Mazzola ricorda Corso: «Se mi diceva di prendere un giocatore, io lo prendevo subito» - Calcio News 24
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Mazzola ricorda Corso: «Se mi diceva di prendere un giocatore, io lo prendevo subito»

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Sandro Mazzola ha parlato alla Gazzetta dello Sport ricordando Mario Corso, scomparso ieri. Le sue parole

Sandro Mazzola ha ricordato Mario Corso sulle pagine della Gazzetta dello Sport. Queste le parole dell’ex attaccante dell’Inter e amico di Mariolino.

CORSO – «Non sapevo che Mario fosse ricoverato in ospedale e quindi sono rimasto ancora più addolorato. Perché abbiamo condiviso molta strada non solo da calciatori ma anche nelle nostre vite successive. Da dirigente nerazzurro gli chiedevo di andare in giro a osservare i giovani, per i quali aveva un occhio particolare. E quando Corso veniva a dirmi “quello è da prendere”, lo prendevo senza il minimo dubbio».

ASSISTMAN – «Cosa gli devo? Tantissimi gol, davvero. Lui è stato esaltato dalla critica per la capacità di calciare le punizioni, le famose foglie morte, cioè un pallonetto liftato a scavalcare la barriera che poi planava improvviso lasciando di sasso il portiere. Certo, bravissimo in quello. Ma il suo pezzo forte era il passaggio».

PUPILLO DI ANGELO MORATTI – «Assoluta verità: il nostro presidente stravedeva per lui, lo divertiva troppo. E glielo dimostrava spesso: ho ancora negli occhi il Mercedes Pagoda che gli regalò ad Appiano Gentile… Ci avevo fatto un pensiero anche io… Ma tutta la famiglia, devo dire, amava Mariolino. Lui aveva un carattere particolare, era di poche parole: bisognava capirlo».

HERRERA – «Lo metteva in lista di sbarco, sì, poi arriva il presidente e il d.s. Allodi si ritrovava Corso nella lista dei confermati. Un anno ero in sede a firmare il rinnovo di contratto e Mario esce dall’ufficio di Moratti che aveva appena rinnovato il suo. Il commendatore mi fa entrare e mi chiede: “allora Sandrino, anche stavolta il Mago dovrà sopportare Mariolino… Tu che ne pensi?” E io pronto: “Sono felice, con lui faccio più gol”. Mariolino, Luisito, Sandrino… Per Angelo Moratti eravamo davvero tutti da coccolare».