Napoli, Mertens: «Tutto aperto in Serie A, Coppa Italia e Europa possibili»
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Napoli, Mertens senza paura: «Tutto aperto in Serie A, Coppa Italia e Europa League alla portata»

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L’attaccante del Napoli Mertens ha parlato anche di Koulibaly e del razzismo: «Per me è un fratello, dopo la gara con l’Inter è stato male»

Dries Mertens, arrivato a Napoli con qualche scetticismo, è diventato il centro del gioco azzurro sin dall’addio di Gonzalo Higuain. La sua trasformazione da prima punta con Sarri ha portato tante gioie e soprattutto gol alla formazione partenopea. Intervistato a Radio Kiss Kiss, il belga ha commentato così la città di Napoli. Queste le sue parole: «Il gol con il Torino (dicembre 2016 ndr) credo sia quello che mi rappresenti meglio. Mi pare di averne segnati di belli, ma quello ha un sapore assai speciale. Io qui a Napoli mi sento a casa mia, la gente mi tratta bene. non solo rispetto ma anche con affetto. Esco da casa e mi offrono il caffè, i dolci, la frutta il pesce. Io qui sono cresciuto, ormai ci sono da sei anni. So quanto sia bella e sono anche in grado di consigliare ad Ancelotti i luoghi da visitare, ristoranti compresi».

Mertens si sposta poi sul momento attuale della squadra e sulla Juventus: «Siamo forti, ma sul serio, se n’è resa conto anche la critica. Lo siamo nell’organico, nella società, perché da quando sono arrivato siamo rimasti in tanti eppure siamo riusciti a cambiare e ad evolverci. Io sono certo che, se non dovessimo riuscire a vincere qualcosa, tra cinque anni nessuno saprebbe spiegarsi come ma il Napoli di questo ciclo, di quest’epoca, non sia stato in grado di farlo. 44 punti nel girone d’andata sono un’enormità, ma davanti c’è chi è stato capace di fare meglio e in maniera anche netta. Ora la Juventus ha preso anche Ramsey, per me il migliore dell’Arsenal, ed ha aggiunto qualità. Ma noi abbiamo lo scontro diretto al San Paolo e non vogliamo perderli di vista. E poi ci sono la Coppa Italia e l’Europa League che questo Napoli può conquistare».

Infine un commento sugli ululati razzisti a Koulibaly: «Per me Kalidou è un fratello e non capisco la natura di questi ululati, né i protagonisti di questi cori si rendono conto di cosa lasciano in un ragazzo di ventisette anni. Quella sera, dopo la partita, Koulibaly stava male per davveo. E non pensava al cartellino rosso, alla squalifica, ma dava l’impressione di essere un uomo tormentato dal sospetto di aver perduto una battaglia, quella contro il razzismo».