli chiudere ultimissimo in classifica con due sole vittorie all’attivo e ben 76 gol subiti. Una debacle epocale, alla quale Stojak aveva “contribuito” con 13 presenze e appena 2 reti realizzate, numeri troppo esigui per sperare di essere riconfermato, tanto è vero che i partenopei lo spediscono in prestito all’Eintracht Francoforte, dove però non ha miglior fortuna.

Il contratto triennale del serbo, ma soprattutto le sue prestazioni lo rendono, di fatto, difficile da cedere, e così ogni stagione Stojak la passa per metà  da separato in casa a Napoli, allenandosi in disparte, e per l’altra metà  in giro a cercar fortuna.

Dopo Francoforte passa a giocare al Lugano (meta di molti reietti del nostro campionato), e infine gira e rigira ritorna a Napoli nella stagione 2000-01. Le difficoltà  del trasferimento, infatti, costringono la società  a portare il centravanti in ritiro a Brusson insieme al resto della comitiva guidata da Zeman. Una squadra che vede, tra gli altri, l’ivoriano Vassonovo Kamarà , il capitano della Nigeria under 20 Rabiu Afolabi, il diciannovenne Paquito. Tutta gente che in azzurro non ha lasciato alcuna traccia di sè e con la quale il biondo attaccante dagli occhi di ghiaccio deve fare i conti per ritagliarsi un posto tra i cinque extracomunitari che le normative consentono di tesserare. Nonostante la società  avesse lavorato, per l’intero ritiro, alla sua cessione, il serbo resta sempre in rosa, per la gioia delle ragazzine, sue primissime (e uniche) fans, e lo sconcerto dei tifosi.

Addirittura, nell’incredibile amichevole precampionato che gli azzurri giocano al cospetto dei campioni d’Europa del Real Madrid, Stojak si permette il lusso di sbagliare uno dei rigori (l’altro lo fallisce Pecchia) dopo che nei 90 minuti regolamentari il risultato si era assestato sull’1-1. Vinta la concorrenza per il posto in squadra, l’inizio del campionato vede Stojak sempre relegato in tribuna a causa dei soli 3 extracomunitari schierabili in formazione. Alla 5^ Zeman, nel tentativo di ribaltare il parziale di 2-1 che vede il Vicenza in vantaggio sul Napoli al San Paolo, manda in campo in un sol colpo Pecchia, Stojak e Tedesco. Mossa che si rivelerà  essere inutile. Dopo altre apparizioni in panchina, anche con Mondonico, che nel frattempo era subentrato al boemo, Stojak si trasferisce definitivamente in Belgio, chiudendo la carriera nell’anonimato delle serie minori.

A distanza di diverso tempo c’è ancora chi sostiene che Damir Stojak fosse davvero un buon giocatore, e che si sia bruciato (come molti altri) a causa dell’annata storta del Napoli. La maggior parte di coloro i quali l’hanno visto in azione, invece, non gli riconoscono neanche le “attenuanti generiche” del caso. La verità , dunque, è da ricercare nel mezzo? Può darsi. Certo è che i fatti non hanno deposto a suo favore. Sarebbe disonesto, però, non ammettere che in una situazione drammatica come quella dei partenopei al momento dell’arrivo del serbo, solo un grandissimo campione “? forse “? avrebbe potuto trascinare fuori dal pantano la squadra, e il buon Damir, ovviamente, non rispondeva per niente all’identikit. Anzi, pur facendo intravedere discrete doti tecniche, aveva comunque palesato un’inopportuna fragilità  mentale. Inoltre, nonostante le qualità  fisiche, Stojak non si sentiva affatto una prima punta (ruolo per ricoprire il quale era stato acquistato), e nemmeno un attaccante di fascia. Ã?«Sono una seconda punta e mi piace giocare al centroÃ?» aveva detto ai cronisti che, increduli, cercavano di inquadrarlo tatticamente, visto e considerato che doveva essere lui il naturale sostituto di Calderà³n (e a conti fatti, per quanto dimostrato, si può ben dire che lo fu davvero!).

Al suo arrivo a Napoli i tifosi, umiliati e oltraggiati da una squadra che sembrava fare di tutto per non vincere, erano pronti ad acclamarlo come salvatore della patria. Peccato che certe cose accadono soltanto nelle favole, e al suo addio di quei tifosi nemmeno uno si era presentato per salutarlo. Quanto a BoÃ?¡kov, che lo aveva segnalato agli azzurri, nessuno mai si permise di far notare all’istrionico allenatore che già  una volta una delle sue dritte si era rivelata un granchio clamoroso, accadde nel 1987, quando raccomandò a Gaetano Salvemini, allenatore dell’Empoli, tale Davor Ã?Â?op. Manco a dirlo, un disastro anche allora.