Manfredini: «Grande dispiacere per il Chievo. Juve stasera non sarà banale!» - ESCLUSIVA
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Manfredini: «Grande dispiacere per il Chievo. Juve, stasera non sarà banale!» – ESCLUSIVA

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Intervista esclusiva a Christian Manfredini ex giocatore clivense, sulla retrocessione del Chievo e sulla gara di stasera della Juve contro l’Ajax

Bacigalupo; Ballarin, Maroso; Grezar, Rigamonti, Castigliano; Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola. Ma anche: Sarti; Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi; Jair, Mazzola, Peirò, Suárez, Corso. Funziona così. Quando una squadra diventa leggenda, la sua formazione diventa una poesia, che tutti recitano a memoria. Per questo motivo abbiamo pure: Lupatelli; Moro, D’Anna, D’Angelo, Lanna; Eriberto, Corini, Perrotta, Manfredini; Marazzina, Corradi. Un’altra formazione che i veri calciofili gridano come un mantra, come una poesia (appunto) che non dimenticheranno mai.

Nessuno si sarebbe aspettato che quel piccolo club di un quartiere di 4500 anime, l’unico club italiano partito dalla Terza Categoria e capace di arrivare nella massima serie, si sarebbe consolidato poi in serie A per così tanto tempo. Sono passati ben diciotto anni da quell’indimenticabile stagione in cui il Chievo, appena promosso in serie A, comandò la classifica da neopromossa per otto lunghe giornate.  Chiuderà poi incredibilmente quinta quell’anno, sorprendendo veramente tutti. Domenica, dopo 11 stagioni consecutive nella massima serie, i gialloblù sono retrocessi in Serie B facendo calare il sipario su una stagione ricca di polemiche e tristezza. Abbiamo raggiunto telefonicamente un perno del “Chievo dei miracoli”, Christian Manfredini, che ha parlato in esclusiva per Calcionews24 proprio della retrocessione clivense e della sfida che attende la Juve stasera.

Domenica la Serie A ha perso una sua realtà consolidata. Dopo 11 stagioni, infatti, il Chievo è retrocesso in Serie B. Che sentimenti prova lei che ha fatto parte di quel Chievo miracoloso? Era un finale già scritto ad inizio stagione?

Il dispiacere ovviamente c’è. Ho fatto parte di quel percorso che ha portato il Chievo dalla Serie B alla A e quindi prendendo parte a quell’esperienza sento il Chievo anche un po’ mio. Noi siamo uomini di sport e sappiamo benissimo che per rimanere ad alti livelli bisogna sempre “fare”, non ci si può cullare. Le capacità per tornare a fare bene e approdare nuovamente in Serie A ci sono, mi auguro che il Chievo riesca a riprogrammarsi e ritornare su il prima possibile. Questa retrocessione, tuttavia, era nell’aria. Sapevamo tutti che i gialloblù avrebbero fatto molta fatica a riconfermarsi nella massima serie.

Il Chievo dovrà guardarsi allo specchio e ripartire per tornare in fretta in Serie A. Che consiglio darebbe al presidente Campedelli per la prossima stagione?

I consigli sono veramente difficili da dare. La Serie B non è un campionato facile anzi è molto dispendioso. Bisogna riprogrammare tutto, capire chi dei giocatori attuali vuole rimanere e combattere per risalire. Trovare giocatori di talento e giovani per un nuovo progetto. Sappiamo che c’è anche un paracadute economico importante che otterrà il Chievo quindi la base per ripartire c’è.

L’uomo simbolo di questi anni del Chievo in Serie A è Sergio Pellisier. 17 anni con la stessa maglia sono ormai una rarità da trovare nel calcio odierno. Che tipo di persona è il capitano del Chievo e lei crede che giocherà un altro anno per provare a riportare i gialloblù in A?

Chiudere una carriera importante in questo modo è sicuramente triste. Non so se potrà continuare, dipende da che garanzie gli darà la società: se il Chievo gli offrisse un altro anno da “protagonista”, anche se a 40 anni è molto difficile, per me potrebbe rimanere. Pellissier l’ho sentito un mese fa e quando gli ho chiesto se avrebbe continuato, lui giustamente mi ha risposto «Vediamo». Se dovesse fare un campionato come quello fatto in A giocando pochissime partite, per me smetterà. Sergio è una persona molto schiva, non ama i riflettori, non è eccentrico, non vuole apparire. Preferisce far parlare il campo e i gol.

Aprendo il capitolo Lazio, dopo la sconfitta con il Milan crede che la qualificazione in Champions sia impossibile o comunque molto difficile?

La Lazio da tre-quattro anni sta facendo molto bene. Hanno sfiorato la Champions l’anno scorso, hanno preso dirigenti e giocatori affidabili. L’obiettivo stagionale era andare in Champions ma ora è molto difficile centrarlo anche se il discorso non è totalmente chiuso. Le ultime partite non sono state all’altezza della Lazio ma tutto il campionato ha avuto un andamento altalenante anche a causa dei giocatori come Milinkovic Savic e Luis Alberto che non hanno reso come la passata stagione.

Lei è della stessa idea di Tare e Lotito che vedono una Lazio troppo spesso penalizzata dalle decisioni arbitrali e dal VAR? 

Purtroppo sono capitati molti episodi arbitrali proprio quando gioca la Lazio. Questo è innegabile. Per me non va dato adito a questo, io vedo sempre la buonafede negli errori degli arbitri e penso che alla fine del campionato i torti e i favori arbitrali si pareggiano. Sicuramente ci sono stati episodi che hanno penalizzato i biancocelesti ma non vedo assolutamente la malafede.

Passando alla Juve, stasera affronterà un Ajax in forma e carico d’entusiasmo. Lo farà senza Chiellini, Mandzukic e forse Emre Can. Che partita dovrà fare Allegri?

L’Ajax è una squadra giovane, corre e in più ha tanta tecnica. La Juve ha una rosa importantissima per sopperire alle assenze e sulla carta è nettamente favorita. Che partita sarà? Non c’è tanto da chiederselo, dovrà fare la partita che ha fatto con l’Atletico anche se le condizioni non saranno le stesse. Dovranno giocare da Juve, niente di straordinario. Fare il loro e provare ad andare in vantaggio il prima possibile. Non sarà una partita banale.

Lei crede che i bianconeri siano favoriti per la vittoria finale?

La vittoria finale è sempre difficile. Arrivare in finale è straordinario, e la Juve l’ha fatto tante volte, diverso è vincerla. Ci manca la ciliegina sulla torta che è questione di fortuna, equilibrio, momenti. Dopo l’ostacolo Barcellona metto il Manchester City che è una squadra fortissima e vanno battuti. Ma la squadra di Allegri ha i mezzi necessari per arrivare in finale e per vincerla quest’anno.

Ma se la Juve non dovesse vincere la Champions neanche quest’anno, si potrebbe parlare di fallimento?

I fallimenti si hanno quando investi e non vinci nulla. Quelli sono i fallimenti veri. La Juve ha vinto la Supercoppa Italiana, lo scudetto ed è in corsa per la Champions quindi non si può parlare assolutamente di fallimento. I trofei a casa sono stati portati, poi se vogliamo dire che la Juve vuole vincere la Champions e magari non ce l’ha fatta è un altro discorso.

Invece se il Napoli uscisse contro l’Arsenal quello sarebbe un fallimento vero e proprio vista la mancanza di trofei sollevati in stagione?

Questo è un discorso diverso. Hai preso Ancelotti dopo Sarri e hai dovuto aspettare che la squadra inglobasse i suoi schemi. Parlare di fallimento qui è difficile perchè lo scudetto era impossibile vincerlo anche perchè non hai fatto nulla per avvicinarti ai bianconeri. Certo in Coppa Italia potevi andare più avanti, ma credo che ad Ancelotti vada concessa un’altra stagione prima di tirare le somme.