Gasperini e i ventiduemila motivi per non andarsene da Bergamo
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Gasperini e i ventiduemila motivi per non andarsene da Bergamo

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L’esonero di Allegri apre il valzer delle panchine: Gasperini è uno degli allenatori più ambiti. Ma farà bene a lasciare Bergamo?

Gasperini è un allenatore tra i più chiacchierati. Tutti lo vogliono, tutti lo ambiscono. A Bergamo, il Gasp è stato capace di scrivere pagine di storia di una “provinciale” come l’Atalanta. A Bergamo, Gian Piero, è una star, l’idolo indiscusso e, non meno importante, l’uomo a cui viene attribuito il merito di aver creato il Leicester italiano. Gasp ha spesso e volentieri voluto posticipare questo “parlare del futuro” che tanto lo spaventa: «Solo alla fine della stagione si potranno fare dei programmi, quindi la prima persona con cui affronterò quest’argomento sarà il presidente Percassi», e il finale di stagione si avvicina minaccioso.

Insomma, un valzer di allenatori già cominciato con l’addio di Allegri alla panchina della Juventus e che quest’estate coinvolgerà inevitabilmente anche l’attuale allenatore della dea. E l’idea del salto in una panchina “top” stuzzica non poco Gasperini: Juventus, Inter, Roma o Milan. Panchine ambite e blasonate, ma che non perdonano. Piazze che non applaudiranno dopo un eliminazione ai preliminari di Europa League contro un Copenaghen qualunque, o che non ti aspetteranno in 22.000 per ringraziarti dopo una brutta finale di Coppa Italia. In cui l’allenatore non è il protagonista, ma spesso il capro espiatorio nei periodi piu bui. In cui il presidente (Percassi, ndr) non parla di frequente in questo modo: «Bergamo è innamorata di lui: non accade dappertutto. Esiste un legame unico tra lui e la città: vorrei rimanesse qua a vita». Insomma, i motivi per ripartire con la Dea sono tanti: perchè a Bergamo puoi lavorare, testa bassa e senza pressioni. Altrove, chissà.