Date un Baggio alla Juve di Parigi
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Date un Baggio alla Juve di Parigi

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Paris Saint Germain Juve sarà incrocio da brividi per l’esordio in Champions League: i bianconeri si aggrappano al precedente con Baggio

C’è da tremare a pensare a quanta qualità la Juventus di Allegri si troverà davanti con il Paris Saint-Germain. Il Psg di Messi, Neymar e Mbappé non può che spaventare, presentando una collezione di Palloni d’oro reali e possibili (eccessiva quella dell’argentino; solo desiderati quelli del brasiliano; sicuri nel futuro quelli del francese, a giudicare dal suo ruolino di marcia).

Eppure c’era una volta un italiano che a Parigi il Pallone d’Oro lo andava a ricevere perché proprio a Parigi ne poneva le premesse. Il suo nome è Roberto Baggio e questa favola va raccontata, soprattutto per i giovani tifosi bianconeri che non l’hanno mai visto giocare e sono – come tutti – in procinto di assistere alla prima di Champions League con la serena (serena?) consapevolezza che i pronostici sono tutti dalla parte dei francesi. E non di poco.

Nel lontano 1993, la Juve si recava a Parigi per staccare il biglietto della finale di Coppa Uefa (sempre per i più giovani: la progenitrice dell’Europa League, per dirla semplice). All’andata era stato proprio Roberto Baggio a capovolgere un verdetto fino a quelò momento scritto da George Weah, futuro campione milanista. Il 2-1 non consentiva sogni tranquilli e pochi credevano a mister Giovanni Trapattoni che presentava la trasferta come gara da affrontare «senza calcoli», con l’idea che «dobbiamo giocare per vincere». D’altro canto l’allenatore avversario Artur Jorge, alla sua prima esperienza fuori dal suo Portogallo, non è che guidasse la corazzata di oggi, tanto da proclamare: «Sette mesi fa avrei dato del pazzo a chi mi avesse parlato di Psg in semifinale, ma visto che ci siamo, proveremo ad arrivare fino in fondo».

La partita ha due eroi e il primo è Michelangelo Rampulla. Riserva di Angelo Peruzzi, il Mattia Perin dell’epoca gioca con distorsioni a entrambe le caviglie – “nulla di grave, naturalmente», commenta Bruno Pizzul in telecronaca – e si rende protagonista di una serie di interventi volti a garantire quello 0-0 che consentirebbe l’accesso alla finale.

L’altro eroe, quello che si merita la copertina, è per l’appunto il numero 10, Roberto Baggio. I francesi lo guardano con attenzione ma non basta. Trapattoni dice che lui può fare ciò che vuole, gode di ampia libertà da compiti tattici, purché ne approfitti e sia risolutivo. Il Divin Codino decide la gara con una deviazione su una conclusione di Gianluca Vialli. Una rete più da prima punta che da fantasista, opportunismo e senso del gol elevati alla massima potenza. Succede tutto a 13 minuti dalla fine, consentendo alla Juve di vincere una gara che il suo stesso allenatore ammette che sarebbe stato più giusto finisse in pareggio. Pochi mesi dopo, incantati anche da altre magie, comprese quelle nelle finali di andata e ritorno con il Borussia Dortmund, Roberto Baggio verrà preferito dai giurati di France Football sull’olandese Dennis Bergkamp e il francese Eric Cantona. E non per pochi voti.

Quella del 22 aprile 1993 fu una partita molto Trapattoniana. Oggi si direbbe Allegriana, con una differenza di non poco conto: un Roberto Baggio la Juve di oggi non lo ha, sono tutti dall’altra parte ed è bene saperlo.